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Comune di Pistoia
Insieme per “Un giorno per bene”. A Pistoia sono protagonisti gli ex-orti e i chiostri dei più antichi complessi monastico-conventuali della città. Gli antichi orti monastici e conventuali di Pistoia come “bene comune”
Il 21 e 22 settembre i volontari accoglieranno i visitatori presso l’ex-orto conventuale di S. Maria del Carmine (oggi “Giardino volante”, di via degli Armeni); il chiostro e gli spazi di pertinenza dell’ex-convento di S. Lorenzo dei frati Eremitani agostiniani; l’orto monastico di San Bartolomeo, di fondazione Benedettina; i chiostri e l’orto conventuale di San Domenico; il chiostro della chiesa di San Francesco, dei Minori Conventuali, e l’antistante piazza.
In tempi recenti alcuni studi sono stati dedicati ad aree verdi entro la città di Pistoia, quali orti monastici e conventuali di origine medioevale, parchi e giardini storici ancora esistenti sia all’interno che nei dintorni della città, altre zone libere – un tempo coltivate – di interesse pubblico. Tuttavia finora non esiste un repertorio completo di queste preziose risorse ambientali, corredato da un’adeguata documentazione storico-territoriale. Non esiste neppure un supporto informativo di carattere generale che ne segnali l’ubicazione e l’eventuale accessibilità al pubblico.

Nell’ambito dell’abitato di Pistoia, compreso entro la terza ed ultima cerchia delle mura urbane, le zone verdi rimaste risultano completamente censite e planimetricamente riportate nella cartografia del Piano particolareggiato per il Centro storico, il cosiddetto “Piano Cervellati” (2006-2008), strumento di pianificazione redatto per il Comune di Pistoia: che resta però riservato al ristretto ambito degli specialisti e dei tecnici addetti alla programmazione urbanistica.

Nella cultura delle Guide, disponibili fin dai primi decenni dell’Ottocento per visitatori e turisti e prevalentemente dedicate a monumenti e opere d’arte, il verde urbano pare sostanzialmente costituire un ‘non-luogo’, per così dire un ‘vuoto’ episodicamente esistente fra i tanti ‘pieni’ delle costruzioni di pregio. Gli itinerari consigliati per la visita omettono generalmente perfino di segnalare parchi e giardini pubblici: le informazioni non comprendono di solito le aree coltivate o arboree tuttora esistenti di origine storica, come – soprattutto – quelle di cui gli Ordini monastici e conventuali insediatisi a Pistoia nel Medioevo furono elementi generatori e protagonisti della loro conservazione nel tempo.

Pistoia, nota come “città murata” medioevale, sembra nascondere tuttora la sua natura alternativa di “città del verde”. Questo suo carattere duplice non pare ancora adeguatamente valorizzato.

Le planimetrie redatte nell’Ottocento ne rivelano in modo eloquente questa sua appartata ricchezza, concentrata soprattutto entro la fascia compresa fra il tracciato della seconda cinta di mura e il perimetro della terza e ultima cerchia difensiva. Vecchie fotografie e cartoline d’inizio Novecento ne testimoniano la conservazione e il prevalente utilizzo come vivai.

Una veduta aerea attuale dell’abitato di Pistoia ne documenta la parziale scomparsa per l’impatto, specialmente avvenuto dal secondo Dopoguerra del secolo scorso, di nuove urbanizzazioni; l’espansione edilizia risulta aver ormai oltrepassato l’antico limite delle mura comunali per allargarsi nelle periferie, secondo il tipico processo insediativo “a macchia d’olio” e lungo le principali arterie di comunicazione extra-urbana.

È venuto dunque a cessare, oggi, come elemento identitario della comunità pistoiese, il senso di appartenenza tradizionale ad una storia vissuta entro la ristretta cerchia delle mura urbane, che separava un tempo il “centro” dalle “periferie”. I caratteri specifici di Pistoia, che essa può ‘spendere’ per farsi conoscere, paiono attualmente basarsi, invece, su una nuova e diversa ‘cultura dell’abitare’: che privilegi luoghi della socialità condivisa, in cui gli spazi verdi – come risorsa che la storia ha donato al presente – possano essere protagonisti di una città ‘a misura d’uomo’.

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13/09/2019 14.05
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