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CHAMPIONS EUROPE, RIFONDAZIONE: "PILE SCARICHE A SCANDICCI?"
Calò e Verdi: "Precarizzazione tutta giocata sulla pelle dei lavoratori"

Champions Europe, affermata azienda nel settore dell’abbigliamento sportivo e radicata nel sistema moda di Scandicci, nell'area ex Superpila, avvia la delocalizzazione delle attività. Per i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista si tratta di "una decisione grave che colpisce duramente i lavoratori e l’occupazione". L’azienda "non ha mai brillato né sul piano della trasparenza gestionale né su quello della responsabilità sociale". Una decisione annunciata anni fa "con i primi licenziamenti e non adeguatamente contrastata dalle Amministrazioni Locali". I primi a partire "sono il reparto della logistica amministrativa e i tecnici dei tessuti: chi saranno i prossimi. Una precarizzazione tutta giocata sulla pelle dei lavoratori". Rifondazione Comunista esprime solidarietà ai lavoratori e chiede alla Provincia di Firenze di "contrastare il profilo assunto dalla proprietà" e di tutelare e sostenere i lavoratori. Presentata in Provincia una domanda d'attualità. Di seguito il testo.

"Apprendiamo dalle cronache locali che la un’azienda affermata nello sportswear e pienamente inserita e radicata nel sistema moda di Scandicci, nell'area ex Superpila, avvia la delocalizzazione delle attività nella sede centrale che si trova in provincia di Modena.
Una decisione grave e inopportuna che mette a serio rischio la tenuta dei livelli occupazionali e gli assetti produttivi di un territorio già colpito duramente da una progressiva desertificazione di imprese proprio in uno dei settori come quello della moda che è un volano dell’economia scandiccese.
La crisi di questa azienda parte da lontano, quando improvvisamente nel 2010, a fronte di una crisi economica e di mercato, e di una perdita di commesse sull’abbigliamento sportivo avviò le prime procedure di mobilità, scaricando le sue difficoltà solo sul costo del lavoro e sull’occupazione, allora furono colpiti 23 lavoratori.
Successivamente ai primi tagli e alle prime contrazioni occupazionali, sembrava che la proprietà avesse l’intenzione di rilanciare il sito di Scandicci se non che “…nel novembre scorso ai dipendenti fu annunciata per lettera il trasferimento dell'intero reparto, dalla logistica all'amministrazione, in Emilia Romagna. La stessa lettera, ai primi di febbraio è stata recapitata ai tecnici dei tessuti…”.
Dunque le rassicurazioni date dalla società negli anni scorsi celavano solo la necessità di attivare un processo di smantellamento senza che qualcuno potesse interferire.
Oggi che le decisioni sono state prese e che il processo “di trasferimento delle attività”sembra irreversibile i riflettori tornano ad accendersi verso una azienda che non ha brillato né sul piano della trasparenza né tanto meno su quello della responsabilità sociale.
In questo caso l’azienda non licenzia ma invita i lavoratori a seguirla “…a più di 150 chilometri da Firenze, ogni santo giorno, magari trasferendosi su due piedi…” una modalità molto fine per attivare gli auto licenziamenti.
E infatti “…molti stanno mollando, soprattutto donne giovani e neomamme, che pur dopo anni di fedeltà al posto di lavoro, si sono trovate costrette a rinunciare al trasferimento e licenziarsi. Ora c'è ansia tra gli altri lavoratori, che aspettano di sapere chi sarà il prossimo a ricevere la lettera di trasferimento….”.
Nel 2010, quando furono annunciati i 23 licenziamenti nello stabilimento di Scandicci avevamo invitato la Provincia di Firenze e il Comune stesso ad attivarsi verso la proprietà al fine di contrastare licenziamenti, precarizzazione e desertificazione produttiva e a stabilire un tavolo di confronto al fine di salvaguardare l’occupazione e scongiurare la dismissione di un’azienda che a Scandicci risultava essere il cuore pulsante di un sistema moda molto accreditato.
Da quel momento poco abbiamo saputo su quanto stava avvenendo in quell’area e che doveva essere senza alcun indugio tenuta sotto osservazione da parte delle Istituzioni proprio perché il profilo scelto dalla Champion Europe non era dei migliori .
Quindi la delocalizzazione e il pesante prezzo pagato dai lavoratori in termini di occupazione e lavoro era stata annunciata, era prevedibile e ci chiediamo se è stata sufficientemente contrastata non tanto a livello sindacale ma sul piano politico e istituzionale di chi amministra e governa.
Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista
nell’esprimere la piena solidarietà ai lavoratori della Champion Europe, interessati da una pesante delocalizzazione di attività e coinvolti in una insostenibile precarizzazione occupazionale e salariale,
chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire su quanto sta avvenendo nello stabilimento di Scandicci sul versante delle attività produttive, sull’occupazione e diritti dei lavoratori.
Altresì chiediamo di sapere se la Provincia di Firenze è stata interessata dai sindacati sulla vicenda del trasferimento delle attività produttive in Emilia Romagna e se a partire dal 2010, ovvero dai primi licenziamenti, si sono mai avuti contatti istituzionali con la proprietà così come allora fu richiesto anche dai sindacati.
Infine vista l’insostenibilità sociale della strategia attivata dalla società e dal basso profilo adottato sul piano delle relazioni e sui diritti chiediamo di sapere cosa intende fare la Provincia di Firenze unitamente al Comune di Scandicci per salvaguardare l’occupazione, il salario e i redditi dei lavoratori della Champions".

20/02/2012 11.23
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze