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Regione Toscana
Rossi dal palco di Prato: "In questa piazza la vera Toscana antifascista"
Le dichiarazioni
"Io credo che oggi in questa piazza si è manifestata una Toscana vera antifascista, qualcosa che sembrava nascosto sotto la cenere. La ferita che è stata portata alla città di Prato ha risvegliato questa Toscana e la reazione è stata bella, importante". E' quanto ha detto il presidente Enrico Rossi, parlando oggi pomeriggio alla piazza della manifestazione antifascista. "Io penso che è stato fatto prima di tutto un errore da parte delle autorità dello Stato. Bisognava tener conto dell'opinione del sindaco, che aveva detto che non si doveva fare la manifestazione per celebrare la costituzione dei Fasci di combattimento cento anni fa a Milano, che la città avrebbe reagito. E io mi ero rivolto a Salvini perché intervenissse, l'uomo della sicurezza aveva una buona ragione per fare sicurezza democratica reale, per impedire che i commercianti dovessero chiudere i loro negozi, mettere le paratìe davanti alle vetrine, e far sì che questo fosse un normale sabato in una normale città democratica e antifascista come Prato. Noi accusiamo il ministro Salvini di non essere intervenuto e di aver creato tensioni in questa città".

"Poi siamo qui per ricordare cosa è stato veramente il fascismo - ha proseguito il presidente -, perché chi edulcora la memoria, chi la stravolge, chi la cambia commette un reato per le generazioni future. Questo è il compito che noi abbiamo: trasmettere alle generazioni future la verità su cosa è stato il fascismo, la Resistenza e la costruzione della democrazia attraverso la Costituzione nel nostro Paese. Il fascismo fin dai suoi inizi è stato violenza e squadrismo, nacque nelle città con l'appoggio di qualche industriale, erano piccoli borghesi, arditi, poveracci alcuni, delusi dalla guerra, spaventati, di ritorno dal fronte; il fascismo utilizzò questi, proclamandosi antiborghese e antisocialista. Poi ebbe il successo nelle campagne, protetto dagli agrari, che non volevano riconoscere le lotte contadine. Gli operai furono picchiati all'uscita delle fabbriche se erano socialisti. Non ci sono solo i dir itti civili, ci sono anche quelli sociali. Furono incendiate le sedi dei partiti democratici e prima di tutto del partito socialista, le leghe furono chiuse, i dirigenti bastonati, i giornali furono attaccati, la libertà di stampa conculcata. Alcuni preti, come don Minzoni, furono uccisi davanti alle chiese perché si proclamarono antifascisti. Questa è la verità. E poi il fascismo si mise il doppio petto. Ricordiamo cosa disse il duce: quest'aula sorda e grigia avrei potuto trasformarla in un bivacco per i miei manipoli. Così disse Mussolini. Attenti all'antiparitto, alle cariche anti-istituzionali. Si comincia così e non si sa dove si finisce. Dobbiamo ricordarlo. E poi i grandi assassinii: Giovanni Amendola, un liberale, il padre di Giorgio Amendola, un grande comunista; i fratelli Rosselli. E poi fecero marcire in carcere Antonio Gramsci, il grande leader, studiato oggi in tutto il mondo".

"Poi la nefandezza delle leggi razziali, firmate proprio qui a San Rossore - ha ricordato ancora Rossi - E poi la scesa in guerra, le colonie, un giorno andrà pure scritta la storia del nostro nefando colonialismo in Libia, in Eritrea: l'Italia deve fare ancora qualche conto su tutto ciò. Abbiamo compiuto sotto il fascismo nefandezze inenarrabili, che la storia deve scoprire, raccontare e iniziare a insegnare nelle nostre scuole. E poi con Hitler il progetto della barbarie su tutta l'Europa. Se i nazisti avessero vinto insieme ai fascisti l'Europa sarebbe diventata un immenso lager, un immenso campo di sterminio. Lo vogliamo ricordare a quei trecento disperati che sono laggiù... Cento, mi dicono. Regaliamo, trecento. Sono una farsa, ci fanno sorridere, sono soltanto dei nostalgici post-fascisti, ci fanno spavento magari quando fanno le ronde, le loro passeggiate. Io se li incontrassi mi prenderebbe un po' di paura. Voglio dirlo chi aro anche qui, e invito i cittadini, i sindaci, a ribellarsi. Niente ronde, è lo Stato democratico che deve garantire la sicurezza. Lo chiederemo alle Prefetture, dobbiamo scendere in piazza, la sicurezza non è di un gruppetto di esacerbati, di nostalgici che si vestono in modo spaventoso, machisti. Ho scorso su internet un po' di loro foto, non ho trovato una donna. Ma che gli hanno fatto le donne a questi post fascisti?"

"E poi vogliamo anche dire che siamo quio perché abbiamo un'inquietudine - ha detto ancora Enrico Rossi - Voglio dire a questo gruppo sparuto che è nell'altra piazza: si ficchino in testa che noi il fascismo lo abbiamo sconfitto, lo hanno sconfitto i grandi eserciti democratici dell'Inghilterra di Churchill, della Russia di Stalin e dell'America di Roosevelt, e la bandiera rossa dell'Armata Rossa fu piantata per prima sul Reichstag. Nessuno deve cancellare questa storia. Delitti e problemi sì, ci sono stati, e l'autoritarismo ha lo stesso segno spesso, ma la barbarie fu fermata, la trasformazione dell'Europa in un immenso lager fu fermata dalla grande unità di queste forze. Se lo ficchino in testa quel gruppetto di disperati che sta nell'altra piazza: il fascismo lo abbiamo vinto. Ma siamo inquieti. Io provo un'inquietudine profonda. Io vorrei che Salvini almeno si proclamasse, come il suo predecessore Bo ssi, antifascista. Non l'ho mai sentito dire a Salvini. Lo dica, dobbiamo sfidarlo. Come mai la Lega è assente da questa piazza? E' una domanda che faccio, voglio una risposta anche su questo. E poi l'intolleranza, il creare in una comunità il colpevole di tutti i problemi. Qui a Prato ci sono i cinesi, che sono un problema, ma è anche una comunità laboriosa. Convivenza e integrazione sono le nostre prospettive, non ne abbiamo altre. Battiamoci per questi ideali e per queste prospettive, che sono le uniche ragionevoli. Il nazionalismo l'abbiamo già sentito una volta, era nella pancia di quel fascismo di cui loro celebrano la nascita e le rivoluzioni. Ho sentito dire da Fiore oggi che lo Stato è morto perché gli ha proibito il corteo. Io non credo che lo Stato democratico sia morto, noi lo difenderemo contro questi attentati alla convivenza civile, contro il fatto che si calpestano diritti umani e diritti civili" .

"Voglio chiudere con un appello - ha concluso Rossi - Abbiamo alle spalle tante storie diverse anche in questa piazza, fatte a volte di polemiche e di divisioni. Se vogliamo fermare questa deriva illiberale, poco democratica, nazionalista, io penso che bisogna riprendere a dialogare tra tutti noi. Soltanto l'unità delle forze democratiche può battere questi signori, che mi sembrano come dei dissodatori del terreno: loro intervengono scagliando le bombe che fanno rumore e poi viene qualcuno che raccoglie, questo mi sembra il nesso che c'è tra quei signori e qualcuno che si è ripromesso di venire in Toscana per far cessare la storia, detta in modo spregevole, della Toscana rossa. Si accorgeranno che hanno sbagliato i loro conti, ad una condizione: che si realizzi quell'unità. Un grazie di cuore a tutti e un auspicio: non perdiamoci di vista, perché ce ne sarà bisogno per la democrazia".

25/03/2019 9.34
Regione Toscana


 
 


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