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Regione Toscana
Detenuti: sfera dell’affettività, l’esperienza delle carceri toscane
Tutti gli istituti, in modi diversi, cercano di accogliere gli affetti delle persone detenute nella loro totalità. I casi de la “Casa delle mosche” a Pianosa e “Il Giardino degli incontri” a Firenze
Gli Istituti toscani, in modi diversi, si propongono di accogliere gli affetti delle persone detenute nella loro totalità, secondo il principio di dignità. L’attenzione verso le relazioni affettive è ben testimoniata, per esempio, dai corsi di supporto alla genitorialità che si svolgono nella maggior parte di essi e dall’organizzazione di momenti conviviali, come le Feste della famiglia che, periodicamente, vengono organizzate e che vedono le persone detenute cucinare e accogliere i loro cari dentro le mura del carcere.

Significativa in questo senso è l’esperienza realizzata all’interno della Casa Circondariale di Livorno che, durante una di queste occasioni, ha permesso alle persone detenute di avere dei ritratti fotografici insieme ai loro cari, supportando le persone detenute nella riappropriazione, anche simbolica, della propria presenza all’interno nel nucleo famigliare, da poter testimoniare attraverso una fotografia, da esporre all’interno della camera detentiva, ma anche da consegnare ai propri cari, come testimonianza del loro legame.

Un altro spazio dedicato agli affetti, in particolare ai bambini, è certamente l’area verde, usufruibile nella bella stagione e presente nella quasi totalità degli Istituti che, come nel caso della Casa di Reclusione di Porto Azzurro, risulta curata e attrezzata per poter accogliere gli ospiti in uno spazio il più possibile simile ad un parco. Sempre più frequentemente, inoltre, a questi spazi viene associata l’attività di Pet Therapy che vede l’accompagnamento dei bambini da parte di cani addestrati, capaci di rendere meno traumatico l’impatto con la dimensione della struttura detentiva e supportando l’incontro col genitore, non sempre sereno.

.ante è anche l’esperienza portata avanti nell’Istituto Mario Gozzini a Firenze dove le persone detenute possono incontrare i loro animali domestici. All’interno della struttura di Massa Carrara, invece, è stata realizzata una casina rossa pensata per gli incontri con i bambini e collocata nel giardino e nella Casa Circondariale. A Pistoia si è tenuto un percorso partecipativo che ha portato alla realizzazione di un giardino per le visite dei famigliari. Un altro aspetto che testimonia una maggiore attenzione all’accoglienza dei visitatori, soprattutto ai più piccoli, è l’allestimento delle sale colloqui con angoli morbidi o ambienti specificatamente dedicati ai bambini, così come i servizi di animazione che in alcuni Istituti rendono maggiormente sopportabile l’attesa o il colloquio stesso.

In tal senso, una grande rivoluzione è stata introdotta dall’emergenza sanitaria che ha reso possibile la prenotazione dei colloqui, andando ad eliminare le file dinanzi agli Istituti e i tempi di attesa, spesso trascorsi all’esterno, senza protezione dalle intemperie o in ambienti non sempre adatti ed accoglienti. Anche l’introduzione delle videochiamate, soluzione emergenziale per tamponare la sospensione dei colloqui, è andata ad intercettare una necessità, propria di coloro che non erano soliti fare colloqui a causa della distanza della famiglia, ma che ha permesso comunicazioni più frequenti e meno onerose.

In questo senso, nel carcere di Livorno è emerso come le videochiamate tramite WhatsApp, più brevi, ma anche più frequenti, vengano spesso preferite rispetto ai collegamenti più lunghi tramite Skype. Naturalmente risulta auspicabile che la possibilità di videochiamare e di prenotare i colloqui restino in vigore anche una volta superata l’emergenza sanitaria. Sempre a Livorno e a causa dell’emergenza sanitaria, è stato introdotto un servizio di scansione e invio tramite posta elettronica della corrispondenza, che ha portato alla riduzione dei tempi necessari per le comunicazioni scritte.

Per quanto riguarda la definizione di spazi espressamente dedicati alle visite, in alcuni Istituti come quelli di Arezzo e Livorno sono stati intrapresi degli approfondimenti per verificarne la fattibilità. Anche la Casa di Reclusione di +Volterra è da anni impegnata nella definizione di un progetto che porti alla creazione di una stanza per gli affetti che, pur non essendo ancora approvato e realizzato, permetterebbe una rapida e preparata applicazione della nuova Legge.

Sull’Isola di Pianosa è, invece, attiva la cosiddetta 'Casa delle mosche' dove i familiari delle persone detenute possono risiedere e trascorrere del tempo libero con i loro cari nella fascia oraria che non li vede occupati nelle attività lavorative (15.00 -21.30). In orario serale, però, le persone recluse devono rientrare al Sembolello. La Casa delle mosche consiste di due appartamenti, uno destinato ai detenuti che possono già usufruire di permessi e un altro per le persone che ancora non ne possono usufruire e che sono quindi autorizzati ai soli colloqui visivi con familiari o terze persone. Altro elemento interessante di questa sperimentazione è l’equiparazione delle persone terze ai familiari; ciò ha permesso, infatti, ad alcuni detenuti di avere colloqui visivi anche con le rispettive fidanzate conosciute su internet.

La Casa delle mosche è certamente un’esperienza facilmente replicabile anche in altri contesti, in primis nella Casa di Reclusione di Porto Azzurro che potrebbe ristrutturare una delle foresterie per destinarla a questo tipo di incontri. L’intervento potrebbe essere di tipo progressivo e rivolgersi, in una prima fase, alle persone in permesso, per poi allargarsi anche agli altri detenuti sempre nel rispetto delle indicazioni del Magistrato di sorveglianza. Un’esperienza simile è stata sperimentata anche sull’Isola di Gorgona, dove i famigliari hanno potuto permanere per alcuni giorni e vedere i propri cari, in permesso sull’isola, in un ambiente attrezzato.

L’opera che, tuttavia, rimane un punto di riferimento per la definizione di un luogo pensato per ospitare gli affetti, è sicuramente “Il Giardino degli incontri” all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario di Sollicciano a Firenze. Progettato dall’Architetto Giovanni Michelucci, rappresenta un caso unico all'interno del panorama regionale e nazionale. Nato come luogo per gli incontri tra il detenuto e i familiari in visita, si caratterizza per la qualità degli spazi che offre in antitesi con l'architettura carceraria, mitigandone la sensazione di oppressione specialmente quando alle visite partecipano dei minori.

Attraverso il giardino, infatti, la persona detenuta può godere un momento di effettivo rilassamento in compagnia di familiari ed affini in visita. Il Giardino degli incontri accoglie al suo interno un'area verde, un teatro all'aperto, percorsi a pergolato, corsi d’acqua e panchine che ricordano quelle del “Parc Guell”. Attualmente gli spazi destinati ai colloqui consistono in specifici locali per colloqui visivi ed un edificio per gli incontri interno al Giardino. Per gli incontri con i minori è presente uno spazio giochi collocato all'interno dell'edificio del giardino dove i bambini possono attendere il genitore detenuto. L'edificio per gli incontri prevede anche una vasta area esterna dove poter effettuare incontri all’aria aperta durante il periodo estivo. La modalità di accesso avviene a seconda del regime di detenzione.

23/11/2021 16.35
Regione Toscana


 
 


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