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CASTELFIORENTINO AL SICURO DALLE PIENE: INAUGURATA LA CASSA D’ESPANSIONE
DI MADONNA DELLA TOSSE

E’ la prima grande opera del Piano di Bacino – Costruita a moduli, trattiene 3 milioni di metri cubi d’acqua – Lungo l’Elsa previste altre 23 casse

L'area di Madonna della Tosse in una antica mappa

E' stata inaugurata questa mattina a Castelfiorentino la prima grande cassa di espansione del bacino dell’Arno della provincia di Firenze, quella sul fiume Elsa di Madonna della Tosse. Sono intervenuti alla cerimonia l'assessore provinciale alla difesa del suolo Tiziano Lepri, il sindaco di Castelfiorentino Laura Cantini, quello di Empoli Luciana Cappelli, il Segretario Generale dell'Autorità di Bacino Giovanni Menduni.
La cassa di espansione protegge dalle piene gli abitati di Castefiorentino e di Empoli laminando fino a 3,8 milioni di metri cubi di acqua che verranno trattenuti in aree già vocate all’allagamento, e successivamente restituiti al fiume al regredire della piena.
La cassa è compresa tra le opere del Piano di Bacino del fiume Arno, stralcio del Rischio idraulico, approvato nel 1999. Il Piano definisce le azioni per il potenziamento della capacità delle porzioni di territorio libere disponibili per accogliere le acque in caso di esondazione sia lungo l’Arno sia lungo gli affluenti principali, attraverso la realizzazione di aree di esondazione controllata. Lungo l’Elsa sono previste complessivamente 24 casse d’espansione, per un volume complessivo di 24,4 milioni di metri cubi.
L’opera è stata avviata nel 1997 da un protocollo d’intesa tra Autorità di Bacino del Fiume Arno, Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Castelfiorentino e Comune di ed Empoli. I lavori oggi conclusi sono iniziati nel settembre 2001.
La cassa di espansione è divisa in moduli per allagare solo quanto è necessario al fine di contenere l’ondata di piena. Una volta che il fiume Elsa ha raggiunto il livello di guardia, si aprono le paratie e l’eccesso di acqua si riversa nello scolmatore. Da qui prosegue il percorso, fino alla cassa di espansione. Nel caso in cui l’ondata di piena si riveli particolarmente consistente, uno sfioratore a cascata fa scattare il primo modulo della Cassa, riversando l’acqua in eccesso in aperta campagna, all’interno di un’area delimitata da argini. Se questa prima linea di difesa si rivela insufficiente, entra in azione il secondo modulo, di capienza doppia rispetto a quello precedente. Può darsi a questo punto che l’ondata si esaurisca e che l’area allagata basti ad attenuare la spinta del fiume. In tal caso, una volta cessato il pericolo, l’acqua presente nella cassa defluisce nuovamente nel fiume attraverso apposite valvole di scarico. Viceversa se si verifica un prolungamento dell’ondata di piena, e questa raggiunge livelli elevati (paragonabili a quella del lontano 1966), scatta allora il terzo modulo, che è potenzialmente un vero e proprio lago artificiale: cento ettari in grado di contenere ben 2.300.000 metri cubi di acqua, che insieme ai precedenti fanno una valvola di sfogo complessiva di 3.820.000 metri cubi.
L’opera è costata complessivamente 5 milioni e 577mila euro.

Superficie (ha) Volume dinamico(mc)
Scolmatore 600.000
Modulo 1 (A) 20 260.000
Modulo 2 (B) 44 660.000
Modulo 3 (C) 100 2.300.000
Totale 164 3.820.000

Manufatti principali della cassa sono: la derivazione a paratoie mobili regolate in modo tale da aprirsi in sequenza al progredire della piena dell’Elsa con livelli differenziati di 30 centimetri per favorire l’immissione nel canale scolmatore (il funzionamento prioritario è automatico, cioè le paratoie si alzano in relazione alla spinta verticale dell’acqua e alla presenza di contrappesi, un meccanismo il cui funzionamento è stato testato con un modello in scala presso l’Università di Padova); il prolungamento del canale diversivo e la deviazione di un tratto d’alveo dell’Elsa, per intercettare un ulteriore deflusso dal Rio Morto e Rio Grignana; gli sfioratori di alimentazione delle casse costituiti da tre manufatti in calcestruzzo di 160 metri ciascuno; gli scarichi di fondo, concepiti come semplici tombini in calcestruzzo di sottopasso alle arginature attrezzati con paratoie piane; infine le arginature per il contenimento dell’acqua all’interno dei tre moduli della cassa, per uno sviluppo lineare di circa 11.5 chilometri e le altre opere accessorie, consistenti in una strada d’accesso con ponte in cemento armato, in fossi di guardia e nel potenziamento della rete scolante.
“E’ solo la prima grande opera che viene completata – spiega l’assessore provinciale alla difesa del suolo Tiziano Lepri – ma per la sua importanza, laminerà infatti ben tre milioni di metri cubi, e per il contesto di altri interventi già progettati o appaltati e in corso di realizzazione dà il segno del cambiamento di questi ultimi anni. Abbiamo in atto lavori, a questa di Castelfiorentino seguiranno a breve inaugurazioni anche nel Valdarno superiore e in quello inferiore, che ci daranno il controllo di circa cinquanta milioni di metri cubi: è un grande impegno che è partito e proseguirà per i prossimi anni per completare gli interventi già inseriti nel Piano di Bacino per la messa in sicurezza i grandi abitati”.
“Un’opera grandiosa - osserva il Sindaco di Castelfiorentino, Laura Cantini - che allontana lo spettro dell’alluvione del 1966 e mette definitivamente in sicurezza il nostro centro abitato con tutto il territorio a valle, comprese le nuove zone di espansione residenziale e industriale di Castelfiorentino e Empoli. Con la nuova Cassa di espansione il nostro fiume può ora contare su una valvola di sfogo calcolata per contenere eventi di piena che si verificano, secondo le statistiche, ogni 200 anni. Stiamo quindi parlando del più grande intervento che sia stato mai realizzato in Valdelsa per prevenire il rischio di alluvioni. E non è l’unico. La realizzazione della Cassa di espansione è stata infatti accompagnata da numerosi altri interventi che hanno interessato sia il fiume Elsa (uno di questi è il ripristino della portata originaria del fiume nel tratto del centro abitato) che i torrenti, come il Pesciola e il Rio Pietroso, in modo da scongiurare anche eventi alluvionali minori. Non è un caso – ricorda poi il Sindaco – che lo scorso anno Castelfiorentino abbia ottenuto un riconoscimento particolarmente prestigioso: il 4° posto a livello nazionale assegnato da Legambiente a conclusione di un’indagine condotta insieme al Dipartimento della Protezione Civile per verificare le misure messe in atto dai comuni contro le alluvioni. La Cassa di espansione – conclude il Sindaco – ci regala anche delle opportunità dal punto di vista ambientale davvero sorprendenti. L’argine che si snoda lungo il tracciato del fiume è infatti perfettamente praticabile a piedi o in bicicletta, offrendo così un percorso naturalistico dalla Dogana al campo gara di Granaiolo che è già utilizzabile da tutti i cittadini. Una tappa importante, dunque, anche in vista della futura realizzazione del parco fluviale dell’Elsa.”
"E' un significativo passo avanti nella riduzione del rischio idraulico nel Comune di Castelfiorentino - commenta Giovanni Menduni - che prosegue il percorso di opere strategiche nella realizzazione del Piano di Bacino. E' un'ulteriore, fondamentale, tassello a completamento del quadro di difesa idraulica dell'Arno già avviato attraverso le opere di Bilancino, Renai, Fibbiana".

21/12/2004 08.47
Provincia di Firenze