“TOGHE ROSA” IN AUMENTO MA A RISCHIO DISCRIMINAZIONE NELLA CARRIERA
I numeri, la vita, i problemi delle donne magistrato
Si svolgono oggi pomeriggio nella Sala Est Ovest di Palazzo Medici Riccardi a Firenze i lavori di un seminario di studio su “Magistratura e differenza di genere”, organizzato dalla sezione toscana di Magistratura Democratica con il patrocinio di Provincia e Consigliera regionale di Parità.
Magistrati e magistrate, avvocati, docenti universitari parlano sui numeri, i problemi, la vita delle donne che hanno scelto la carriera di giudice.
Dopo il saluto dell’assessore provinciale alle pari opportunità Marzia Monciatti sono previsti interventi di Silvia Governatori, Franca Borgogelli, Michela Pereira, Giovanna Vinelli, Maria Giuliana Civinini, Antonietta Carestia, Eva Celotti, Silvia Drigani, Daniela Marcucci Pilli, Alessandro Nencini e Fabrizio Amato.
I temi del convegno e gli esiti di un’indagine sulla condizione della donna nella magistratura italiana condotta dal magistrato Fabrizio Amato sono stati presentati questa mattina nel corso di una conferenza stampa in Palazzo Medici Riccardi dall’assessore Monciatti, e dagli organizzatori del convegno.
I dati evidenziano una inversione di tendenza nella composizione della magistratura, caratterizzata per il passato da un’esclusiva e prevalente presenza maschile: nella fascia di età tra i 56 e 65 anni le donne magistrate sono 177, gli uomini 1313; oggi vi è invece equilibrio o prevalenza di donne tra i vincitori del concorso in magistratura.
Così fino alla soglia dei quarantacinque anni il confronto numerico uomo-donna all’interno della magistratura si profila in pareggio e va evidenziato il dato non trascurabile della superiore presenza femminile fino alla fascia 41-45 (847 magistrate in totale contro 833 uomini).
Ma l’età ha un significato per la carriera, e così la presenza femminile è minore nelle fasce di età maggiormente interessate agli incarichi semidirettivi e direttivi (51-55; 56-60): 76 contro 165 nella prima e solo 28 donne contro 138 uomini nella fascia successiva. Emerge, pertanto, che oltre il 70% dei magistrati potenzialmente abilitati alla domanda per incarichi decisionali sono maschi (su 407 rispondenti complessivi solo 102 magistrate).
Carichi familiari a senso unico
Molte le coppie formate da magistrati (120 femmine hanno il marito magistrato e 135 maschi hanno la moglie magistrato) ma le attività familiari gravano per lo più sulle donne. Sconcertanti le risposte su chi segue i figli, cura ed assiste i familiari, ecc.
Maternità, rimane critica
L’esame dei dati, sull’età dei figli ed il periodo della carriera nel quale i figli sono nati, costituisce ulteriore parametro di valutazione, da cui emerge in maniera solare il nodo critico rappresentato dalla maternità.
Flessibilità: differenze minime nei carichi di lavoro
Il lavoro serale presso l’abitazione non è una caratteristica solo maschile: lo svolge il 37% del campione femminile ed il 63% dei maschi. Uomini e donne magistrato lavorano equamente (con differenze minime) il mattino ed il pomeriggio, a casa come in ufficio.
Formazione
E’ esigua la presenza femminile nelle strutture istituzionali della formazione: nel Comitato scientifico le donne sono 4 su 20 (tutte nella componente magistrati), mentre tra i referenti distrettuali per la formazione in sede decentrata, su un totale di 62 formatori solo 17 sono donne (27,4%).
Quasi il 40% delle magistrate dedica da 4 a 6 ore settimanali all’aggiornamento; lo scarto tra generi si registra progressivamente a mano a mano che aumenta il tempo dedicato all’aggiornamento e diviene consistente tra coloro che dedicano all’aggiornamento un tempo superiore alle 10 ore settimanali: 349f. su 886 (39,4%) vi dedicano circa 3 ore rispetto a 394m. su 1520 (25,9%); 131f. (14,8%) dedicano all’aggiornamento da 7 a 10 ore rispetto a 369m. (24,3%); solo 34f. (3,9%) per oltre 10 ore rispetto a 229m. (15%).
Motivazioni
Le donne sono spinte maggiormente dalla volontà di indipendenza e dal desiderio di rendere un servizio alla collettività e d’intervenire sulla realtà sociale; gli uomini anche dalla maggiore responsabilità dell’attività e possibilità di carriera.
Tra le magistrate del campione è interessato a ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi il 57,9%, mentre il 20,7% non lo è per nulla; fra i colleghi maschi invece il 74,7% è interessato a ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi, solo il 12,9% per nulla.
60 magistrate su 630 (9,84%) attribuiscono alle discriminazioni la causa della difficoltà nella condizione professionale di magistrato. Tra gli uomini il dato è assai inferiore (2,17%). Tale percezione delle difficoltà nella condizione professionale indica una situazione organizzativa e gestionale nella quale la discriminazione non può più essere considerata solo una deviazione eccezionale, bensì si palesa esperienza del vissuto quotidiano di una rilevante percentuale delle magistrate.