Anci Toscana
Nel nuovo sviluppo della montagna sta il futuro di tutta la Toscana
Gli Stati generali con Giani, Biffoni, Saccardi, Marmo, sindaci, assessori, esperti
La crisi delle aree montane e interne è un dato di lungo periodo che arriva da lontano, Anche in Toscana. Ma gli investimenti che saranno possibili grazie al Pnnr, e il nuovo modello di sviluppo che sta per partire, fondato su sostenibilità, digitale (ovvero smart economy e smart working) e inclusività (e quindi servizi decentrati), costituiscono un’opportunità per la rinascita di quei territori. Un’occasione soprattutto per cambiare rotta e creare “politiche con la montagna” (e le aree interne) e non più solo “per la montagna”: perché se le aree interne torneranno a popolarsi e ad offrire opportunità di lavoro i vantaggi potranno essere reciproci, anche per le città e le aree metropolitane.
Di questo si è parlato oggi, 30 giugno, al Cinema “La Compagnia” a Firenze, che ha ospitato gli Stati generali della Montagna organizzati dalla Regione Toscana e Anci Toscana, nell’ambito del Dire e Fare 2021. Un’analisi a trecentosessanta gradi, col supporto anche dei numeri dell’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione. Un confronto, un po’ in presenza e un po’ on line (come oramai è divenuto comune in tempi di pandemia), che arriva al termine di diciotto incontri organizzati da Anci Toscana che da gennaio a giugno si sono succeduti con diciassette delle ventidue Unioni comunali sparse nella regione, eredità il più delle volte delle vecchie Comunità montane, con 151 complessivamente comuni coinvolti tra i 273 (dopo le quattordici fusioni degli ultimi anni) che compongono complessivamente oggi la regione. Territori ugualmente periferici ma anche diversi tra loro: da quelli, a nord, e principalmente montani dell’arco appenninico ai comuni della Toscana del sud, per finire all’arcipelago e le isole, periferiche per definizione.
“Oggi AnciToscana - ha detto Matteo Biffoni, presidente Anci Toscana e sindaco di Prato - arriva a questo appuntamento con uno straordinario risultato di partecipazione e coinvolgimento dei Comuni montani della nostra regione: i 18 incontri del percorso di ascolto che abbiamo organizzato degli ultimi sei mesi hanno coinvolto ben 151 sindaci, ognuno dei quali ha portato i problemi, le richieste, le prospettive delle sue comunità. È necessario cambiare le dinamiche che hanno portato all'impoverimento e allo spopolamento dei territori montani, con l’attrazione verso i nuclei urbani: rischiamo seriamente di compromettere lo sviluppo, l'equilibrio e il futuro dell'intera Toscana. Quello che emerge dalla voce dei sindaci è la necessità di investire nella montagna, per offrire servizi scolastici, sanitari, digitali, infrastrutturali che permettano di colmare il divario con le città e permettano a chi vive questi territori di vivere, lavorare, studiare, spostarsi. Abbiamo raccolto una grande voglia di impegnarsi per dare risposte concrete, che ci auguriamo possano arrivare anche grazie agli investimenti del Pnrr. E dunque oggi non deve essere solo un momento di ‘restituzione’ del lavoro fatto alla Regione, ma una tappa di un percorso che vogliamo condividere e in cui vogliamo coinvolgere anche il governo e Anci nazionale”.
“Valorizzare quei luoghi e contrastarne l’abbandono demografico comporta anche infrastrutture, connettività e digitalizzazione, ed investimenti in campo sanitario e scolastico – ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani - Quando diciamo che puntiamo su una Toscana diffusa vuol dire una Toscana delle città d’arte così come dei borghi incastonati fra le montagne. Vuol dire una regione dagli scenari straordinari che contengono un patrimonio da valorizzare. Per farlo ci vogliono investimenti e progetti mirati che siano in grado di intercettare le risorse a nostra disposizione. Solo così possiamo dare avvio alla riqualificazione e al recupero in questi luoghi e magari di strutture e aree oggi dismesse”.
Nelle aree interne della Toscana vivono 1 milione e 140 mila cittadini: una parte non poi così marginale, circa il 30 per cento, dei tre milioni e 700 mila cittadini che abitano nella regione. Tra questi in 576 mila vivono in comuni montani. Quanto a superficie le proporzioni addirittura si invertono: le aree interne coprono 16.550 chilometri quadrati dei 23 mila della regione, ovvero oltre il 71 per cento. Negli ultimi quaranta anni quei territori si sono però spopolati, perdendo l’11 per cento dei residente, quando altrove la Toscana nel suo complesso invece cresceva (almeno fino al 2010 e poi, dopo una flessione lunga quattro anni, di nuovo tra il 2014 e il 2015).
Quella demografica è sicuramente la prima sfida. L’essere periferici, gli spostamenti più lenti e la minore disponibilità di servizi sul posto hanno costituito un disincentivo in questi anni a vivere in quei luoghi. Gli investimenti massicci fatti di recente (anche dalla Regione) sulle nuove tecnologie di comunicazione – fibra ottica in primis, ad esempio, per navigare veloci su internet come in città – e nuovi servizi erogati on line potrebbero però convincere chi già ci abita a non fuggire e chi non ci vive ad abitarci, magari attratto da nuove opportunità di lavoro e senza più la necessità di fare li pendolare.
Montagna ed aree interne potrebbe dunque tornare ad essere luoghi appetibili per i giovani. “Con progetti di rigenerazione urbana – aggiunge Giani - credo che si possa incentivare le giovani coppie a tornare a vivere sulle montagne e nelle aree interne e rendere queste aree avamposti in cui tradizione e innovazione fanno rivivere e crescere la Toscana di domani”. Non meno importanti - e tutti temi emersi durante il confronto al Cinema “La Compagnia” e nei diciotto incontri locali – sono il miglioramento dell’accessibilità, il potenziamento dei servizi (dalla telemedicina ai servizi di prossimità), i trasporti e la connettività, la semplificazione di alcune norme e la valorizzazione turistica ed economica del patrimonio culturale e naturale diffuso.
“È arrivato il tempo di comprendere che la montagna è portatrice di valori e non di problemi", ha quindi detto Luca Marmo, sindaco di San Marcello Piteglio, responsabile della Consulta della Montagna di AnciToscana e presidente della Provincia di Pistoia. "La montagna non ha bisogno di essere un soggetto passivo: il concetto chiave per le politiche sulla montagna deve essere quello della connessione tra centro e periferie. Con la pandemia si è riscoperto che la montagna è portatrice di valori come l’aria pura, l’acqua, l'energia pulita, gli spazi aperti, la storia e l’identità della Toscana diffusa. Bene. Ma ora non è più tempo di slogan, ora è il momento di agire e di riportare i territori al centro dell’azione politica, e comprendere che non possiamo gestire il futuro solo dalle città, soprattutto rispetto all’ambiente. Perché se per la vita nei territori montani si arriva al punto di rottura, difficilmente si potrà tornare indietro”.
“Una politica trasversale che metta insieme le varie tessere di un puzzle in grado di restituire il disegno di una Toscana che funziona, bella e in equilibrio: questo è il fulcro su cui poggiamo la strategia per le aree montane e interne” - ha detto la vicepresidnete e assessora regionale all'agricoltura Stefania Saccardi - Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza ha messo a disposizione le risorse che saranno indispensabili per investire nei territori montani per contrastare lo spopolamento e valorizzarli. Ma per accedervi dovremmo avere progetti pronti e esecutivi altrimenti le perdiamo – ha proseguito Saccardi –. Ecco perché dovremo lavorare a incrementare il personale tecnico in dotazione delle varie amministrazioni locali, senza il quale i progetti non si fanno. La carenza di personale tecnico nei Comuni ci costringe a impiegare chi c’è per le esigenze più urgenti ma meno strategiche. E non possiamo più permettercelo”. Stessa riflessione sul personale adibito alla gestione e manutenzione dei boschi, per il quale la Regione impegna 14 milioni di euro destinati a oltre 450 operai in Toscana che “sono già pochi – ha sottolineato la vicepresidente - e che più volte capita siano impiegati per funzioni diverse da quelle relative al core business legato alle foreste”. “Sono contenta che con Anci sia arrivato il momento per avviare una riflessione insieme che ci permetta di affrontare queste questioni perché se si affrontano si possono risolvere”. Ultimo tema trattato, quello dei giovani imprenditori. C’è un ritorno innegabile alla campagna e all’economia che su di essa poggia da parte delle giovani generazioni che vedono l’agricoltura come tecnologia oltre che come tradizione. E la fusione di questi due aspetti, innovazione e tradizione, è la chiave per interpretare al meglio l’agroalimentare del futuro. Per questo siamo al fianco dei giovani e della loro progettualità con bandi e opportunità e di fatto la Regione ha deciso di incrementare le risorse a disposizione del pacchetto giovani del PSR. “La Toscana è bella perché il lavoro dell’uomo l’ha resa tale – ha concluso Saccardi – Non è con i vincoli che si salvaguardano i territori ma con la gestione intelligente e con la cura. Con il contributo prezioso di Anci possiamo affrontare questo scenario in cui, oggi più che in passato, tutto si tiene e se soffre un’area a monte anche a valle se ne subiscono le conseguenze”.
30/06/2021 20.17
Anci Toscana