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Fondazione Sistema Toscana/Mediateca Toscana
Festival Internazionale di Cinema e Donne alla terza e ultima giornata del festival
Venerdì 27 Novembre online su Più Compagnia. I film: La hija de un ladròn, di Belén Funes; A Portuguesa, di Rita Azevedo Gomes; Solo no, di Lucilla Mannino – Premio Sigillo della Pace del Comune di Firenze dalla Palestina i corti sulla pandemia: il lockdown vissuto nelle case del Medio Oriente
Arriva alla giornata conclusiva la 42esima edizione del festival internazionale di Cinema e Donne, in programma quest'anno online, su Più Compagnia, con un programma di film e cortometraggi (disponibili on demand fino al 30 Novembre).
In programma Venerdì 27, La hija de un ladròn, (La figlia del ladro), lungometraggio d’esordio di Belén Funes, un esempio di cinema sociale molto vicino a quello dei fratelli Dardenne. Il film racconta la storia della ragazza-madre Sara, costretta a tirare avanti da sola, in condizioni precarie, al limite della sopravvivenza. La hija de un ladrón, vincitore di diversi premi tra cui il Goya e il Gaudì, è un film autentico e introspettivo, che riesce ad abbracciare con grande sensibilità una storia di solitudine, di perdita e di quanto sia faticoso costruirsi una gioia ai margini della società.

Dal Portogallo l'opera più visionaria del Festival, presentato in una sezione ormai consolidata Uma casa portuguesa: il film A Portuguesa, di Rita Azevedo Gomes. Siamo nel Sud Tirolo, vicino a Bressanone, al tempo delle lotte per l’investitura tra Impero e Chiesa, tra X e XI secolo, in un castello sui dirupi alpini, quando il suo signore di nome Von Ketten è in guerra col vicino vescovo di Trento per il controllo delle terre. La regista scaglia il suo racconto in uno spazio-tempo astratto, a sottolineare lo scarto rispetto al reale e al verosimile, sullo sfondo di una natura non connotata come alpina; stilizza ambienti, costumi e decori per sfuggire a ogni precisa attribuzione storico-geografica, trasformando così la storia dell’irrisolto matrimonio di von Ketten con la sua sposa, venuta dal Portogallo, in un’ipnotica liturgia laica. Tra l'uomo d'armi sempre lontano e la castellana solitaria si ristabiliscono le equivalenze ambigue Uomo/guerra, Donna/pace. Forse anche una parabola sull’inconciliabilità tra dominanti e dominati. Forte il segno dell'amicizia e collaborazione della regista con il Maestro indiscusso del cinema portoghese Manoel De Oliveira.

In programma il film dell’autrice italiana, al suo primo lungometraggio, Lucilla Mannino, Solo no, Premio Sigillo della Pace del Comune di Firenze: la storia di Cecilia, prima donna di un teatro destinato ad essere distrutto per far posto ad un supermercato. Cecilia di barrica al suo interno e con il suo corpo fa ostacolo alla barbarie che sta per consumarsi. Lei è pronta al sacrifico ultimo per non rinunciare alla passione della sua vita: la recitazione.

Dalla Palestina, i corti sul tema COVID: sette mini-documentari, quasi messaggi in bottiglia di ragazze nate e cresciute in stato d'assedio o in guerra che, grazie al cinema, riescono a raccontare e scambiarsi esperienze. I corti sono realizzati dalla Scuola di Cinema Shashat, (Schermi) palestinese
Emptiness, di Fidaa Ataya. Il mondo sembra vuoto e io non posso dormire. Il canto dice "La notte è lunga come un infinito filo di seta".
Appointment, di Atar Jadili. Cosa è più pericoloso: portare il bambino all'ospedale pieno di malati per fare il test o restare a casa in preda all'angoscia per quello che potrebbe accadere?
All routine, di Amjaad Habalreeh. La vita concentrata nel laptop e lo sguardo incorniciato dalle finestre.
When Is the Wedding, di Maysa Alshader. Maysa trascorre il tempo del distanziamento forzato completando i preparativi del matrimonio, ma quando potrà indossare il suo bell'abito da sposa?
Messages, di Ala Desoki. La vita, il "mondo fuori", entrano solo dai messaggi telefonici, Ala vorrebbe chiudere e addormentarsi. Amici, lavoro, passioni si perdono ma occorre resistere e non arrendersi.
Impossible visit, di Feda Naser. Il bimbo di Feda è irresistibilmente attratto da ciò che vede dalla finestra. Lei vorrebbe per lui i cieli azzurri della Palestina e tanti luoghi da visitare e conoscere in libertà.
The moment, di Dina Amin. Durante il lockdown la filmaker si rende conto che la sua vita si è trasformata in una maratona senza fine.

26/11/2020 12.03
Fondazione Sistema Toscana/Mediateca Toscana


 
 


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