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IL POLITTICO DELL'INTERCESSIONE DI GENTILE DA FABRIANO IN MOSTRA IN PALAZZO MEDICI RICCARDI A FIRENZE
Fino al 18 aprile, dopo il restauro dell'Opificio delle Pietre Dure

Gentile da Fabriano, Il Polittico dell'Intercessione dopo il restauro

Un’opera misteriosa e considerata ormai perduta potrà essere ammirata dal pubblico grazie ad un eccezionale restauro. E’ il Polittico dell’Intercessione realizzato da Gentile da Fabriano durante il suo soggiorno fiorentino (circa 1425): una tavola a cinque scomparti (222 x 97cm) che raffigurano San Ludovico di Tolosa; la Resurrezione di Lazzaro; al centro è la scena dell’intercessione di Gesù e Maria presso Dio Padre; i Santi Cosma, Damiano e Giuliano; San Bernardo.

Ancora oggi, dopo le varie ipotesi avanzate dagli studiosi e l’ultima campagna di studi e ricerche documentarie condotte dall’Opificio delle Pietre Dure, l’opera rimane avvolta nel mistero: non se ne conosce la committenza né la collocazione originale.

La prima informazione sull’opera risale al 1862 e riguarda la sua presenza nella chiesa fiorentina di San Niccolò Oltrarno, ma niente dimostra che le appartenesse sin dall’origine. E’ certo invece che nel 1897 un incendio la danneggiò gravemente. Il dipinto era già stato danneggiato da un restauro precedente, emerso solo adesso, su cui l’incendio innescò dei processi chimici di alterazione che lo compromisero ulteriormente. Il Polittico fu quindi considerato irrimediabilmente perduto, tanto che rimase nei depositi della Soprintendenza a Palazzo Pitti per decenni, fino a quando nel 1995 iniziò ad essere studiato dall’Opificio delle Pietre Dure.

Oggi, grazie all’intervento di restauro progettato e realizzato dall’Istituto e realizzato grazie al sostanziale contributo della Indesit Company, il Polittico dell’Intercessione ha recuperato la sua leggibilità, e potrà essere ammirato dal 19 febbraio al 18 aprile 2006 a Palazzo Medici Riccardi, grazie ad un accordo fra la Provincia di Firenze e l’Opificio diretto da Cristina Acidini.

Quella del polittico di Gentile da Fabriano sarà infatti l’inizio di una serie di “anteprime” di capolavori restaurati dall’Opificio che troveranno da ora in poi nel palazzo della Provincia una splendida vetrina. L’iniziativa si inserisce in un contesto di altre esposizioni promosse dalla Provincia di Firenze per valorizzare il palazzo rinascimentale che la ospita, costruito a metà del Quattrocento da Michelozzo. Dopo la presentazione fiorentina il polittico sarà esposto nella mostra monografica sull’autore in programma a Fabriano dal 21 aprile al 23 luglio, per poi essere ricollocata nella chiesa di San Niccolò secondo un progetto della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico di Firenze, Pistoia e Prato. Il restauro vero e proprio, iniziato nel 2003, diretto da Marco Ciatti e Cecilia Frosinini e condotto da una équipe guidata da Roberto Bellucci, e Ciro Castelli, per il supporto ligneo, è stato preceduto da una lunga serie di studi di indagine sui materiali e sui singoli problemi da affrontare, che ha visto coinvolti istituti di ricerca come l’Inoa-Cnr, l’Enea, l’Ifac-Cnr e l’utilizzo delle più sofisticate tecnologie. Fra queste fondamentale è stata l’applicazione della riflettografia in infrarosso con sistema scanner, dell’Inoa-Cnr che ha consentito di visualizzare la presenza di figure ben conservate al di sotto dell’annerimento della superficie pittorica e della pesante patina successiva al restauro troppo aggressivo precedente all’incendio. Per la pulitura è stato scelto l’impiego differenziato e capillare di solventi (resin soaps, solvent gels, emulsioni steariche) formulati in modo specifico per le diversissime situazioni conservative della superficie pittorica; inoltre l’integrazione delle parti mancanti e delle abrasioni ha infine consentito di rendere leggibile questa importante opera di Gentile da Fabriano, uno dei massimi esponenti della pittura tardo gotica, autore di capolavori come l’Adorazione dei Magi e i Santi del Polittico Quaratesi conservate agli Uffizi.

Un restauro dunque eccezionale che ha recuperato un’opera data per irrimediabilmente perduta. Nel Polittico dell’Intercessione sono oggi ben visibili i personaggi raffigurati, la tecnica e i raffinati materiali utilizzati dall’autore: foglie metalliche, lacche e colori semi-trasparenti molto diversi dalla pittura fiorentina del periodo. Sono riapparsi dunque volti delicati, abiti eleganti, piccole figure evanescenti prima nascoste che consentiranno forse a critici e studiosi di dare delle risposte su un’opera tanto affascinante quanto misteriosa.

Ad oggi si possono fare solo ipotesi sulla committenza e l’originaria collocazione. Gli studiosi hanno ipotizzato che si potesse trattare di un altro polittico di commissione Quaratesi o della famiglia Banchi (altri ricchi mercanti fiorentini, con cappella in San Niccolò Oltrarno).

Le ultime ricerche condotte dallo staff dell’Opificio delle Pietre Dure avanzano una nuova ed interessante tesi: potrebbe trattarsi di una committenza francescana proveniente dalla chiesa fiorentina di San Salvatore al Monte. Tanti sono i dati e le notizie individuate che inducono gli studiosi dell’Opificio ad avanzare questa ipotesi, tra queste: la rarissima iconografia dell’Intercessione, cara ai francescani per tutto il Medioevo, in particolare nella versione qui rappresentata della Vergine e Gesù in posizione egualitaria di fronte a Dio; la presenza di San Ludovico di Tolosa e di San Bernardo di Chiaravalle, autore del testo da cui prende origine la stessa iconografia dell’opera. Si ipotizza quindi che il Polittico dell’Intercessione potesse essere collocato originariamente nella chiesa francescana di San Salvatore al Monte (vicino alla chiesa di San Niccolò Oltrarno), fondata nel 1419, dove avevano vissuto importanti figure dell’ordine tra cui San Bernardino da Siena, e che originariamente era una cappella dedicata ai santi Cosma e Damiano, rappresentati nell’opera. Con le soppressioni degli ordini religiosi l’opera fu probabilmente rimossa dal luogo d’origine e collocata in San Niccolò. E proprio un documento del 1810 descrive alcune opere espropriate alla chiesa di San Salvatore al Monte tra cui un dipinto di forma “quintica”, cioè a cinque scomparti come il Polittico, delle stesse dimensioni, ma di tema diverso. Che si tratti della stessa opera erroneamente descritta (cosa non insolita)?

Il Gentile risorto
Il Polittico dell'Intercessione di Gentile da Fabriano - Storia e restauro
Palazzo Medici Riccardi, 19 febbraio-18 aprile 2006
Orario Tutti i giorni (escluso il mercoledì) dalle 9.00 alle 19.00
Costo del biglietto comprensivo della visita di Palazzo Medici Riccardi: intero € 4.00; ridotto € 2.50 bambini 6-12 anni, gruppi min 15 persone
Informazioni Biglietteria Palazzo Medici Riccardi tel.055-2760340
Catalogo a cura di Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, volume della collana “Problemi di conservazione e restauro”, Edifir-Firenze

Ufficio Stampa
Sabina Ferioli,
335-6063923
s.ferioli@letter.it
In collaborazione con
Ufficio Stampa Opificio delle Pietre Dure
Ambra Nepi Comunicazione, Firenze
Tel. 055/ 24 42 17 - 24 27 05 - 348-6543173
ambranepicom@tin.it
Ufficio Stampa della Provincia di Firenze
Gianfrancesco Apollonio
Tel. 055-2760378/299/346/343
g.apollonio@provincia.fi.it

IL RESTAURO (Testo a cura di Cecilia Frosinini)
Polittico dell’Intercessione di Gentile da Fabriano
(2,40 x 0,97)
Tempera e tempera mista su tavola
Inizio restauro: ottobre 2003
restauratori: Roberto Bellucci, Francesca Bettini, con la collaborazione di Irma Passeri (per la pellicola pittorica)
Ciro Castelli, Mauro Parri, Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Salvatore Meccio (per il supporto ligneo)
direzione: Marco Ciatti, Cecilia Frosinini

L’opera è citata per la prima volta nel 1862, da Ferdinando Rondoni, nel corso di una inventariazione dei beni ecclesiastici (divenuti di pertinenza statale in seguito all’Unità d’Italia). Allora si trovava nella sagrestia della chiesa di san Niccolò Oltrarno.
Prima di allora non è stata reperita notizia, nonostante le molte ricerche documentarie compiute nell’occasione dell’attuale campagna di studi per il restauro.
Quindi sono in discussione sia la collocazione originaria dell’opera che la sua committenza. Gli studiosi hanno variamente ipotizzato che si potesse trattare di un altro polittico di commissione Quaratesi (la stessa famiglia che commissionò a Gentile il Polittico, oggi smembrato tra Uffizi, National Gallery di Londra e altri musei, sempre per una loro cappella in San Niccolò Oltrarno); o per la famiglia Banchi (altri ricchi mercanti fiorentini, con cappella in San Niccolò Oltrarno).
Un dato certo, interno al Polittico, è la sua unicità strutturale e contenutistica, che ci ha spinto a ripensare la sua possibile committenza facendo leva su questi elementi. E a intitolarlo “Polittico dell’Intercessione”, nell’impossibilità storica di nominarlo da una committenza o da una localizzazione distintiva. E al tempo stesso per valorizzarne e sottolinearne la rarità iconografica nel panorama della Firenze dell’epoca.
Il Polittico infatti si contraddistingue per una rappresentazione di temi narrativi, inusitata a Firenze, dove le pale d’altare erano essenzialmente Madonne col Bambino al centro, affiancate da figure ieratiche di santi stanti. Qui invece sono rappresentate al centro l’iconografia della Doppia Intercessione di Cristo e la Vergine davanti a Dio Padre; ai lati la Resurrezione di Lazzaro e una scena di “incontro” in una piazza di città fra 3 santi: Cosma, Damiano e Giuliano. Gli scomparti estremi presentano due santi singoli, ma in una ambientazione naturalistica: San Ludovico di Tolosa benedicente, davanti ad un drappeggio rosso; San Bernardo di Chiaravalle, in un paesaggio, che tiene alla catena un diavoletto.
Si tratta di temi tutti correlati tra loro dal motivo, appunto, della intercessione: un tema devozionale molto diffuso nel Medioevo da un testo (Speculum Humanae Salvationis) attribuito proprio a San Bernardo di Chiaravalle. E che qui nel polittico trova una motivazione probabilmente funeraria: come starebbero a dimostrare non solo la Resurrezione di Lazzaro, ma anche le figure dei santi medici Cosma e Damiano e alcuni elementi scoperti nel corso del restauro come alcune figure di anime incise nell’oro dello scomparto centrale tra la Vergine e Gesù (e a mala pena leggibili), e due animule (piccoli fantasmi di infanti nudi) dipinti in preghiera ai piedi dei santi medici, appunto.
Inoltre il polittico sembra configurarsi anche come una possibile committenza francescana, non solo per la presenza di San Ludovico di Tolosa, ma anche per la presentazione egualitaria di Gesù e della Vergine di fronte a Dio: una manifestazione dell’essere Maria corredentrice, tema caro ai francescani per tutto il Medioevo.
E’ quindi possibile che il Polittico provenga da una chiesa francescana (nel volume di studi viene avanzata l’ipotesi che possa essere stato originariamente in San Salvatore al Monte); presto spostato in qualche ambiente interno (il convento) e quindi non più conosciuto dal grande pubblico. E poi con le soppressioni degli ordini religiosi (di epoca napoleonica, probabilmente) rimosso dal suo luogo di origine e poi confluito in San Niccolò.

Il restauro ha dovuto affrontare un’impresa data da tutti per impossibile, infatti i danni alla superficie pittorica erano notevoli.
Un restauro forse ottocentesco (comunque imprecisato come epoca), di cui ci siamo accorti solo per induzione, dalla verifica dello stato di conservazione dell’opera, aveva agito in modo fortemente aggressivo sulla superficie pittorica, danneggiando molti dei preziosismi pittorici della tecnica originale, soprattutto pigmenti fragili come le lacche e aree delicate come quelle degli incarnati. Per rimediare ad un danno che doveva essersi reso visibile immediatamente, il restauratore aveva steso sull’opera una patina pigmentata, disomogenea, di materiale oleo-resinoso.
Nel 1897, poi, un incendio, scoppiato nella chiesa di San Niccolò, aveva ulteriormente danneggiato il dipinto, oscurato la patina di superficie, riscaldandone i materiali e facendoli in parte incorporare a quelli originali. Il risultato era stato di un generale annerimento degli starti, con nascondimento quasi totale di molte delle scene e dei particolari, ad un livello tale che sembrava non concedere spazio al recupero.
Erano stati fatti dei tentativi di programmare un restauro: subito dopo l’incendio, miseramente finiti nel nulla per mancanza di fondi; poi nel 1940, ma l’emergenza della guerra distolse l’attenzione dal restauro; nel 1966, alla vigilia di un’altra emergenza, quella dell’alluvione. E infine nel 1983, quando si rinunciò per conclamata impossibilità di intervenire.

Il restauro attuale, iniziato nell’ottobre 2003, è stato preceduto da una campagna di studi, ricerche e indagini preliminari. In particolare è stato oggetto di tre tesi della scuola dell’Opificio tra il 1995 e il 1998. Ma è stata soprattutto la riflettografia IR, effettuata con lo scanner ad alta risoluzione dell’INOA (Istituto Nazionale di Ottica Applicata di Firenze) che, rivelando quanto ancora esisteva della pittura originale, ha dato l’impulso decisivo a intraprendere il restauro.
La pulitura è stata estremamente difficile e ha dovuto intervenire in modo graduale, differenziato e selettivo, su aree disomogenee di accumulo di materiali e vernici pigmentate. Utilizzando anche in parte l’assottigliamento di questi diversi livelli per rendere ancora leggibili e apprezzabili e tenere in equilibrio con il resto del dipinto, aree altrimenti troppo danneggiate.
Si è ottenuto un livello di lettura estremamente apprezzabile, con aree di migliore conservazione (quali la volta celeste e il mondo sottostante; i panneggi dei personaggi; il paesaggio della resurrezione di Lazzaro; gli edifici nello sfondo della scena dei tre Santi; il dettaglio delle animule sul pavimento della piazza) e il recupero di alcuni elementi di preziosismo tecnico tipici di Gentile da Fabriano (come le lacche lavorate delle vesti, le crisografie e il puntinismo delle vesti dei personaggi).

NOTA DEL SOPRINTENDENTE PER IL PATRIMONIO STORICO ARTISTICO ED ETNOANTROPOLOGICO PER LE PROVINCE DI FIRENZE PISTOIA E PRATO, DOTT. BRUNO SANTI

Il restauro del polittico “dell’intercessione” di Gentile da Fabriano, di proprietà della chiesa di San Niccolò Oltrarno, effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure nell’àmbito delle sue competenze istituzionali su interventi conservativi particolarmente complessi, consente la restituzione al territorio di un’opera di notevole pregio, per quanto gravemente danneggiata dall’incendio che ha colpito l’area presbiteriale della chiesa nel 1897.
Le tappe che hanno portato alla conclusione del restauro sono state condivise con l’Opificio dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Firenze, sotto la cui tutela ricade l’opera. Il 10 giugno 2003 è stato infatti siglato a Fabriano un protocollo d’intesa tra l’Opificio, la Soprintendenza, la parrocchia di San Niccolò e l’Associazione culturale “Fabriano Incontra”, nel quale si prevedeva che il restauro del polittico da parte dell’Opificio, presso i cui laboratori si trovava l’opera, fosse effettuato con la collaborazione di un restauratore esterno, per l’intervento della Merloni Elettrodomestici spa, in qualità di sponsor.
L’accordo prevedeva anche l’esposizione a Fabriano del dipinto per tutto il 2006, in base all’autorizzazione concessa in tal senso dalla Soprintendenza, interessata a una sollecita conclusione del restauro e al conseguente ritorno del dipinto al suo luogo di appartenenza.
La mostra allestita a Palazzo Medici Riccardi costituisce pertanto l’anteprima fiorentina di presentazione del polittico restaurato, preliminarmente all’invio a Fabriano, dove l’opera verrà esposta alla mostra dedicata a Gentile, la cui apertura avverrà il 20 aprile 2006 nella sede dello Spedale di Santa Maria del Buon Gesù.
A conclusione delle iniziative previste a Fabriano, il dipinto verrà restituito all’inizio del 2007, dopo oltre sessant’anni, alla chiesa di San Niccolò, per essere collocato nella sagrestia.
Nel corso degli ultimi quarant’anni, le soprintendenze fiorentine si sono continuativamente impegnate nel restauro sia del complesso architettonico sia dei numerosi dipinti di pregio conservati in San Niccolò, ponendo riparo agli ingenti danni provocati dall’alluvione del 1966 a questa importante chiesa dell’Oltrarno. Il restauro del polittico “dell’intercessione” costituisce quindi la tappa conclusiva di un percorso di recupero conservativo che ha visto un lavoro congiunto delle istituzioni pubbliche preposte alla tutela e alla conservazione.
Nella prospettiva del rientro del polittico, è in procinto di essere avviato, con finanziamenti statali, il restauro della sagrestia, cappella quattrocentesca fondata e dotata dalla famiglia Quaratesi e divenuta tale dopo le trasformazioni cinquecentesche della chiesa. L’intervento coinvolgerà sia l’architettura, sia l’apparato decorativo e includerà un riallestimento delle opere in essa conservate, così da accentuarne il valore museale. I progetti relativi sono stati predisposti, per la direzione dell’arch. Fulvia Zeuli e della dott.ssa Mirella Branca, funzionari competenti per l’Oltrarno rispettivamente per la Soprintendenza per i Beni architettonici ed il Paesaggio e per la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Firenze.

Gentile da Fabriano, Il Polittico dell'Intercessione prima del restauro

Gentile da Fabriano, Il Polittico dell'Intercessione dopo il restauro: particolare

Gentile da Fabriano, Il Polittico dell'Intercessione prima del restauro: particolare

Digitalizzazione del Polittico (foto www.centrica.it)

17/02/2006 12.16
Provincia di Firenze