SCUOLA TEATRO: PARTE LA TRILOGIA
Tre spettacoli a Rifredi con Goldoni e i ragazzi dei licei Machiavelli, Gramsci e Alberti
Nell’ambito della rassegna Scuola Teatro il 24, 26 e 28 maggio va in scena al Teatro di Rifredi di Firenze la “Trilogia della Villeggiatura” di Carlo Goldoni. I tre “pezzi” della Trilogia - “Le smanie per la villeggiatura”, “Le avventure della villeggiatura” e “Il ritorno dalla villeggiatura” - sono affidati rispettivamente agli studenti dei licei “Machiavelli”, “Gramsci” e “Alberti”.
Un liceo classico, uno scientifico ed un artistico per un progetto che lega insieme le attività di tre diversi laboratori scolastici e ne mette a rete le attività in un’esperienza didattica e artistica nuova ed unica.
La direzione è di Angelo Savelli, con il quale hanno collaborato Andrea Bruno Savelli (conduzione dei laboratori interscolastici), Mirco Rocchi (allestimento visivo e costumi) e gli insegnanti di riferimento dei vari Istituti.
Primo spettacolo alle 21 di martedì 24 maggio con il Laboratorio Teatro Classico del Liceo Machiavelli alle prese con “Le smanie per la villeggiatura”.
Interpreti:
Filippo - Maurizio Materassi
Giacinta - Elisa Barzini
Leonardo - Giulio Picchi
Vittoria - Francesca Fornasiere
Ferdinando - Goffredo Guidi
Guglielmo - Maurizio Cardinali
Fulgenzio - Carlo Poggi
Paolo - Angelo Soda
Brigida - Veronica Aniceti
Cecco - Andrea Sarchielli
Insegnante di riferimento: Laura Felici
IL GRANDE AFFRESCO GOLDONIANO
Filippo, vecchio svanito e benestante, amante del bel vivere, ha una figlia: la graziosa ed emancipata Giacinta. Di lei è innamorato il giovane Leonardo, ragazzo di buona famiglia che, restato orfano, non è in grado di gestire correttamente le finanze domestiche, spendendo più di quello che dovrebbe. Un vecchio amico del padre, il saggio Fulgenzio, cerca di consigliare il giovane senza grandi risultati. Leonardo ha una sorella in età da marito, Vittoria, che ha messo gli occhi sul bel Guglielmo, il quale, pur non rifiutando le attenzioni della ragazza, è in realtà segretamente innamorato della capricciosa Giacinta.
Tra questi personaggi si aggira, a seminar zizzania ed ipocrite adulazioni, lo scroccone Ferdinando, un azzimato parassita che pur di farsi invitare in villeggiatura “a sbafo” è disposto a qualsiasi accomodamento.
Leonardo ha un segretario, Paolo, uomo accorto ma succube delle sregolatezze del padrone. Giacinta ha una governante, Brigida, ragazza popolare e schietta. Tra i due nasce una certa simpatia.
Leonardo ha un vecchio zio, Bernardino, borghese molto ricco ma così tirchio da lasciar fallire il nipote pur di non prestargli un quattrino.
Giacinta ha una vecchia zia, Sabina, ricca vedova con i bollori di una ragazzina che s’invaghisce pateticamente dello scroccone Ferdinando.
C’è poi la signora Costanza, ambiziosa moglie di un bottegaio, che per farsi invitare alle feste e stare in società si porta dietro la giovane nipote Rosina, la quale s’innamora di Tognino, il figlio sciocco del medico del paese.
Ed infine i domestici ed i camerieri, Cecco, Beltrame e Tita, spettatori attoniti e a volte vittime inconsapevoli delle azzardate peripezie dei loro padroni.
L’arrivo della stagione della villeggiatura, con le sue spese folli, i suoi amori licenziosi e i giochi d’azzardo, scatena le smanie di tutti i personaggi di questo tipico microcosmo di borghesi mediocri che vogliono atteggiarsi ad aristocratici. La villeggiatura, vissuta più come un dovere che come un piacere, uno scotto da pagare alle convenzioni sociali e ai ricatti delle mode ricorrenti, diventa l’occasione per lo sfoggio di una ricchezza che non c’è, di un’eleganza che non c’è, di un amore che non c’è, di amici che non ci sono. E sarà l’anticamera della catastrofe.
Non sarà quindi una sorpresa che, dopo tante smanie e dopo tante avventure, il ritorno dalla villeggiatura sarà segnato dai colori di un malinconico “lieto fine” che, molto borghesemente, appianerà i problemi economici e ristabilirà la facciata morale, ma lascerà molto amaro e molti dubbi nei cuori dei personaggi.
DAL TESTO ALLO SPETTACOLO
Carlo Goldoni scrisse la Trilogia nel 1760 come una sfida, volendo dimostrare che il tema della villeggiatura era ai suoi tempi di una tale attualità e complessità da poterci scrivere sopra tre commedie.
In quegli anni Goldoni aveva già esaurito la fase dell’esaltazione della borghesia mercantile veneziana come modello positivo e trionfante del nuovo potere sociale e morale dell’epoca ed era entrato nella più articolata e sottile fase critica; e il tema della villeggiatura si attanagliava perfettamente a questo nuovo sguardo disincantato su una società che s’appagava del proprio benessere immediato e tendeva a rinchiudersi nel cerchio angusto ed egoistico, dell’interesse, delle “convenienze”, dell’onore e del decoro familiare.
Da quell’epoca il nostro tempo eredita tante nevrosi; non ultima la smania per le vacanze e la soggezione maniacale alle mode. Ed è nell’ottica di questa vicinanza che ci siamo addentrati in questa complessa trilogia, con rispetto consapevole ma senza soggezioni filologiche.
Tolti via di mezzo parrucche, nei, crinoline, trucchi da finti vecchi e salottini dipinti ed aggiunti ritmi e costumi a noi più contemporanei, ci siamo ritrovati tra le mani un nudo testo brillantissimo e teatralmente molto efficace capace ancora divertire ed interessare dei giovani di oggi, non fosse altro che per la feroce ironia con cui si accanisce sui vizi e sull’ipocrisia di una congrega di frivoli borghesotti che sembrano non avere tempo.
E se superficiale può sembrare il comportamento dei personaggi, superficiale non è sicuramente lo sguardo di Goldoni nel frugare nelle pieghe dei loro caratteri e nel darcene una raffigurazione critica ma anche partecipe e piena di sottigliezze. Cosa che rende più affascinante il corpo a corpo teatrale tra questi “maschere borghesi” passate alla storia del teatro non solo italiano e la fresca disinvoltura dei giovani studenti dei nostri laboratori teatrali: da quelli convinti e analitici del Classico, passando per quelli tutti alla prima esperienza ma agguerriti dello Scientifico, fino a quelli ormai navigati e smagati dell’Artistico.
Tre Leonardi, tre Giacinte, tre Ferdinandi e via discorrendo, con un uguale destino ma fisionomie e sensibilità diverse. Un divertente gioco di specchi per moltiplicare le già variegate prospettive di questo affascinate labirinto umano che è la trilogia goldoniana.