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A LAMOLE IL PRIMO NUCLEO DEL PARCO DELLA VITE E DEL VINO
Un progetto pilota lanciato oggi a Pratolino dal Presidente Renzi e dall’Assessore Nigi

Terrazzamenti di vigneti a Lamole

Questa mattina, nell’ambito di “Ruralia”, la mostra inaugurata oggi nel Parco Mediceo di Pratolino, il presidente della Provincia Matteo Renzi e l’assessore provinciale all’agricoltura Luigi Nigi hanno lanciato il progetto della realizzazione a Lamole, nel Chianti, del nucleo di un primo parco pilota della vite e del vino.
Nel momento in cui il contesto ambientale, paesaggistico, storico e culturale contribuisce a determinare il successo ed il valore dei vini di qualità nella stessa misura in cui vi concorre il lavoro e l’esperienza del viticoltore, si pone il problema di come tutelare e di come valorizzare il paesaggio del vino.
Di questo argomento si parla molto e non sempre a proposito, non sempre con cognizione di causa; spesso se ne parla per stereotipi o per schemi ideologici, senza tenere nel debito conto che il paesaggio agrario non è un dato immutabile, ma varia con il variare delle forme di conduzione della terra e con il susseguirsi delle convenienze economiche da parte degli agricoltori.
Detto questo è tuttavia necessario mettere in atto tutti gli strumenti atti a far sì che quello che è un patrimonio non solo dei viticoltori, ma di tutta la comunità, se non, addirittura, di tutta l’umanità, non venga cancellato, disperso, abbandonato, sacrificato sull’altare di politiche produttivistiche che, specie nel campo del vino, sono ormai largamente superate.
Di qui l’idea di costituire una rete, in primis nazionale,ma, in seguito, europea, di parchi della vite e del vino.
Certo, non tutti i “luoghi del vino” hanno le stesse caratteristiche e gli stessi pregi ambientali, storici e paesaggistici.
Le grandi estensioni di vigneti concepiti, realizzati e gestiti su scala industriale non hanno lo stesso valore intrinseco dei vecchi vigneti realizzati in condizioni ambientali e morfologiche difficili.
La rete dei parchi della vite e del vino deve in primo luogo tutelare questi vigneti, quelli della viticoltura eroica (pensiamo alle Cinque Terre, alla Costiera Amalfitana, ma anche alla Valle d’Aosta o al Trentino Alto Adige) e quelli della viticoltura storica, con i suoi terrazzamenti, le sue sistemazioni agrarie, le sue opere idrauliche, i suoi sistemi di allevamento della vite ed i suoi vitigni autoctoni.
Nella misura in cui riusciremo a valorizzare questi luoghi e queste esperienze noi daremo un contributo reale all’accrescimento del valore aggiunto dei vini prodotti in questi contesti e, quindi, al reddito degli agricoltori, e, di conseguenza, ad incentivare la loro permanenza sul territorio nonostante le difficili condizioni in cui si trovano ad operare.
Lamole, con i suoi vigneti realizzati su fazzoletti di terra strappati al bosco, con i suoi terrazzamenti in gran parte mai abbandonati ed in parte recentemente recuperati, con i suoi muri a secco, con le sue particolari sistemazioni idrauliche per impedire l’erosione dl suolo, con il suo sistema di allevamento delle viti ad alberello, con il suo micro-clima e con i suoi antichi cloni di Sangiovese, ha tutte le caratteristiche per diventare il primo nucleo di un parco della vite e del vino.
Un parco della vite e del vino a Lamole sarebbe in grado di aggregare percorsi naturalistici fra i vigneti, un paesaggio praticamente intatto, un insieme di emergenze storico-architettoniche fatte di pievi, di case e di ville e una antica cultura del vino che si esprime nei vigneti e nelle cantine in un progetto pilota di valorizzazione del territorio anche in chiave turistica.

27/05/2005 09.29
Provincia di Firenze