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Carabinieri-Comando provinciale di Firenze
I Carabinieri Forestali scoprono che un allevatore del Mugello vendeva uova di provenienza, origine e qualità diverse da quelle dichiarate
Sequestrate le uova e denunciato l'allevatore per frode in commercio
Militari della Stazione CC Forestale di Santa Sofia (FC) eseguivano nei giorni scorsi un controllo in Comune di Forlì Cesena (FC), nell’ambito dei controlli sulle misure di contenimento del Covid19, ad un allevatore di Vicchio (FI) mentre effettuava un trasporto di quasi ventimila uova acquistate da una Società Agricola con sede in provincia di Rimini.
Informato il Reparto Carabinieri forestale competente in Provincia di Firenze, la Stazione CC forestale di Borgo San Lorenzo (FI) procedeva ad effettuare una verifica presso l’Azienda Agricola situata nel territorio del Mugello, al fine di verificare la tracciabilità e rintracciabilità delle uova oggetto del trasporto.
Innanzitutto i Carabinieri forestali identificavano l’attività agricola come tipologia di allevamento all’aperto.
Dalla analisi dei documenti giustificativi, emergeva che l’allevatore aveva già consegnato quantitativi di uova ad attività commerciali sul territorio, come uova prodotte dalla sua Azienda agricola ma nulla faceva rilevare la reale provenienza delle uova. I militari appuravano poi che il centro di imballaggio dell’azienda era autorizzato per la marchiatura delle uova prodotte esclusivamente dal proprio allevamento e non per uova provenienti da altri allevamenti: le uova acquistate a Rimini erano però prodotte da un allevamento in gabbie mentre quelle commercializzate ordinariamente dal soggetto erano uova da allevamento all’aperto. Il titolare dunque aveva marchiato ogni singolo uovo con il proprio codice aziendale, attribuendogli in modo fraudolento il codice 1 ovvero uova provenienti da allevamento all’aperto.
I militari procedevano dunque a verificare alcuni Punti vendita indicati nei documenti di trasporto emessi dall’Azienda agricola: tali uova erano effettivamente presenti in confezioni la cui etichettatura riportava che le uova erano provenienti da allevamento all’aperto prodotte dall’Azienda agricola e le uova erano marchiate con il codice aziendale che faceva riferimento ad allevamento all’aperto.
In merito all’etichettatura delle uova tutte le specifiche non si trovano sulla confezione, bensì, dal 2004, sul guscio di ogni singolo uovo viene impresso un codice che funge da vera e propria “carta d’identità”.
La classificazione delle uova tiene conto di un gran numero di fattori: modalità di allevamento, qualità o categoria, dimensioni, tracciabilità.
La classificazione delle uova sulla base della tipologia di allevamento vede la distinzione tra uova provenienti da allevamento biologico, da allevamento all’aperto, da allevamento a terra e da allevamento in gabbia.
Sulla confezione è riportata la taglia dell’uovo mentre sul guscio vi è una sigla che indica il tipo di allevamento e altri codici per la tracciabilità: nazione di provenienza, codice ISTAT del Comune in cui si trova l’allevamento, sigla della provincia in cui si trova l’allevamento fino ad arrivare al codice identificativo dell’allevatore.
Il primo numero che appare sulla sigla del codice alfanumerico indica appunto il tipo di allevamento. Il numero 1 indentifica l’Allevamento di galline all’aperto: in questo caso le galline per alcune ore al giorno possono razzolare in un ambiente esterno, solitamente protetto e controllato per ragioni sanitarie e le uova vengono deposte sul terreno o nei nidi. Le galline hanno a disposizione un ricovero coperto e un’area di pascolo. Per ogni ettaro a cielo aperto possono essere tenuti un massimo di 2.500 polli: si ha cioè una superficie per singolo animale che tocca i 4 m². Non vi sono vincoli circa la tipologia di mangimi, pertanto queste galline possono essere alimentate con sostante chimiche per favorire la deposizione delle uova, farine di pesce e altro.
Il numero 3 indentifica invece l’Allevamento nelle gabbie: le galline vengono allevate in un ambiente confinato, depongono le uova direttamente in una macchina preposta alla raccolta. Un allevamento intensivo deve comunque garantire le condizioni minime di benessere di un animale avicolo. Le gabbie o batterie, sono realizzate con fili di ferro, sono alte 40 cm e dispongono di una superficie di 750 cm². Le galline sono chiuse in gabbia, in grossi capanni dove viene usata luce artificiale per stimolare la deposizione delle uova.
Le sigle appena indicate sono obbligatorie su ciascun uovo, mentre nelle confezioni va apposta obbligatoriamente la dicitura per intero.
Alla luce di quanto accertato, emergeva l’ipotesi di reato di cui all’articolo 515 c.p. (frode in commercio) a carico dell’allevatore per aver commercializzato quasi ventimila uova come prodotte dal proprio allevamento (allevamento all’aperto) mentre le stesse erano prodotte in provincia di Rimini (allevamento in gabbie) quindi consegnando agli acquirenti (attività commerciali) un prodotto per origine, provenienza e qualità diverso da quella pattuita.--//
Tale comportamento criminoso comporta l’inganno sia del commerciante che del consumatore finale, ottenendo un illecito profitto dall’attività illecita posta in essere: le uova provenienti da allevamento in gabbie vengono vendute indicativamente a circa 0,10 € l’una mentre le uova provenienti da allevamento all’aperto vengono vendute indicativamente a circa 0,25 € l’una.
I militari hanno provveduto a sequestrare documenti di trasporto, registri e quasi 800 uova risultate presenti presso gli esercizi commerciali.

28/04/2020 17.40
Carabinieri-Comando provinciale di Firenze


 
 


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