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Diocesi di Firenze
Linee pastorali, durata del mandato, nomine e spostamenti. Betori all'Assemblea del Clero
L'intervento dell'Arcivescovo di Firenze
Al termine delle tre giornate dell'Assemblea del Clero alla Certosa del Galluzzo a Firenze, il 7 settembre 2022, il card. Giuseppe Betori ha pronuciato il seguente intervento, durante il quale ha illustrato alcune linee pastorali, si è soffermato sulla durata del suo mandato e ha annunciato alcune nomine e spostamenti nella Diocesi di Firenze. Di seguito l'intervento dell'Arcivescovo di Firenze.


1. Uno sguardo al contesto sociale
Come ogni anno, dedico qualche breve riflessione al contesto in cui si colloca il nostro ministero pastorale, solo qualche spunto, un invito a ciascuno perché ci si impegni a una maggiore consapevolezza a riguardo di quanto segna esperienze, pensieri e attese della nostra gente.
Il contesto sociale più immediato continua a essere segnato dal diffondersi della pandemia, con mutamenti continui del virus che ne ostacolano lo sradicamento, ma anche con effetti letali di minore impatto, anche grazie all’efficacia delle azioni di contrasto, in cui si combinano l’effetto dei vaccini e quello delle limitazioni sociali che pur ci hanno fortemente pesato, in prospettiva sociale, economica e psicologica, ma anche di vita religiosa, nei mesi passati. Occorre mantenere sempre alta la guardia contro la pandemia che colpisce in vari modi le persone e disgrega la vita sociale, e occorre farlo continuando a collaborare con le indicazioni che le autorità sanitarie ci propongono, mantenendo quindi anche un’attenta vigilanza nelle modalità di incontro di cui pur abbiamo bisogno per salvaguardare la dimensione comunitaria della nostra vita ecclesiale. Non entro nello specifico di direttive e consigli che sono stati via via dati a livello di normative civili e di disposizioni della Conferenza Episcopale Italiana e che, se necessario o anche solo utile, potranno essere corretti o ribaditi dai nostri uffici diocesani. Mi basti qui dire di non considerare la pandemia una realtà del passato, ma un’avversità con cui ancora dovremo fare i conti, ora e in prospettiva futura.
Allargando lo sguardo non possiamo non considerare come la guerra mossa dalla Russia all’Ucraina abbia sconvolto gli equilibri mondiali, rendendo ancor più evidente l’esistenza di quella terza guerra mondiale a pezzi, a cui ci richiama spesso Papa Francesco, inserendosi in un contesto di numerosi focolai bellici che insanguinano il mondo e denunciano come lo scontro delle potenze a vocazione egemonica abbia cambiato confini e connotati, ma continui a dare al mondo il volto di un instabile equilibrio del terrore. La nostra posizione non può essere che quella della nostra Costituzione: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo» (art. 11). E facciamo ovviamente nostre le parole con cui il Papa in diverse occasioni ha condannato questa e tutte le guerre, condividendo quanto ha precisato la Santa Sede e che cioè «le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica» e che «quanto alla guerra di ampie dimensioni in Ucraina, iniziata dalla Federazione Russa gli interventi del Santo Padre Francesco sono chiari e univoci nel condannarla come moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega» (Comunicato della Santa Sede del 30 agosto 2022). Noi sappiamo che solo il dialogo può riportare la pace, ma esso ha bisogno di cuori riconciliati e la guarigione del cuore è opera di Dio, che va invocata con la preghiera. È quanto possiamo e dobbiamo fare, ed è quanto faremo su indicazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa nell’adorazione eucaristica il prossimo 14 settembre.
Il prevalere della cultura della guerra può ben essere considerato frutto di una crisi dell’umano che ha radici profonde e che riveste forme sempre nuove, che toccano non solo i grandi scenari mondiali e dei rapporti tra i popoli, ma anche la quotidianità della vita personale e sociale. È con questi cambiamenti culturali – il cambiamento d’epoca di cui parla spesso il Papa – che ci troviamo a misurarci, in maniera esplicita e più spesso nascosta, nella nostra pastorale. Tra i molti fenomeni che ci interrogano, mi permetto di segnalarne alcuni che in questi ultimi tempi hanno trovato rilevanza nell’ambito delle arti, antenna sempre sensibile di quanto si muove nel profondo. Leggendo le cronache della Biennale d’Arte di Venezia e della Mostra del Cinema di Venezia, come pure altre notizie provenienti dal mondo dell’arte, emerge la centralità che stanno assumendo concetti come la fluidità dell’identità e la smaterializzazione della realtà. La ricchezza della persona viene sempre più cercata nella sua capacità di continuamente ridefinirsi nel suo rapporto con il corpo. E la materia non diventa più il luogo della manifestazione dello spirito, lasciando il posto a un’esistenza digitale che si moltiplica indefinitivamente. Ma il digitale è anche il luogo in cui ci si connette in forme sempre più stabili fino a confondere il proprio sé con una identità massificata, in cui si esiste solo se si è accettati. Sta nascendo una nuova cultura e il Vangelo non può rimanere muto di fronte alle istanze come pure ai pericoli, che essa introduce. Sapendo che non ci è possibile rinunciare a un pensiero ispirato dalla fede che ha prodotto concetti basilari come quello di persona, di relazioni umane, di responsabilità verso gli altri e verso il creato, di bene comune. E potremmo continuare. Come non perdere tutto questo senza però chiuderci al dialogo con il mondo che cambia? È la grande sfida posta oggi all’evangelizzazione.
Sollecito infine a porre un’attenzione particolare alle conseguenze che la guerra, e la pandemia come detto non ancora sconfitta, potranno avere, e anzi già hanno, sulle aziende, nel mondo del lavoro, delle famiglie. L’aumento dei costi dell’energia e del gas, come abbiamo avuto modo di verificare anche nelle nostre parrocchie, rischiano di far chiudere numerose aziende pure nella nostra diocesi, mettendo ancor più in difficoltà chi ha problemi ad arrivare a fine mese, a pagare gli affitti. Dobbiamo guardare con attenzione nelle nostre parrocchie a quanti dovessero trovarsi in queste difficoltà e sollecitare, per quanto nelle nostre competenze, soluzioni che aiutino chi davvero ha bisogno. La Caritas e le altre realtà ecclesiali o parrocchie che gestiscono le nostre mense, da tempo ci segnalano l’aumento delle richieste e non solo di cittadini stranieri. Richieste che rischiano di crescere nei prossimi mesi e alle quali non sempre sarà facile dare risposte positive. Ma nessuno dovrà trovare chiuse le nostre porte e i nostri cuori.

2. Uno sguardo al contesto della vita della Chiesa
La vita della Chiesa nel mondo è segnata dall’impulso che il Papa intende dare a una conversione comunitaria nella direzione della sinodalità. Lo strumento immediato che viene offerto per questo cammino è la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” (2022-2025), che il Santo Padre ha voluto che comportasse il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio e che, dopo la fase nazionale, quest’anno vivrà la fase continentale. Sono grato a quanti lo scorso anno si sono impegnati nei momenti di ascolto e di dialogo, promossi in particolare a livello parrocchiale. È una modalità di essere Chiesa che dovrà uscire dall’eccezionalità di un evento per diventare la forma abituale della nostra vita comunitaria e della nostra pastorale.
A questo saremo sollecitati dal Cammino sinodale della Chiesa italiana, che continua dopo il primo anno ancora nella prospettiva definita come “narrativa”, in quanto tesa a evidenziare interrogativi e tendenze della vita ecclesiale e sociale. Dal lavoro svolto lo scorso anno sono stati focalizzati alcuni temi su cui concentrare la nostra riflessione. Essi ci sono presentati dalla Conferenza Episcopale Italiana sotto forma di “cantieri”: «quello della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali), quello dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali) e quello delle diaconie e della formazione spirituale» (Presidenza della C.E.I., Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023). Dal documento dei Vescovi riprendo quanto può aiutarci a comprendere l’ambito a cui si riferisce ciascuno di questi cantieri:
? Cantiere della strada e del villaggio: «prestare ascolto ai diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè camminano insieme a tutti coloro che formano la società, con una peculiare attenzione a quegli ambiti che spesso restano in silenzio o inascoltati: il vasto mondo delle povertà (indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione nella società come nella comunità cristiana), gli ambienti della cultura (scuola, università e ricerca), delle religioni e delle fedi, delle arti e dello sport, dell’economia e finanza, del lavoro, dell’imprenditoria e delle professioni, dell’impegno politico e sociale, delle istituzioni civili e militari, del volontariato e del Terzo settore».
? Cantiere dell’ospitalità e della casa: «verifica dell’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e della tensione dinamica tra esperienza di fraternità e spinta alla missione, che prende in esame anche il funzionamento delle strutture, perché siano al servizio della missione e non assorbano energie per il solo auto-mantenimento. La riflessione, che aiuterà a verificarne sostenibilità, funzionalità e impatto ambientale, dovrà anche affrontare il tema del decentramento pastorale e contribuire al rilancio degli organismi di partecipazione (specialmente i Consigli pastorali e degli affari economici), perché siano luoghi di autentico discernimento comunitario e di reale corresponsabilità. Il tema delle strutture porterà con sé la necessità di continuare a riflettere su che cosa significa realizzare concretamente uno stile di leadership ecclesiale animato dalla sinodalità».
? Cantiere delle diaconie e della formazione spirituale: «concentrarsi sui servizi e sui ministeri ecclesiali, per vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli: è questo, infatti, che può distinguere la diaconia cristiana dall’impegno professionale e umanitario. Spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dalla logica del “si è sempre fatto così” (cf. Evangelii gaudium 33), dall’affastellarsi di cose da fare, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili incombenti, trascurando la centralità dell’ascolto e delle relazioni. Di fronte alla grande sete di ascolto della Parola di Dio e dei fratelli e delle sorelle, è fondamentale riconnettere la diaconia con la sua radice spirituale, per vivere la “fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” (Evangelii gaudium 92). All’interno di questa riflessione sullo stile dell’essere Chiesa sarà possibile affrontare le questioni legate alla formazione di laici, ministri ordinati, consacrate e consacrati; alla corresponsabilità femminile all’interno della comunità cristiana; alle ministerialità istituite, alle altre vocazioni e ai servizi ecclesiali innestati nella comune vocazione battesimale del Popolo di Dio “sacerdotale, profetico e regale”».
Su questi tre cantieri abbiamo ieri cominciato a riflettere tra noi, un preludio al cammino che siamo chiamati a instaurare nelle nostre comunità. A questi tre cantieri ogni diocesi è invitata ad aggiungerne uno suo specifico. Nel nostro caso ritengo che non si debba aggiungere un altro ambito a quelli che ci vengono consegnati, quanto piuttosto promuovere un cammino sinodale specifico per il mondo giovanile, che si dedichi a raccoglierne gli interrogativi e le istanze, le fatiche e le risorse.
Il Cammino così delineato costituirà anche il percorso ulteriore del Cammino sinodale diocesano aperto nel 2017, senza aggiungere ulteriori specificazioni. Quando il Cammino nazionale giungerà alla sua fase propositiva, quella definita come “profetica”, potremo aggiungere determinazioni nostre proprie, avvalendoci anche del lavoro che abbiamo compiuto e si va compiendo nella Visita pastorale, nel Consiglio Presbiterale e nel Consiglio Pastorale Diocesano.
Il terzo dei cantieri proposti dalla C.E.I. incrocia un altro orizzonte pastorale con cui dovremo confrontarci, quello dell’applicazione nella nostra Chiesa delle due Lettere apostoliche di Papa Francesco in forma di “motu proprio” Spiritus Domini (10 gennaio 2021) e Antiquum ministerium (10 maggio 2021), con cui egli ha aperto anche alle donne i ministeri istituiti del lettore e dell’accolito e ha istituito il nuovo ministero laicale del catechista. Due atti importanti al fine di definire il contributo dei laici, uomini e donne, alla vita della comunità, che vanno ovviamente coordinati con la loro vocazione specifica, che, come ha ricordato il Concilio, è «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (Lumen gentium, 31). Nell’ultima Assemblea generale i Vescovi hanno approvato una Nota che definisce identità e compiti dei “ministeri istituiti”, illustrando i criteri per l’ammissione e il percorso formativo necessario per essere istituito e ricevere il “mandato” da parte del Vescovo. Nella nostra Diocesi ci muoveremo secondo tali indicazioni, sulla scia di una nostra tradizione che ha visto in questi anni la promozione dei ministeri di lettore e accolito, come pure del ministero straordinario della Comunione. Si tratta di muoverci ora con saggezza e prudenza, onde evitare il pericolo di promuovere una sorta di clericalizzazione dei laici e di collocare l’esercizio di tali ministeri nella cornice della collaborazione al ministero di presbiteri e diaconi. Criterio fondamentale per la scelta di tali collaboratori sarà l’effettivo esercizio di una funzione di animazione e coordinamento rispettivamente nell’ambito della proclamazione della Parola, del culto e della catechesi. Il tutto confortato da appropriati cammini di preparazione e da matura personalità umana e cristiana. Evitiamo la corsa all’acquisizione dei ministeri e misuriamo tutto sugli effettivi bisogni delle comunità, ricordando che il ministero non è un premio alla persona che lo riceve ma la risposta a un’esigenza della comunità in cui andrà esercitato.
Tornando all’orizzonte della Chiesa universale, sta iniziando il percorso che ci condurrà a celebrare il Giubileo dell’anno 2025. Ci è stato detto (Presentazione del Giubileo all’Incontro dei Cardinali, 30 settembre 2022) che «secondo un’antica tradizione, nella festa liturgica dell’Ascensione [del 2023] il Papa renderà pubblica la Bolla per l’indizione ufficiale del Giubileo. In quel testo saranno necessariamente delineate meglio la tematica e le caratteristiche che il Santo Padre intende esprimere per la celebrazione giubilare» e ci è stato sottolineato come il Giubileo, «nel peculiare momento storico caratterizzato dalle tensioni tipiche del cambiamento culturale in atto, oltre che da gravi situazioni di guerra che pervadono diverse aree geografiche, propone con forza il tema della speranza». “Pellegrini di speranza”: è il tema del prossimo Giubileo. Ad esso ci prepareremo con un percorso in due tappe, la prima nel 2022-2023, cominciando da questo ottobre, dedicata alla riscoperta dell’insegnamento conciliare; la seconda nel 2023-2024 dedicata alla preghiera. Anche questo invito del Papa non andrà disatteso e potrà servire a maturare le nostre comunità in una forma più conciliare, superando resistenze e deviazioni, e più spirituale, secondo la vera spiritualità cristiana, correggendo efficientismo e devozionismo.
Un’ultima parola, prima di qualche comunicazione, credo che ve la debba a riguardo del mio ministero a favore della Chiesa fiorentina. Come ho già avuto modo di dirvi a giugno, alla vigilia del compimento dei miei 75 anni ho presentato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi, nel rispetto della normativa canonica. La rinuncia è stata accettata, ma mi è stato chiesto di continuare nel governo pastorale della diocesi “donec aliter provideatur”. Questa decisione mi è stata confermata dal Santo Padre in un recente colloquio personale, incoraggiandomi a continuare il mio servizio per un periodo. Si tratta dunque di andare ancora avanti insieme costruttivamente in un cammino che continua, in spirito di obbedienza e con immutata dedizione pastorale, nella comunione fraterna e nell’aiuto reciproco, nei progetti e nelle determinazioni che la vita ecclesiale ci chiede.

3. Aggiornamenti su trasferimenti e nomine
Alcuni aggiornamenti su trasferimenti e nomine intervenuti in questi ultimi tempi, che integrano i provvedimenti resi pubblici nel giugno scorso.
Mons. Giovanni Paccosi è stato nominato responsabile del Movimento di Comunione e Liberazione per l’America Latina; resta parroco a Casellina, ma lascia tutti gli altri incarichi diocesani, tra cui in particolare quello di Vicario episcopale per la pastorale e quello di direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto; nel primo incarico gli succede don Bledar Xhuli, mentre nell’Ufficio viene sostituito da don Antonio Lari, finora vice-direttore; inoltre, don Andrea Bigalli viene nominato coordinatore del Comitato diocesano per don Lorenzo Milani.
Don Simone Nencioni è stato chiamato a servizio della Santa Sede negli uffici del Dicastero per il Clero. Provvederemo a sostituirlo come vice-cancelliere e come cappellano del Capitolo Metropolitano, mentre resterà vicario giudiziale aggiunto del Tribunale ecclesiastico diocesano.
Entra nel nostro clero don Francesco Vicini, proveniente dalla Diocesi di Como, e gli è dato l’incarico di vicario parrocchiale a S. Maria a Scandicci. Un’altra incardinazione è quella di d. Manuel Alvarez Vorrath, già presente a Firenze da diversi anni tra i Legionari di Cristo, e che in questo primo anno di inserimento in Diocesi svolgerà il suo ministero come collaboratore a S. Cristoforo a Strada in Chianti e nelle parrocchie limitrofe a quella collegate.
A don Davide Massi viene dato l’ufficio di vicario parrocchiale a S. Maria all’Impruneta.
Nel fine settimana don Francesco Scutellà, che sta completando gli studi di dottorato in Diritto canonico a Roma, presterà servizio presso la parrocchia di S. Angelo e Legnaia.
Rinnovo a tutti voi la mia gratitudine per la dedizione che mostrate nel servizio pastorale e nel promuovere i legami di fraternità tra noi. Per l’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi il Signore benedica voi e le comunità che vi sono affidate.

Giuseppe card. Betori

08/09/2022 15.16
Diocesi di Firenze


 
 


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