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DONNE: FLESSIBILITÀ FORZATA SUL LAVORO
I risultati di una ricerca di Eurema e Consigliera di Parità

Donne al lavoro

Una fiorentina su tre ha un lavoro flessibile. E in sette casi su dieci la scelta non è voluta ma forzata. Dove la flessibilità invece serve, per esempio sull’orario di lavoro, manca.
Questa una delle indicazioni che emergono dalla ricerca su “L’impatto della flessibilità sull’occupazione”, che viene presentata oggi al Grand Hotel Baglioni di Firenze nell’ambito di un convegno organizzato dalla Consigliera di Parità della Provincia di Firenze sul lavoro delle donne.
La ricerca è stata condotta per l’ufficio della Consigliera di Parità dalla società Eurema.
Fra le donne trentenni senza figli nove su dieci lavorano. Fra quelle con figli la percentuale scende a sette su dieci. Di esse il 71,4% cerca esclusivamente un lavoro part time.
La percentuale di lavoratrici in tutte le fasce d’età è invece del 66%. Fra quelle che non lavorano, ben il 24,7% ha smesso dopo una maternità, il 20,1% per la fine di un contratto a termine.
Delle donne che lavorano il 31,7% lo fa nella pubblica amministrazione, il 21,6% nell’industria e nell’artigianato, il 20,3% nel commercio.
Più della metà delle intervistate (il 53,2%) ha un lavoro di tipo tradizionale a tempo indeterminato e pieno. Le lavoratrici part time sono il 14,4%. Quelle autonome il 15,3%.
Ad avere contratti atipici e flessibili è il 31,6% delle donne, con contratti per lo più a tempo determinato (73,8%), di durata inferiore a sei mesi (36,1%) o a un anno (39,3%). La percentuale è più alta nell’area fiorentina e nell’empolese e scende al 25% nelle altre zone. Come si è detto, soprattutto nelle lavoratrici giovani la scelta di un lavoro a termine non è intenzionale.
La metà delle donne occupate non ha nessuna flessibilità di orario, che è un privilegio sconosciuto soprattutto nel settore privato, dove solo una lavoratrice su quattro ha un orario di entrata elastico o la possibilità di variare le ore di lavoro giornaliero. Questo mentre il 36,6% delle intervistate giudica la flessibilità un elemento abbastanza importante, il 35,9% molto importante.
Quanto al reddito, metà delle donne guadagna meno del partner, un quarto ha un guadagno pari, solo il 15% guadagna di più. Le donne dirigenti e quadri sono solo il 6,6%, il 68,2% occupa livelli intermedi, il 22,8% subalterni.
Frutto di questa situazione è un vero e proprio scetticismo che le donne ancora hanno rispetto alla possibilità di gestire contemporaneamente vita familiare e lavoro, benché l’82,4% di esse ritenga che marito e moglie si devono dividere egualmente la cura della casa e dei figli. Questo scetticismo è a sua volta una delle cause della tendenza delle donne a restare bloccate più degli uomini nella spirale del lavoro a termine, che da modalità di ingresso nel mercato del lavoro si trasforma in modalità di sottooccupazione e di precariato, mentre il part time finisce con il bloccare o quantomeno rallentare il percorso e la carriera delle donne che lo scelgono.
A conclusione della presentazione della ricerca da parte di Francesca Ricci e Paola Tronu, tavola rotonda coordinata dalla Consigliera di Parità Maria Grazia Maestrelli, con la partecipazione di Marco Baldi, presidente della CNA toscana, Lorenzo Cellini di Assindustria Firenze, Emilio Viafora, segretario nazionale NidiL-Cgil, Ivan Moscardi, assessore al personale del Comune di Sesto e Patrizia Pellegatti, responsabile del coordinamento donne della Cisl toscana.

31/03/2004 13.28
Provincia di Firenze