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LA DELOCALIZZAZIONE NON FA MALE A FIRENZE
Una ricerca dell'Irpet conferma che l'area può continuare ad essere attrattiva per le imprese

Il convegno sulla delocalizzazione nell'aula magna della SCuola di Guerra Aerea

L’attuale stagnazione economica, che interessa anche l’area fiorentina, ma ancora di più la Toscana ed il resto d’Italia [Firenze +2% ;Toscana +1,5%], può aver tra le cause scatenanti anche la tanto spesso citata “delocalizzazione”?
Una ricerca, condotta in collaborazione tra IRPET e Politecnico di Milano, evidenzia come il complesso degli investimenti in entrata ed in uscita attualmente presenti sul territorio fiorentino genera, nel medio lungo periodo, un effetto espansivo valutabile attorno allo 1,2% del PIL e allo 1% dell’occupazione. I dati sembrano quindi fornire una valutazione positiva della delocalizzazione su territorio fiorentino.
Oltre agli investimenti diretti all’estero da parte di imprese fiorentine, la delocalizzazione avviene anche importando direttamente dall’estero prodotti o semilavorati che prima si facevano in loco. Ciò in effetti ha generato una forte intensificazione degli scambi con l’estero che, anche nell’area fiorentina, sono aumentati più della domanda; in particolare le importazioni sono aumentate [4,3% crescita media annua, 1995-2004] più delle esportazioni [2,4%, 1995-2004]. Il fenomeno ha riguardato soprattutto i comparti della moda [crescita media annua delle vendite all’estero, negli ultimi 10 anni, pari allo 0%; importazioni: +4,2%] e della meccanica [4,7% annuo esportazioni, 6,7% importazioni].
Nel complesso dunque è evidente, da un lato, che l’area fiorentina è attrattiva per manodopera qualificata e pregio delle lavorazioni, dall’altro che le delocalizzazioni in cerca di basso costo del lavoro non sono prevalenti. L’imprenditore che delocalizza non è quindi un soggetto alla perenne ricerca di luoghi in cui è più facile sfruttare un lavoro a basso costo, ma è soprattutto alla ricerca di nuovi mercati di sbocco concentrati in prevalenza nell’aree sviluppate.

Per una sintesi del rapporto dell'Irpet: http://www.provincia.fi.it/urp/DelocalizzazioneSintesi.pdf
Per gli atti del convegno:
http://www.irpet.it/index.php?page=agenda&agenda_id=45
Per l'intervento del vicepresidente della Provincia di Firenze Andrea Barducci: http://met.provincia.fi.it/comunicati/comunicato.asp?id=26428

IL CONVEGNO
La ricerca dell'Irpet è stata presentata oggi in occasione del convegno “Delocalizzazione produttiva. Da problema ad opportunità”, che si è svolto all'Auditorium della Scuola di Guerra Aerea, nel Parco delle Cascine a Firenze, e che ha visto gli interventi del vicepresidente della Provincia Andrea Barducci, di Alessandro Petretto, direttore scientifico dell'Irpet, di Marco Mulinelli e Lucia Piscitello del Politecnico di Milano, di Riccardo Varaldo, direttore della Scuola Sant'Anna di Pisa, dell'assessore alle attività produttive della Regione Toscana Ambrogio Brenna e di alcuni imprenditori che hanno delocalizzato le loro attività, che nel pomeriggio hanno dato vita ad una tavola rotonda moderata da Lorenzo Zanni.

BARDUCCI: “IL SISTEMA NON SI RIFORMA DA SOLO, RILANCIAMO IL PATTO PER LO SVILUPPO”
Aprendo i lavori del convegno, il vicepresidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, ha detto:
“Di fronte ai fenomeni registrati dalla ricerca curata dall’Irpet che viene oggi presentata la politica deve saper abbandonare vecchie strade ed anche le élites economiche locali devono superare la logica degli interessi immediati e puntare su progetti di sviluppo coordinati ed a medio termine. Per questo dobbiamo tutti rilanciare con forza il patto di sviluppo e le esperienze di pianificazione strategica che stanno maturando, avendo a riferimento la scelta della Regione Toscana di porre lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo regionale al centro della sua iniziativa.
Il sistema da solo non riuscirà a riformarsi, è indispensabile uno stimolo politico E’ necessario agire sull’efficienza del sistema politico ed amministrativo, sul credito, sostenere tutte le iniziative tese a modernizzare, nel rispetto dei principi di sostenibilità, le infrastrutture materiali e tecnologiche dell’area fiorentina: adeguamento della rete autostradale, completamento della linea ferroviaria ad alta capacità e ristrutturazione del nodo ferroviario fiorentino, adeguamento dell’aeroporto di Firenze e sviluppo di una visione unitaria del sistema aeroportuale toscano, realizzazione del termo-valorizzatore, integrazione e sviluppo delle società che gestiscono pubblici servizi, sviluppo delle attrezzature espositive e convegnistiche, sviluppo della Fondazione Cultura, costruzione di reti di comunicazione. Per quanto riguarda le politiche sociali bisogna far sì che l’alto livello di coesione sociale raggiunto nell’area fiorentina non venga compromesso.
La Provincia di Firenze intende avviare un confronto con le parti sociali, sostenuto dallo studio dall’IRPET che oggi presentiamo e che consideriamo solo un primo passo per creare un Osservatorio capace di valutare le dinamiche economiche, quelle sociali, lo stato dei servizi ed i fattori di criticità. L’indagine dell’IRPET ci dice che siamo in tempo a mettere in atto delle strategie di sostegno alle imprese e di rilancio della competitività del sistema produttivo.
Non va dimenticato che il numero complessivo degli addetti negli ultimi dieci anni è aumentato nell’area meno della media nazionale, con una perdita di importanza del comparto manifatturiero che è passato dal 31,2% al 26,4% degli addetti totali. Bisogna poi considerare l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della dipendenza della popolazione inattiva da quella in attività lavorativa.
Anticipo infine il progetto di borse di studio per la conoscenza dei fenomeni di delocalizzazione. In particolare vorremmo proporre due borse per la Cina, una per la Russia ed una per la Romania, con percorsi formativi da definire insieme all’Università di Firenze, alla Scuola Sant’Anna di Pisa e al l’Associazione Industriali di Firenze”.



27/01/2006 09.23
Provincia di Firenze