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RICERCA DELLA MONNA LISA: ULTIMATI GLI SCAVI A SANT’ORSOLA
Terminata la fase preliminare al ripristino chiesta dalla Soprintendenza. Giorgetti: “Un’operazione che ha creato interesse nel mondo e ha generato nuove prospettive per il quartiere di San Lorenzo”

Scavi a Sant'Orsola

Un’operazione che ha portato nuove prospettive per il quartiere di San Lorenzo. Una campagna di scavi archeologici che ha trasformato il complesso di Sant’Orsola in un luogo di interesse per i fiorentini, per i turisti e anche per la stampa nazionale e internazionale. Ma gli scavi effettuati nell’ex convento segnano soprattutto la conclusione di una fase importante che la Soprintendenza archeologica della Toscana aveva richiesto alla Provincia di Firenze come lavoro preliminare a qualsiasi altro intervento di ripristino di Sant’Orsola, già oggetto di un progetto definitivo da parte della Provincia stessa e successivamente di una proposta di project financing.
“La campagna di scavi avviata nel 2011 è l’opera che di fatto ha avviato tutto il recupero e la valorizzazione di un’enorme area purtroppo da troppo tempo dismessa – afferma Stefano Giorgetti, assessore all’Edilizia e al Patrimonio della Provincia di Firenze – Un lavoro propedeutico che nel tempo sarà in grado di riqualificare un intero quartiere e che donerà alla città nuove piazze e grandi spazi ora inagibili”.
“Le ricerche compiute a Sant’Orsola – spiega Giorgetti - sono state richieste nel 2010 dalla Soprintendenza archeologica. Per quanto riguarda l’opera di scavo l’impegno richiesto alla Provincia è stato di 18mila euro per il 2011 e di 82mila euro per il 2012: risorse che in parte sono state utilizzate per la messa in sicurezza e la fruizione di alcune parti dell’immobile. A queste cifre si sommano gli importi per gli incarichi professionali, ossia gli onorari delle antropologhe e dell’archeologa che hanno seguito le operazioni: 6mila euro nel 2011 e 26mila per il 2012”.
“E’ quasi superfluo ricordare che le indagini di tipo scientifico per la ricerca degli eventuali resti mortali di Lisa Gherardini fanno parte di uno studio condotto in modo autonomo dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali – conclude l’Assessore Giorgetti - Uno studio che rispetta comunque il coordinamento dei lavori della Soprintendenza archeologica che, a suo tempo, concesse il nulla osta”.
La Provincia di Firenze, secondo quanto annunciato dall’assessore Giorgetti, intende realizzare nei prossimi mesi una pubblicazione per raccogliere e illustrare la documentazione relativa alla campagna di scavi di Sant’Orsola, anche in vista dell’intervento di ristrutturazione dell’intero edificio che, in futuro, dovrebbe ospitare anche due musei: uno riguardante proprio alla storia del complesso conventuale, legato anche a Leonardo da Vinci e alla Monna Lisa, e un altro dedicato a Pinocchio.

AL VIA LA SECONDA PARTE DELLA RICERCA
SUL WEB LA CONDIVISIONE DI TUTTI RISULTATI

Questa mattina, a Palazzo Medici Riccardi, in occasione della conferenza stampa per la conclusione degli scavi archeologici presso l'ex monastero di Sant'Orsola, Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali, ha presentato la sintesi della ricerca autonoma dedicata al ritrovamento della sepoltura e dei resti mortali di Monna Lisa Gherardini, moglie di Francesco di Bartolomeo del Giocondo.

Presenti alla conferenza stampa: Stefano Giorgetti, Assessore al Patrimonio, Edilizia, Protezione Civile, Trasporti e Mobilità della Provincia di Firenze, e Giuseppina Carlotta Cianferoni, Soprintendente reggente per l'Archeologia in Toscana, che hanno ribadito ai giornalisti le modalità della loro collaborazione istituzionale.

Silvano Vinceti ha esposto una serie di documenti di carattere storico che confermano che la prima modella della Gioconda di Leonardo è stata la Lisa Gherardini. Nell'occasione ha reso noto quanto riportato nel testamento del 1527 di Giangiacomo Caprotti, detto Salai, allievo prediletto di Leonardo, che il nome Joconda venne per la prima volta utilizzato per la descrizione di un quadro in possesso del Salai, anziché nel 1610 come sostengono molti storici dell'arte nell'inventario dei dipinti di proprietà del Re di Francia a Fontainebleau. Vinceti ipotizza che Leonardo prima della sua partenza da Roma per Amboise, nel 1516, potrebbe aver dato in eredità alcuni dipinti - tra cui la Gioconda - al Salai, che non lo seguì nel suo trasferimento in Francia. Occorre infatti ricordare che Lisa Gherardini era chiamata Monna Lisa del Giocondo. “Il Salai poteva mai chiamare un quadro con il nome Joconda, se questo non poteva essere già stato utilizzato da Leonardo in via verbale e non scritta?”, si domanda Vinceti.

I resti ossei partiranno domani, 6 marzo, alla volta di Ravenna, presso i laboratori dell'Università di Bologna, dove saranno sottoposti ad esami accurati, come - ad esempio - il Carbonio 14 ed il DNA.

Tutti i risultati della ricerca saranno raccolti e condivisi sul web grazie alla piattaforma “Looking for Monalisa” progettata da Capitale Creativo, società di pr e comunicazione, e realizzata da RMO: due giovani realtà fiorentine, orgogliose di promuovere e trasmettere a livello internazionale i segreti contenuti nel capolavoro di Leonardo da Vinci, attraverso un nuovo modo di fare “divulgazione” sulla rete mediante i principali social network.

Oleg Sisi, presidente di Capitale Creativo, ha precisato che “Looking for Monalisa non è solamente un portale tematico dedicato alla ricerca di Lisa Gherardini, ma un motto nel quale ritroviamo lo spirito stesso del Comitato e della sua vocazione a risolvere i grandi gialli del passato legati a personaggi della storia, dell'arte e della cultura italiani”.

Con tali presupposti il sito (in inglese, come prima lingua, ed italiano) costituirà una vetrina di primissimo piano per uno o più partner che vorranno condividere questa iniziativa di comunicazione, che potrà contribuire alla valorizzazione del patrimonio del nostro territorio.


Cronologia della ricerca della Monna Lisa al Convento di San. Orsola

Antecedenti storico-documentari;
Scoperta delle lettere S e L dentro gli occhi del quadro della Gioconda esposto al Louvre e del 72 sotto una delle arcate del ponte che fa da sfondo al ritratto della Monna Lisa.

Scoperta negli archivi parrocchiali della chiesa di San. Lorenzo della data e del luogo di sepoltura della Lisa Gherardini, detta Monna Lisa del Giocondo. Data di morte il 15 luglio 1542.

Maggio 2011- inizio della ricerca al Convento di San. Orsola con l’utilizzo del geo- radar, sofisticato strumento che ha permesso di scandagliare il terreno sottostante la chiesetta di San. Orsola, religiosa-.

Individuazione da parte del geo-radar di presenza di manufatti vari sono il pavimento della chiesetta e di altri elementi significativi nel chiostro grande e chiostro piccolo.


Maggio-giugno 2011- inizio degli scavi archeologici, ritrovamento di una cripta sotto l’altare in funzione nel periodo della chiusura del Convendo da parte di Napoleone. Ritrovamento di sei loculi vuoti, di due manufatti presubilmente riconducibili o ad una tomba di famiglia, il primo ritrovato e il secondo, forse un manufatto dove veniva collocate per un certo periodo dei resti mortali.

Giugno 2011- primo ritrovamento di teschio intatto e di una persone ivi sepolte o ivi riportati.

Giugno-luglio 2011- ritrovamento di un vano con scale la cui funzione è rimasta ad oggi ignota. Ritrovamento della prima tomba-terranea con la presenza di una sepoltura completa. Ritovamento della seconda tomba terranea e interruzione della prima fase della ricerca archeologica.

Parallelamente la ricerca storica-documentaria ha riportato alla luce una serie di libri mastri tenute dalle monache francescane inerenti la vita del Convento. Individuazione di una serie di scritti inerenti sepolture laiche nella chiesetta di San. Orsola con descrizione delle modalità e con le generalità delle persone sepolte.
Negli scritti ritrovati acquistano importanza centrale tre caratteri: le pochissime sepolture che venivano eseguite, le caratteristiche delle donne sepolte, di nobili famiglie, mumifiche nei riguardi del Convento, con parenti fattesi monache. La mancanza di libri dal periodo che va dal 1530 circa al 1580 ( periodo in cui intercorre la morte e sepoltura della Monna Lisa), l’indicazione di una grata collocata sotto l’altare dove avvennero alcune sepolture. Viene riportata verso la fine del 1500 le spese per l’allargamento della grata medesima.
Sulle nobildonne sepolte viene ricordata la Maria del Riccio e la Antinori, sepolto fra il 1610 e il 1630 circa. Così come viene riportata la sepoltura di Giambattista d’Ambra avvenuta presubilmente dopo la sua morte verso il 1650 che finanziò la ristrutturazione della chiesetta come riportato da documenti. Le caratteristiche delle due nobildonne sepolte sono simili a quelle della Lisa Gherardini: nobildonna, mummifica con il Convento, che presubilmente visse gli ultimi mesi nel convento accudita dalla figlia Mariotta fattasi suora molti anni prima. Va ricordato che il convento svolgeva anche il ruolo di pensionato con cura delle erbe per donne facoltose.

Giugno 2012- ripresa degli scavi. Oltre alla seconda tomba terranea e ad un’altra tomba sempre terranea comprensiva di integri resti ossei avviene la importante scoperta archeologica di un altare francescana di cui non c’era traccia documentaria. La datazione dell’altare è riconducibile dal 1450 in poi dato che le Francescane subentrarono alle Benedettine verso il 1440. Un ritrovamento che ha rappresentato un punto di svolta nella interpretazione sia archeologica che storic0-documentaria della ricerca dei resti mortali della Monna Lisa. Fino al 1630-40 l’altare in funzione nella chiesetta era collocato dalla parte opposta rispetto a quello ri-edificato grazie al contributo del Giambattista d’ambra. Tutte le sepolture terranee ritrovate ,prima e in seguito del ritrovamento dell’altare, potrebbero essere tutte compatibili con il periodo di sepoltura della Lisa Gherardini. Particolare importanza riveste il ritovmenti dei resti mortali femminili sotto la tomba in mattoni di Giambattista d’Ambra. Nel proseguo degli scavi sono emerse altri tre resti mortali tutti da tombe terrane. Otto sono quindi i resti mortali ritrovati.
Negli scavi del chiostro grande non sono stati fatti ritrovamenti di resti mortali. Adesso avrà inizio la seconda fase presso la Università di Bologna, sede di Ravenna che in collaborazione con altre Università italiane procederà agli esami del Carbonio 14, esami istologici, esami dei metalli pesanti presenti nei resti ossei e infine del D.N-A.

Il responsabile della ricerca Monna Lisa
Silvano Vinceti

05/03/2013 18.40
Provincia di Firenze