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Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci
Centro Pecci Cinema - Proiezione del film "Selfie" e incontro con il regista Agostino Ferrente
Al Cinema del Centro Pecci martedì 4 giugno ore 21,15



Selfie (Italia-Francia, 2019; 76') di Agostino Ferrente; documentario Napoli, quartiere Traiano. Inizialmente doveva essere una destinazione periferica temporanea per gli abitanti delle baraccopoli sul lungomare di Napoli, rimasta senzatetto dopo la guerra. Ma gli alloggi erano occupati in modo permanente, comprese le cantine del seminterrato, e presto il quartiere divenne una sorta di ghetto. Alessandro e Pietro sono due sedicenni che si filmano con uno smartphone per raccontare il loro difficile quartiere, la loro vita quotidiana, l'amicizia che li lega. Raccontano anche della tragedia di Davide, il loro vicino che è stato ucciso innocente da un poliziotto dopo un inseguimento, perché scambiato per un ricercato in fuga. Anche lui aveva sedici anni. È successo a Davide, ma potrebbe anche succedere ad Alessandro o Pietro che fanno di tutto per contrastare il destino difendendo il desiderio di una vita semplice e normale.

Contro una narrazione romantica della criminalità, Agostino Ferrente firma un documentario su un quartiere difficile di Napoli girato dagli stessi giovani protagonisti con uno smartphone.

“Non mi piace il posto dove vivo, troppa gente sporca”. Alessandro, 15 anni, lavora come cameriere in un bar. Il posto dove vive è il Rione Traiano di Napoli, dove puoi trovare qualunque tipo di droga. Il suo miglior amico è Pietro, 16 anni, non ha lavoro e vorrebbe fare il barbiere, 119 kg portati con leggerezza, sorriso aperto. Ha perso 3 cugini, uccisi sulla tangenziale. Entrambi erano amici di un ragazzo di 17 anni, Davide, che una sera correva in motorino ed è stato ucciso da un carabiniere che lo ha scambiato per un latitante in fuga. Sono i due protagonisti di Selfie di Agostino Ferrente, selezionato in Panorama a Berlino 2019. Come si può intuire dal titolo, il regista (autore del premiatissimo L’orchestra di Piazza Vittorio) ha consegnato ai ragazzi due smartphone per auto-raccontarsi in video-selfie, e ha successivamente montato il materiale.

A ribaltare lo stereotipo corrente di una narrazione malavitosa “romantica”, in Selfie c’è un momento esplicito, in cui i due protagonisti discutono sul taglio da dare al racconto. Alessandro vuol mostrare solo le cose belle del quartiere, Pietro non vuole risparmiare le brutture. Per entrambi c’è il sogno di riscatto dal degrado di una società che si identifica nell’illegalità. I due amici registrano i loro lampi di quotidianità. Si chiedono se fare la lampada per abbronzarsi dà più possibilità di trovare una ragazza. Vanno a fare il bagno a Posillipo, “potremmo mai avere una casa qui?” sospirano. Vanno a trovare il padre del ragazzo ucciso. I media hanno trattato il caso con superficialità e molti napoletani stanchi della criminalità hanno mormorato “uno di meno”. Il regista lascia ai ragazzi lo sguardo sul grave fatto di cronaca ed è intorno alla morte che ruota quel mondo.

La cosa affascinante di Selfie non è l’uso in sé di un portatile per girare (Unsane dello sperimentatore Steven Soderbergh è stato lanciato alla Berlinale 2018 come “il primo thriller girato con l’iphone”) a cui Ferrente aggiunge immagini fisse da videocamere di sorveglianza con un montaggio asciutto e rapido. Ma è piuttosto l’evidenza di una trasformazione della forma-cinema, dovuta all’innovazione del linguaggio, che va verso una poetica tecnologica in cui il corpo che recita se stesso è un elemento costitutivo del testo drammaturgico. (Camillo De Marco, cineuropa.org)

03/06/2019 14.20
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci


 
 


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