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LEONARDO CODICE VERSO. IL RITORNO E L’ANDATA
Sergio Vacchi, Dipinti e disegni 1993-1997
Museo Leonardiano e Casa Natale di Leonardo ad Anchiano
Vinci, 29 maggio – 25 settembre 2005

Sergio Vacchi, una delle opere esposte a Vinci

Il presidente della Provincia Matteo Renzi, il Sindaco di Vinci, Dario Parrini, e l’Assessore comunale alla Cultura, Alberto Casini, hanno presentato alla stampa in Palazzo Medici Riccardi la mostra di Sergio Vacchi “Leonardo Codice Verso. Il ritorno e l’andata. Dipinti e disegni 1993-1997”.
Sono intervenuti alla conferenza stampa il Direttore della Biblioteca Leonardiana e del Museo Leonardiano di Vinci, Romano Nanni, e il critico d’arte Francesco Galluzzi.
La mostra, che rientra fra le iniziative del "Genio Fiorentino", sarà esposta dal 29 maggio al 25 settembre al Museo Leonardiano e alla casa natale di Leonardo a Vinci.
Sergio Vacchi, uno dei principali protagonisti dell’arte contemporanea dal secondo dopoguerra a oggi, presenta con questa mostra un grande ciclo mai esposto fino ad oggi, realizzato tra il 1993 e 1997, dove propone una rivisitazione della figura di Leonardo da Vinci e della costellazione di immagini simboliche che è venuta associandosi al suo nome nella modernità, come privilegiato punto di vista per una meditazione sul mondo odierno e sulla condizione umana in esso.
I venti grandi dipinti della serie principale del ciclo presentano un surreale ritorno del genio di Vinci ai nostri giorni, creando un corto circuito tra gli elementi del suo mondo umanistico originario e il paesaggio culturale della contemporaneità. Il tema è trattato con la nota vena visionaria, corrosiva e tagliente che caratterizza la pittura di Sergio Vacchi negli ultimi anni, e il fatto che sia presentato al pubblico per la prima volta nella città natale di Leonardo costituisce un ulteriore aspetto del “ritorno” di Leonardo.
La mostra rappresenta un’esperienza inedita anche per Vinci. Infatti le grandi tele ed alcuni dei bozzetti preparatori saranno esposti in entrambe le due attuali sedi del Museo Leonardiano – la Palazzina Uzielli e l’antico Castello dei Conti dei Guidi – e nella stessa Casa Natale di Leonardo ad Anchiano.

Sergio Vacchi (Bologna 1925) inizia giovanissimo la sua storia di artista nella Bologna degli anni Quaranta. Già nella prima fase della sua carriera, nella quale partecipa con un ruolo di primo piano alla stagione dell’informale italiano, riscuote grandi consensi in Italia e all’estero, partecipando alle principali rassegne di arte contemporanea. Trasferito a Roma all’inizio degli anni Sessanta, inizia a dedicarsi a cicli pittorici a forte valenza narrativa, dove i caratteri violentemente materici del suo lavoro precedente si traducono in una figurazione fantastica tracciata con un segno duro e incisivo. Le sue opere sono presenti nei principali musei e collezioni internazionali.

IL PERCORSO MUSEALE LEONARDIANO
I luoghi che accolgono le opere di Sergio Vacchi costituiscono il percorso museale leonardiano dedicato alla conoscenza del grande Vinciano.
Il Museo Leonardiano, ospitato nelle due sedi di Palazzina Uzielli e Castello dei Conti Guidi, possiede una delle raccolte più ampie e originali di macchine e modelli di Leonardo inventore, tecnologo, ingegnere. Le riproduzioni sono presentate con precisi riferimenti agli schizzi dell’artista e, in alcuni casi, accompagnate da ricostruzioni digitali animate. La Palazzina Uzielli ospita, oltre alla biglietteria, le nuove sale dedicate rispettivamente alle macchine da cantiere, con la rielaborazione di Leonardo dei progetti di Brunelleschi per realizzazione della cupola del Duomo di Firenze, e alla tecnologia tessile. Nel Castello dei Conti Guidi, trovano spazio macchine e modelli di settori di studio diversi: dalle macchine militari a quelle per il volo, dalle macchine per muoversi in acqua e sulla terra agli strumenti scientifici.
La Casa Natale di Leonardo, a circa 3 km dal centro storico di Vinci, in località Anchiano, rappresenta una naturale integrazione alla visita del museo. La casa colonica, dove un’antica tradizione attesta la nascita di Leonardo il 15 aprile 1452, è immersa tra gli ulivi, in un paesaggio che è ancora simile a quello contemplato da Leonardo.

SEDI DELLA MOSTRA
Vinci, Museo Leonardiano (Palazzina Uzielli e Castello dei Conti Guidi) e Casa Natale di Leonardo ad Anchiano

INAUGURAZIONE
Sabato 28 maggio, ore 17.30, Biblioteca Leonardiana di Vinci, via della Pila

PERIODO E ORARIO DELLA MOSTRA
29 maggio – 25 settembre 2005
tutti i giorni, ore 9.30 – 19.00

BIGLIETTI
Si accede all’esposizione in Palazzina Uzielli e Castello dei Conti Guidi con il biglietto di ingresso del Museo Leonardiano. L’ingresso alla Casa Natale di Leonardo è gratuito.
Museo Leonardiano: intero € 5, ridotto € 3,50 (famiglie con figli, gruppi da 15 persone e oltre), ridotto speciale € 2,00 (ragazzi da 6 a 14 anni, persone disabili)

PER INFORMAZIONI
Ufficio Turistico Intercomunale
via G. La Pira, 1 50059 Vinci (Fi
tel.0571 568012, fax 0571 567930
www.terredelrinascimento.it

UFFICIO STAMPA: Ku.ra, Rosi Fontana, Via Garibaldi, 63 – Pisa
T. 050-9711343 – fax 050-9711317
e-mail: info@rosifontana.it - web: www.rosifontana.it


BIOGRAFIA

Sergio Vacchi nasce a Castenaso di Bologna il 1° Aprile 1925 da una famiglia solida e benestante. Non segue studi artistici regolari, ma partecipa attivamente al fermento culturale che si rinnova nell'Italia del dopoguerra. A Bologna Vacchi risente della presenza costante di grandi personaggi come Morandi e Longhi, anche se poi la sua ricerca artistica è rivolta ad una figuratività più sentita e più espressiva rispetto ai loro modelli, la qual cosa provoca critiche e polemiche. In questi primi anni di attività è sostenuto, anzi “protetto” dal critico Francesco Arcangeli, che crede fermamente nelle sue capacità di pittore, suscitando anche la reazione polemica, sotto forma di ironico “sprezzo”, dello stesso Morandi. Nel 1951 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria del Milione, a Milano. La sua pittura muove inizialmente da una scelta culturale che inscritta nel clima d’epoca: quella del postcubismo e, implicitamente, della lezione di Picasso. Vacchi la esprime in opere come Famiglia in bruno del 1949, Natura morta in grigio del 1950 e Grandi bicchieri neri del 1952, nelle quali tuttavia si vede chiaramente come egli la interpreti con propri modi mirati a un’enfatizzazione dell’immagine che tradisce la sintassi postcubista. Sono opere di grande formato, imponenti nella loro costruzione formale e ricche di pittura esuberante. Scriveva Francesco Arcangeli nella presentazione della mostra alla Galleria del Milione: "Il pittore vi scarica addosso pittura, a piene mani (…). È una forza che investe il visibile e l'immaginabile come un fiume in piena: ne resteranno, emerse, le sue tele, come isolotti su cui qualcosa di inquietante, o di acceso, o di solenne, si è fermato per sempre". In seguito Vacchi vuole recuperare, come lui stesso afferma, la lezione di Cézanne, dipingendo boschi, paesaggi e scene di vita emiliana. Francesco Arcangeli annotava: “Nel ’53, il gran tuffo nel verde del Paesaggio di primavera, tutto un sussurro, mormorio, fruscio vegetale, che va al di là, ben al di là, del dato ottico, per “metterci dentro” al respiro di natura”. Nella seconda metà degli anni Cinquanta si avvicina per qualche anno all'informale, con una pittura che mantiene sempre una sua identità formale, una “forma nell'informe”, fatta di corposo colore e di densa, organica materia. Roberto Tassi, nel 1994, scriveva: “Nel periodo che va dal 1956 al 1962, Vacchi è entrato nel dominio dell’Informale con la prepotenza della sua arte non della sua persona, essendo egli potente, non prepotente, suasivo, delicato, di intelletto profondo, estroso e ricco di continue eccezioni”. “Quello che possiamo chiamare, per necessità di semplificazione, il periodo informale di Vacchi, è uno degli episodi più grandiosi, ardui, irregolari e nuovi dell’arte italiana nella seconda metà del secolo; e dell’arte europea, entro la quale naturalmente, ancorché non palesemente, si trova collocato”. Vacchi espone alcune di queste opere, nel 1956, in una mostra alla Saletta Amici dell'Arte di Modena. Nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia. Nel 1957 espone alla mostra Pittori moderni della collezione Cavellini alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 1958 viene invitato ancora alla Biennale di Venezia e alla mostra di pittura contemporanea di Copenhagen. Tiene inoltre una personale alla Contemporaries Gallery di New York. Nel 1959 si trasferisce a Roma, dove la sua pittura, benché ancora informale, si va sempre più agglutinando e gradatamente risvegliando a quella figuratività che è propria del suo operare. Pur frequentando i pittori figurativi di "Piazza del Popolo", variamente informati agli stilemi pop, non riesce a condividere la loro attenzione per l'immagine americana ispirata a modelli connessi alla società dei consumi. I suoi maestri, al contrario, sono i grandi artisti europei come Marx Ernst, Otto Dix, Bacon, De Chirico, e la sua pittura risente fortemente dell'espressionismo nato nel vecchio continente. Dal 1962 al 1968 dà vita ad un lungo ed approfondito discorso sul "potere". La sua arte, rivolta ai tempi sociali, fuori da ogni retorica populista, e calata con acuta frizione esistenziale e critica nelle urgenze della realtà, si trasforma ed acquista un valore di rivolta e di sovversione. Infatti realizza tre grandi cicli pittorici. Il primo è "il Concilio" nel 1962, che segna il ritorno della figura riemersa dal magma pittorico precedente e si incentra sul potere della Chiesa, nei cui simboli sontuosi e tetri, Vacchi focalizza, in chiave visionaria, come scriveva Enrico Cripolti nel 1964: “l’esibizione della presenza, fisica e non fittiziamente scenica, di uno dei maggiori poteri storici costituiti, spirituale e temporale insieme, e, attraverso di esso, direi lo stesso potere della storia”. Seguono La morte di Federico II del 1966, sul potere dello Stato e della storia, e Galileo Galilei semper del 1967, sul potere della scienza. Nel 1964 viene invitato, con una sala personale, alla Biennale di Venezia. In quell'occasione il cardinale Urbani proibisce l'entrata ai sacerdoti, proprio per la presenza dei quadri del Concilio. Sempre nel 1964 appare nelle librerie il volume intitolato "Il Concilio di Vacchi" con testo di Enrico Crispolti. Nel 1968 Vacchi è presente alla mostra Alternative attuali 3 a l'Aquila e una sua prima mostra antologica viene organizzata al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. In piena contestazione, Vacchi abbandona il tema del potere e si dedica per cinque anni al Ciclo del pianeta, che si concluderà nel 1973 con l'immensa tela Finisterre. Si rivolge ora all'individuo, solitario e degenerato, l'essere che vive nella natura ormai degradata e drammatica. Nelle sue opere Vacchi si rifugia nel sogno, nelle visioni surreali e fantastiche, fatte di uomini, donne, animali, ma anche di strani corpi contorti e avvinti, in un paesaggio deserto e abbandonato. La storia, ora, è la tragica realtà del presente, violenta e drammatica, e l'uomo, che vive in essa, ne rispecchia la solitudine e l'isolamento. L'immaginario pittorico continua in un altro ciclo, quello delle Piscine lustrali del 1974, dove le sue immagini, ricche di forte sensualità ed erotismo, lasciano trasparire una figurazione più positiva e vitale. In questo anno Giuliano Briganti concepisce e ordina la mostra Itinerario mitologico: Boecklin, De Chirico, Savinio, Vacchi alla Galleria dell'Oca di Roma. Briganti scrive: “Il processo mediante il quale le immagini genuine del mito affiorano dal profondo alla luce della coscienza non si risolve necessariamente in un equilibrio umanistico fra conscio e inconscio. È difficile sostenere che una realtà linguistica si sprigioni solo dall’attuarsi di quell’equilibrio. Il potere che le immagini mitiche di Vacchi hanno su di noi nasce da un’adesione profonda che sottende quell’eventualità. Perché esse (…) concernono l’inizio o la fine delle cose, la genesi o il dissolvimento. Il punto di arrivo, comunque, di un cammino, di un itinerario mitologico”.
Nel 1975 alimenta sempre di più la sua ricerca visionaria realizzando quattro grandi tele: Della melanconia, Perché il pianeta, Intorno al Buonarrotti e Della perdita o del ritrovamento.
Nel 1976 tiene una personale nelle sale del Palazzo Comunale di San Gimignano e nel 1979 al Real Collegio de España a Bologna. In questo periodo realizza una serie di dipinti intitolata Capricci, particolari per l'uso della tavola come supporto pittorico e per i colori metallici dall'oro all'argento. Nel 1981 allestisce alla Galleria Cà d'Oro di Roma la mostra Vacchi in Atlantide Praeco. Sono queste le opere del sogno, immagini dell'irreale che diventa reale, nel momento in cui egli si rappresenta presente e visione egli stesso. "Nelle figurazioni di Vacchi - spiega Pietro Bonfiglioli nel catalogo della mostra - la parte in cui l'io si rappresenta come autoritratto o maschera storica o mitologica (il Giove di Giulio Romano, Federico II, Galileo, ecc. ) mantiene spesso un rapporto di solitudine con il resto del quadro, nel quale si riproducono come in uno specchio infranto o in un racconto scenografico le immaginazioni crudeli che svalutano le forme naturali, l'azione umana, la storia. Figure deformi e grottesche, esse sono ambiguamente, sotto l'aspetto soggettivo, un prodotto demiurgico, atto demoniaco del soggetto; sotto quello oggettivo, teatralizzando la rivolta degli specchi, l'inferno degli inganni". Nel 1983, sempre alla Galleria Cà d'Oro di Roma , tiene una mostra personale dal titolo Delle porte iniziatiche per una settimana, vere porte che sono allo stesso tempo supporto di pittura, luogo di culto e di passaggio dal passato al presente, in un perdersi infinito di immagini mistiche. Nel 1986 realizza il ciclo Stanze della Nekyia, in cui l'artista, che vive sempre più isolato in una sua propria realtà, quasi in un limbo in attesa di nuovi eventi, "sente che è il momento tragico e doloroso, di cercare dentro di se i guasti e la piaga e di scendere al fondo del proprio io. Di cercare il dolore e, se ci sono ancora, le speranze e i desideri di una qualche liberazione", così scriveva Dario Micacchi. Nel 1988 ritrova Marcel Proust, lo studia, lo analizza nella sua visione letteraria e culturale trasportandolo in un'opera drammatica e al tempo stesso visionari. In questi ultimi anni ha dipinto molti ritratti di amici e di personaggi da lui amati ed ammirati: Samuel Beckett, Franz Kafka, T.S. Eliot, Alberto Savinio, Otto Dix, Francesco Arcangeli, Greta Garbo, Francis Bacon. Scriverà nel 2002 Pierre Restany: “Vacchi ha ripreso tutti i suoi amici e anche tutti coloro – pittori, scrittori, filosofi, critici e storici dell’arte – che considera come dei complici della sua visione notturna e dei suoi fantasmi travestiti in una semantica dell’orrore latente (…) Tutti i suoi amici Vacchi li estrae dalla sua notte, culturale per metterli in luce sulla tela, tutti con un loro stesso sguardo insonne che è il marchio della loro complicità”.
Nel 1988 Enzo Siciliano cura una sua mostra dal titolo 1949-1988: venticinque dipinti alla Galleria La Gradiva di Roma. Nel 1990, a Castenaso di Bologna, viene organizzata una grande mostra antologica di disegni e pitture che ricostruisce il lungo viaggio artistico del maestro emiliano. Il 2 Marzo 1991 Francesco Gallo presenta la mostra antologica del Maestro, Caos, Informale, Eros. Opere 1948/1990, alla Galleria d'Arte Moderna di Paternò. Il 1° Giugno 1991, in Santa Croce sull'Arno, viene inaugurata la mostra curata da Nicola Micieli Subsidenze. Maledetti e Romantici, dove sono esposte le opere di Vacchi, Fieschi, Francese, Moreni e Perez.
Il 29 Giugno a Palazzo Paolina, in Viareggio, nell'ambito del 62° Premio Letterario Viareggio-Repaci, viene reso omaggio al Maestro Sergio Vacchi.
Nel 1994 si tiene a Milano al Museo Permanente un’antologica di Sergio Vacchi voluta da Giovanni Testori e con i contributi critici di Barbara Rose, François Fossier, Erich Steingräberg. Nel 1996 ha luogo, ordinata da George S. Bolge, la mostra al Boca Raton Museum di Miami, in Florida. La presentazione magistrale dello stesso G. S. Bolge termina con queste parole: “Possiamo pensare alla sua arte in termini di un nuovo Zeitgeist, un taglio improvviso con il passato, un inaspettato capovolgimento del gusto, o la passione, la possiamo chiamare l’ultimo waltzer con la modernità”. Nel 2001 si tiene a Firenze, nell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, la mostra Sergio Vacchi, La sua arte la sua collezione. Successivamente dodici disegni e un Autoritratto di Vacchi vengono acquisiti dal Museo degli Uffizi. Nello stesso anno si tiene a Palazzo Ricci di Macerata, nell’occasione del V Premio Scipione conferito a Sergio Vacchi, la mostra Sergio Vacchi. Il percorso avulso, fra 1948 e 2002, a cura d Enrico Crispolti, il quale scrive: “Non ho avuto dubbi nella scelta di Vacchi per il ruolo di grande personaggio al quale dedicare con la mostra antologica il maggior riconoscimento del V Premio Scipione 2002. (…) un personaggio complesso insubordinabile quale Sergio Vacchi, appare subito, attribuisce alla rinata manifestazione maceratese un vivissimo accento di novità e d’attualità, cioè di produttività culturale. E potrà risultare mordente non soltanto per ciò che fa riscoprire del passato, ma per le incalzanti novità di un uomo che anche in questi ultimissimi anni non ha certo deposto le armi della propria vigilante e irriducibile immaginazione critica”.
Sempre nel 2002 viene presentato al Circolo Artistico di Bologna, in anteprima, il dipinto Il Quadrato Magico, opera emblematica della quale Janus scrive: E’ un quadro che può avere molti titoli e numerosi significati. Il Quadrato Magico che Vacchi inserisce nel suo dipinto è il punto di partenza, il punto di apertura verso lo spazio, è l’enigma della pittura ed è l’enigma della creazione. Apre e chiude il dipinto come un duplice sipario, è parola ed è anche il rovescio della parola, contrario di se stesso e l’ambivalenza del significato, affermazione e negazione. È sortilegio sciamanico che si proietta nell’interno del quadro esprimendo l’inquietudine del mondo che non vuole essere svelato e che tutti cercano di svelare”. Il 13 dicembre del 2003 si inaugura alla Galleria Comunale d’Arte, Palazzo del Ridotto, di Cesena l’antologica Greta Garbo e Sergio Vacchi nel palazzo del Ridotto di Cesena. Nell’occasione esce per le Edizioni Fondazione Vacchi, curata da Nicola Micieli con la preziosa assistenza del Maestro, un importante volume di documentazione iconografica della mostra e di riepilogazione della letteratura critica che ha seguito passo passo l’itinerario creativo di Sergio Vacchi, attestandone la posizione critica e propositiva di primo piano nel vivo della problematica artistica del Novecento italiano ed europeo. Il 19 settembre 2004 viene inaugurata presso il Gruppo Gualdo di Sesto Fiorentino la mostra intitolata Greta Garbo e Pablo Picasso, protagonisti del novecento in presenza del Quadrato Magico.

ELENCO DELLE OPERE:

Museo Leonardiano/Palazzina Uzielli

Il ritorno in Italia – Incontro con il Paracleto
Studio per la tavola cellulare di Leonardo
La tavola cellulare di Leonardo
Le mele occidentali di Leonardo
Le mele occidentali di Leonardo sul tavolo cellulare
Il tavolo cellulare all’aperto
L’ultima spiaggia dei progenitori
Incontro con la donna del parto al Ponte dei Sospiri
Volo segreto di Leonardo in Egitto
9 bozzetti preparatori

Museo Leonardiano/Castello dei Conti Guidi

Leonardo della virtualità della Sfinge
Studio per l’equilibrio terminale di Leonardo
L’equilibrio terminale di Leonardo
Leonardo vede nello specchio le Piramidi-Ufo
I viandanti nei crateri computer
L’aquilone di Leonardo

Casa natale di Leonardo

La notte della donna
I tre volti di Leonardo
Le due Gioconde – La Gioconda della Terra e la Gioconda dell’Aria
La seconda notte di Amboise
Leonardo non c’è più

LEONARDO A VINCI
Il percorso museale leonardiano


Tutto a Vinci parla del Genio: la casa dove nacque, la Chiesa dove la tradizione vuole sia stato battezzato, le strade e le piazze del castello che conservano ancora lo stile architettonico della sua epoca. I luoghi museali ed artistici del paese dedicati alla memoria di Leonardo sono oggi raccolti in un unico percorso museale che invita ad approfondire la conoscenza del grande artista e scienziato.
Sotto il titolo Leonardo a Vinci il percorso riunisce tutti i luoghi pubblici di interesse leonardiano:

Il Museo Leonardiano
Il Museo Leonardiano, nelle due sedi di Palazzina Uzielli e Castello dei Conti Guidi, espone una delle collezioni più ampie ed originali di macchine e di modelli di Leonardo ingegnere, scienziato e tecnologo. Le riproduzioni sono presentate con precisi riferimenti agli schizzi dell’artista e, in alcuni casi, accompagnate da ricostruzioni digitali animate. La Palazzina Uzielli ospita, oltre alla biglietteria, le nuove sale dedicate rispettivamente alle macchine da cantiere, con la rielaborazione di Leonardo dei progetti di Brunelleschi per realizzazione della cupola del Duomo di Firenze, e alla tecnologia tessile. Nel Castello dei Conti Guidi, trovano spazio macchine e modelli di settori di studio diversi: dagli strumenti di uso scientifico alle macchine militari e da cantiere, a quelle - in scala reale - per il movimento nell’aria, nell’acqua e sulla terra. Completa l’esposizione del Castello la sezione “L’ottica di Leonardo tra Alhazen e Keplero” dedicata agli studi di ottica che sarà inaugurata il prossimo 4 giugno. Il Museo è aperto tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 19.00

La Piazza Guidi
Antistante l’ingresso del museo Leonardiano in Palazzina Uzielli, la Piazza Guidi presenterà un intervento di riconfigurazione urbana ad opera dell’artista Mimmo Paladino. Lo spazio della piazza, concepito come una serie di piani, legati fra loro a diverse altezze e con diverse inclinazioni, realizzati con lastre di pietra serena e incise con inserti di alluminio, crerà un effetto scenografico magico, in linea con l’identità pubblica del luogo e con la figura artistica e scientifica del suo principale ispiratore, Leonardo da Vinci.

La Casa Natale ad Anchiano
A circa 3 km. da Vinci, in località Anchiano, si trova la casa colonica in cui è tradizionalmente attestata la nascita di Leonardo, il 15 aprile 1452. Situato in aperta campagna, nella cornice di un paesaggio che è ancora simile a quello che Leonardo contemplò fin dall’infanzia, l’edificio ospita una mostra didattica permanente con riproduzioni di disegni raffiguranti vedute della campagna toscana e di una mappa del Valdarno tracciata da Leonardo. La Casa Natale è aperta tutti i giorni dalle ore 9.30 alle 19.00

La Biblioteca Leonardiana
Un centro di documentazione completo e specializzato sull’opera di Leonardo da Vinci. Inaugurata ufficialmente nel 1928, la Biblioteca Leonardiana è da allora punto di riferimento per studiosi e ricercatori italiani e stranieri. Possiede la riproduzione in facsimile di tutti i manoscritti e disegni di Leonardo, oltre a tutte le edizioni a stampa delle sue opere a partire dalla prime del 1600.

“L’Uomo di Vinci”
Nella piazza retrostante il Castello dei Conti Guidi impone la sua presenza al visitatore la grande scultura lignea di Mario Ceroli, L’Uomo di Vinci (1987), ispirata alla celebre riproduzione di Leonardo dell’Uomo di Vitruvio.

Il “Cavallo”
Nella centrale piazza della Libertà è collocato il monumento equestre in bronzo della scultrice Nina Akamu. La statua è ispirata ai numerosi disegni di cavalli di Leonardo, particolarmente a quelli relativi al progetto - rimasto incompiuto - della colossale statua dedicata a Francesco Sforza, signore di Milano, alla cui creazione Leonardo si dedicò negli anni del suo primo soggiorno milanese, tra il 1482 e il 1499.
Nel 1977 Charles Dent - appassionato cultore del Rinascimento artistico italiano – si invaghì dell’idea di portare a termine il fallito esperimento di Leonardo, dando vita a Fogelsville (Allentown, Pennsylvania) ad un’apposita fondazione, la Leonardo da Vinci’s Horse . Nel 1994 la fondazione affidò a Nina Akamu l’incarico della realizzazione dell’opera che nel 1997 è stata donata alla Città di Vinci.


25/05/2005 11.52
Provincia di Firenze