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Musiwa nella Galleria delle Carrozze
Oggi l'inaugurazione in Palazzo Medici Riccardi (Firenze, via Cavour). Acidini: "Tumultuosa vitalità della creazione artistica a mosaico"

Musiwa

"L'esperienza di Musiwa, che ha avuto un momento di alta e interessante visibilità nella rassegna esposta nel novembre del 2014 presso il Palagio di Parte Guelfa a Firenze, dimostra una volta di più la tumultuosa vitalità della creazione artistica a mosaico, nelle molteplici varianti che l'interpretazione contemporanea rende possibili": così scrive Cristina Acidini, storica dell'arte, di questa esperienza artistica, 'International Art and Contemporary Mosaic', che da mercoledì 21 gennaio, con inaugurazione alle ore 17, fino al 16 febbraio 2015, è ospitata nella Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi, sede della Città Metropolitana di Firenze.
Direttore artistico di Musiwa è Francesco Chimienti: "Musiwa - spiega Chimienti - si conferma un laboratorio di quella manifattura culturale che ha saputo innovare settori produttivi tradizionali puntando sulla creatività, sulla sostenibilità, sulla tecnologia, ricerca e sulla qualità. La sfida, però, è anche quella di rendere più accessibile e fruibile lo straordinario patrimonio storico, artistico, ambientale e naturalistico utilizzando codici e linguaggi contemporanei propri delle industrie creative e culturali”. ''(mb)''

''Di seguito l'intervento integrale di Cristina Acidini''.

"L'esperienza di Musiwa, che ha avuto un momento di alta e interessante visibilità nella rassegna esposta nel novembre del 2014 presso il Palagio di Parte Guelfa a Firenze, dimostra una volta di più la tumultuosa vitalità della creazione artistica a mosaico, nelle molteplici varianti che l'interpretazione contemporanea rende possibili.
Le opere sempre più sembrano affrancarsi dall'antica presentazione bidimensionale mirante all'effetto d'una pittura inalterabile ed eterna, per sondare lo spazio nella terza dimensione: cosicché il mosaico, senza nulla perdere della sua vocazione al pregio materico e allo splendore cromatico e luministico, si apre all'assemblaggio di pezzi, inserti, oggetti di reimpiego, con risultati che di volta in volta costeggiano filoni dell'espressione artistica del Novecento tra il "ready made" di Dada e l'Arte povera.
Ed è, questa varietà di materiali (che comporta continui adattamenti e sviluppi della tecnica tradizionale), un valore aggiunto di cui benissimo dà conto l'artista Bruno Zenobio, quando paragona la disparità apparentemente incoerente delle componenti interne di opere, in cui le tessere vitree ricche d'oro e di colori coesistono con elementi lignei, pietre e concrezioni della più diversa natura, alla discontinuità che caratterizza il corpo sociale di una città o di un paese, dove pure ogni individuo, dal più avanzato al più arretrato, concorre all'armonia generale. Sembra quasi raggiunto, nella sintesi estetica del mosaico a cavallo tra il millennio appena concluso e quello in cui viviamo, l'obiettivo della "concordia discors", della concordia discorde, che impegnò la cultura umanistica nella Firenze del Rinascimento nella ricerca di nuovi e sostenibili equilibri, in un mondo che si veniva allargando e complicando.
L'avventura individuale, che attende chi si immerga nella visione di questa mostra, vale la pena di essere vissuta. Essa offre un'opportunità di contatto immediato non solo con le tendenze più attuali espresse nei mosaici degli artisti italiani, ma anche con le suggestioni che scaturiscono dalle opere dei partecipanti stranieri, rivelatrici di eredità artistiche altre, più o meno consciamente affioranti: il minimalismo rigoroso di marca giapponese, la cesellata preziosità derivante dalle icone russe, la solare vitalità del mai sopito modernismo catalano... e si potrebbe continuare.
Da non scordare infine che, nella generale e riprovevole carenza di ornamentazione artistica per edifici e spazi pubblici, i mosaici resistono guadagnandosi spazi ora prestigiosi, come i palazzi del potere locale o sovranazionale, ora utilitari, come i passaggi e le stazioni delle metropolitane. La persistenza di committenze pubbliche per nuove creazioni musive anche nella dimensione monumentale darà, si spera, occasioni di lavoro ai giovani che vogliano ancora impegnarsi per imparare a praticare - e Firenze, con altri centri d'Italia, offre importanti opportunità formative quest'arte senza tempo, dalle infinite applicazioni nel sacro come nel civile".

In allegato: documentazione su Musiwa e l'esposizione nella Galleria delle Carrozza di Palazzo Medici Riccardi

21/01/2015 13.23
Città Metropolitana di Firenze