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Pergola, Niccolini, Mila Pieralli, Rifredi
Teatro Era. “L'uomo seme”
Sabato 23 febbraio
La Stagione del Teatro Era (Pontedera) sabato 23 febbraio alle 21 prosegue con un racconto di scena ideato e diretto da Sonia Bergamasco a partire da “L’uomo seme” di Violette Ailhaud. Uno spettacolo corale in forma di ballata, in cui racconto, canto e azione scenica cercano un punto di equilibrio essenziale e sono arricchiti dalla drammaturgia musicale di Rodolfo Rossi e del Quartetto vocale Faraualla. Dietro “L'uomo seme”, una storia sconvolgente, verosimile, narrata con una lingua così concreta e sapiente da far dubitare dell’identità dell’autrice e dell’autenticità del testo. Come spiega la stessa Sonia Bergamasco: “Questo piccolo libro racchiude per me una storia nella storia. Alla sua prima uscita in Italia, nella traduzione di Monica Capuani, me lo regalò un’amica. Lo lessi in un soffio. Un’altra amica, poco dopo, me lo segnalò nuovamente, convinta che fosse una storia ‘per me’. Di che cosa si trattava, in effetti? L’uomo seme si presenta come un memoriale – e dunque una storia vera – raccontata dalla protagonista della vicenda, a molti anni di distanza dai fatti. Una donna ottantaquattrenne ci guida alla scoperta di una piccola comunità montana della bassa Provenza, aspra e ventosa, dove l’insurrezione repubblicana del 1851 prima e la Grande Guerra poi hanno falciato tutti gli uomini. Una comunità di sole donne è costretta per ben due volte a fronteggiare il presente con sentimenti alterni e contrastanti, ma con la determinazione invincibile di ripristinare il quotidiano, di dare di nuovo un futuro al villaggio. Violette Ailhaud, l’autrice del memoriale, torna all’epoca dei suoi sedici anni, quando la rivolta repubblicana aveva per la prima volta spazzato via gli uomini del villaggio, e ci racconta di come, nei lunghi mesi di attesa, di resistenza, di lavoro e di solitudine, le donne stabiliscono uno straordinario patto per la vita. Il primo uomo che arriverà, sarà l’uomo di tutte, per ridare vita alla comunità. L’amore non c’entra. Si tratta di riaffermare la vita. E così avviene. Ma che cosa c’entro io, in effetti, con quelle donne di un villaggio francese del XIX secolo? Che cosa mi spinge a rappresentarle, a dare loro voce? Prima di tutto, un’intuizione musicale. Nel libro La guerra non ha un volto di donna, Svetlana Aleksievic – premio Nobel 2015 per la letteratura – racconta di villaggi di sole donne dove la sera ci si riunisce per parlare di figli, mariti e padri assenti, di amore, di desiderio, di dolore. “La guerra la raccontano le donne – scrive la Aleksievic. Piangono. O cantano, ma è anche questo un pianto”. Il canto, dunque, come espressione primordiale. E le Faraualla – gruppo vocale pugliese con una lunga e gloriosa storia alle spalle – mi sono sembrate da subito le protagoniste ideali del racconto. L’unica figura maschile, ‘l’uomo seme’ appunto, è un maniscalco, e Rodolfo Rossi, musicista, didatta e percussionista di valore ne è per me l’interprete perfetto. Ho subito immaginato nascere questo racconto di scena attorno a un grande albero teatrale. Un albero-casa, un albero sonoro, un’invenzione di paesaggio attraversata dalla luce. Barbara Petrecca è l’artista-artigiana che l’ha realizzato. Successivamente, ho scoperto che il luogo di nascita e di morte di Violette Ailhaud, Saule-Mort, significa – letteralmente – salice. Infine, alla ricerca di un gesto teatrale esatto, concreto ed emotivo ho chiesto a Elisa Barucchieri, danzatrice e coreografa di grande sensibilità, di collaborare alla ricerca di questa lingua di scena. Le luci sono di Cesare Accetta, compagno di strada da molti anni”.

Costo biglietti 20 intero, 17 ridotto.

Sonia Bergamasco è nata a Milano, dove si è diplomata in pianoforte. Debutta nell’Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler, ed è la Fatina dell’ultima edizione teatrale e televisiva del Pinocchio di Carmelo Bene. A teatro ha lavorato anche con Theodoros Terzopoulos, Massimo Castri e Glauco Mauri. Premio Duse 2014 per il suo lavoro d’attrice, è interprete e regista di spettacoli in cui l’esperienza musicale si intreccia più profondamente con il teatro. Tra gli altri, Il Ballo (dal racconto di Irène Némirovsky) e L’uomo seme, entrambi nati dalla collaborazione artistica con il Teatro Franco Parenti di Milano. Nel marzo 2017 dirige al Piccolo Teatro lo spettacolo "Louise e Renée", ispirato a "Memorie di due giovani spose" di Balzac, di cui Stefano Massini cura la drammaturgia originale. Nel corso della lunga collaborazione artistica con il compositore Azio Corghi interpreta ruoli di cantante-attrice in Italia e all'estero. Nel ruolo di Elvira nell’opera Il dissoluto assoluto su libretto di Jose Saramago, è al Teatro Sao Carlos di Lisbona nel 2005 e alla Scala di Milano nel 2006. Al Teatro San Carlo di Napoli, nel settembre 2017, è interprete e autrice della narrazione di scena nella versione da concerto del Fidelio di Beethoven diretta da Zubin Metha. Collabora stabilmente in duo - con un vasto repertorio per voce e pianoforte - con il musicista Emanuele Arciuli. Protagonista del film L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci. Nastro d'argento 2004 per La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana; lavora con Bernardo Bertolucci, Giuseppe Piccioni e Franco Battiato. E' la Regina madre del film Riccardo va all'inferno, di Roberta Torre e Luce nella commedia Come un gatto in tangenziale, diretta da Riccardo Milani. Premio Flaiano come miglior interprete nel film De Gasperi, di Liliana Cavani, riscuote grande successo nelle serie Tv Tutti pazzi per amore e Una grande famiglia, entrambe dirette da Riccardo Milani ed è Livia nella serie televisiva Il commissario Montalbano. Per il film per il film Quo vado?, diretto da Gennaro Nunziante, vince il Premio Flaiano come interprete dell’anno, il Premio Alida Valli come migliore attrice non protagonista al Bari International Film Fest e il Premio CIAK d’oro.

20/02/2019 9.56
Pergola, Niccolini, Mila Pieralli, Era


 
 


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