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DOPO I BRONZI DI RIACE ESPOSTO A FIRENZE UN ALTRO CAPOLAVORO RESTITUITO DAL MARE, L'APOXYOMENOS
In Palazzo Medici Riccardi dal 30 settembre 2006 al 30 gennaio 2007 su iniziativa della Provincia, dell'Opificio delle Pietre Dure e dell'Istituto Croato per il Restauro di Zagabria

Il Bronzo di Lussino

Apoxyòmenos
L'Atleta della Croazia

Palazzo Medici Riccardi, Firenze
30 settembre 2006 – 30 gennaio 2007

Orario: tutti i giorni dalle ore 09 alle 19 escluso il mercoledì
Biglietto 5 euro intero, 3,5 euro ridotto.

Informazioni biglietteria Palazzo Medici Riccardi tel. 055.2760340 o Ufficio Informazioni Turistiche 055 290832/3.

La Provincia di Firenze, insieme all’Opificio delle Pietre Dure, propone un altro grande evento culturale di portata internazionale. Per la prima volta potrà essere ammirato nella prestigiosa sede di Palazzo Medici Riccardi a Firenze dal 1 ottobre 2006 al 30 gennaio 2007, dopo un lungo e delicato restauro, “Apoxyòmenos -l’atleta della Croazia”, una splendida statua romana del I secolo a.C., copia di un’originale greco del IV sec. a.C, Questo capolavoro dell’arte antica è stato recuperato nel 1999 nel mar Adriatico vicino l’isola croata di Lussino dove era rimasto semisepolto nella sabbia a 45 metri di profondità per oltre 2000 anni. E’ di una mole imponente ( è alta un metro e 93 centimetri), e rappresenta probabilmente un atleta mentre si deterge il sudore della gara. La mostra dedicata a “L’atleta della Croazia” dimostra ancora una volta come l’Opificio delle Pietre Dure rappresenta un punto di eccellenza per il restauro delle opere d’arte mentre Firenze si conferma una vetrina a livello mondiale. “Questo grande evento a Palazzo Medici Riccardi – ha detto Matteo Renzi Presidente della Provincia di Firenze - rafforza la nostra vocazione ad ospitare mostre d’arte e l’idea che la cultura è un elemento fondamentale per lo sviluppo economico della Provincia”. Gli impegnativi e delicati lavori di restauro sono durati 4 anni e si sono svolti in collaborazione fra l'Istituto Croato del Restauro di Zagabria e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Una conferma del rapporto di costruttiva fiducia che si è instaurato, negli anni, tra l’Opificio e le autorità della conservazione e della tutela del patrimonio della Croazia e che ha reso possibile organizzare la mostra dedicata a “L’atleta della Croazia” che viene a Firenze per la sua unica tappa italiana. Questo legame storico trova origine nel 1992 quando in piena guerra tra Serbia e Croazia la rivista “Archeologia Viva” organizzò in Palazzo Vecchio una conferenza internazionale per la salvaguardia del patrimonio della Croazia. La pubblicazione diretta da Piero Pruneti è stata la prima a dare spazio a questo capolavoro della bronzistica presentando in anteprima la scoperta nell’alto Adriatico e poi l’eccezionale restauro.

IL RITROVAMENTO
La scoperta di un bronzo antico è un evento così raro e coinvolgente che molto spesso si tinge di contorni drammatici soprattutto se si trova in profondità. Per prima cosa c’è il timore di non ritrovarlo una volta individuato e poi c’è tutto il delicato aspetto delle operazioni di recupero che sono finalizzate a non rovinare il reperto e che talvolta hanno tempi molto lunghi. Come altri bronzi ritrovati in mare, anche questo è stato un rinvenimento fortuito. Il 12 luglio del 1997 al largo dell’isola croata di Lussino un sommozzatore belga, Renè Wouters, durante una immersione individua poco fuori il porto di Lussino (Veli Losìnj) a 45 metri di profondità una figura maschile adagiata sul fondo che si rivela essere una statua di bronzo alta circa 2 metri del tipo definito “apoxyòmenos”. La notizia all’inizio viene tenuta segreta ma alla fine trapela e per evitare il rischio di un furto nel giugno 1999 la statua viene recuperata e trasportata presso il Centro Sommozzatori della Polizia Croata a Lussino dove viene immersa nella piscina delle esercitazioni. Da qui inizia una avventura legata alle delicatissime operazioni di restauro del bronzo, una delle poche opere d’arte dell’antichità che ci sono state restituite dal Mediterraneo dimora di tanti altri capolavori di dei e eroi greci strappati dai loro piedistalli dai saccheggi e mai giunti alle loro destinazioni. Il bronzo infatti era irriconoscibile e deturpato a causa dei depositi calcarei organogeni che lo ricoprivano interamente e ne alteravano i tratti. Il fatto positivo ed eccezionale invece è stato quello che la statua, a parte un pezzo mancante sulla gamba sinistra, era praticamente intatta.

IL RESTAURO
Il restauro della statua viene realizzato in Croazia ma vede la partecipazione decisiva dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze da sempre una delle realtà più importanti nel panorama mondiale per quanto riguarda il restauro delle opere d’arte. Appena recuperata l’opera nel 1999 Miljenko Domijan, capo conservatore dei beni culturali della Croazia, chiede la collaborazione dell’Opificio diretto in quell’epoca da Giorgio Bonsanti e dall’anno seguente da Cristina Acidini. In particolare viene richiesto l’intervento di Giuliano Tordi per operare sulla statua bronzea e togliere lo strato di incrostazioni che la ricopre. Tordi è uno dei pochi restauratori ad aver lavorato su materiali ( ceramiche, metalli, legni ecc) provenienti da relitti marini. La direzione del restauro viene affidata a Ferdinand Meder, direttore dell’Istituto Croato di Restauro che si avvale fin dall’inizio del coordinamento di Maurizio Michelucci direttore della sezione archeologica dell’Opificio. Per tutta la durata del restauro la statua è stata sottoposta a continui lavaggi in acqua non demonizzata. Il bronzo è stato svuotato per sezioni e strati procedendo alle opportune campionature di quanto conteneva all’interno. Il distacco della testa, che si era separata dal tronco per lo sfaldamento della lega saldante dovuto alla lunga permanenza in acqua, ha reso possibile questo intervento. I restauri si sono conclusi nel novembre del 2003. Dopo si è presentato il problema di ricollocare la statua in verticale. Essendo staticamente fragile la gamba destra di appoggio è stato necessario realizzare una sofisticata struttura interna di acciaio e bronzo con tensori regolabili che sostengono tutta la figura, ancorandola ad un basamento antisismico.

L’OPERA
Dopo il restauro è emersa tutta la bellezza di questo bronzo che rappresenta probabilmente un “apoxyòmenos”, cioè un atleta dopo la gara che si deterge degli unguenti di cui si era cosparso il corpo e dal sudore. Si tratta di un’opera di straordinaria qualità formale, una delle poche statue di bronzo che ci sono giunte dall’antichità. E’ databile al I° secolo a.C ed è stata realizzata da maestranze greche su un archetipo del IV° secolo a.C. L’opera protende lontano dal corpo braccia e gambe secondo le caratteristiche formali maturate dalle conquiste tecniche dell’arte ellenistica che saranno successivamente rappresentate al massimo livello da Lisippo. Si tratta di una spazialità più libera rispetto a quella statuaria del periodo classico che ha avuto come massimo rappresentante Policleto (V secolo a.C). Queste caratteristiche di movimento e la spazialità sono state rese possibili dalla fusione a “cera persa con metodo indiretto” e dalla tecnica delle saldatura. In questo modo i greci potevano fondere a parte gli arti, la testa e il triangolo penico e poi assemblare accuratamente tutto fino a comporre l’opera finale. La ripulitura e il restauro hanno messo in luce raffinati dettagli tecnici che all’inizio potevano essere solo ipotizzati, come gli inserti in rame nei capezzoli e nelle labbra, segno di una raffinata volontà di separazione cromatico e la “lama di luce” tra le cosce. E’ anche sicura la presenza in origine di occhi in avorio e pasta vitrea, purtroppo non conservatici. In particolare i capelli “intrisi di sudore” sulla fronte sono un realistico dettaglio di carattere già tardo classico, segno di una profonda crisi del classicismo. Poi c’è l’affascinante tema dell’attribuzione dell’archetipo: non sappiamo ancora l’autore del bronzo originale dalla quale, mediante i calchi vennero realizzate le non molte repliche del tipo pervenute sino a noi. Un altro aspetto interessante è la mancanza dei perni sotto i piedi della statua usati generalmente per l’ancoraggio ad un piedistallo. Durante il recupero della statua è stata rinvenuta anche la base decorata con meandro a svastica su tre lati che doveva essere posta a rivestimento di un plinto in pietra o marmo che può far pensare ad una collocazione del bronzo all’interno di una nicchia a parete. Per quanto riguarda la sua storia fino adesso gli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure hanno formulato l’ipotesi che dopo la sua realizzazione del I° secolo a.C. il bronzo sarebbe stato posto in magazzino; qui un topolino fece la sua tana al suo interno attorno al 20 a.C. ( secondo la datazione al carbonio 14 sui resti organici rinvenuti) e infine nella prima metà del II° secolo d.C, fu sottoposto ad un restauro, e trasportato verso un porto dell’alto Adriatico destinato probabilmente ad una ricca villa romana. Questo è stato l’ultimo viaggio del nostro “apoxyòmenos” perché probabilmente durante una tempesta i marinai gettarono il carico in mare per alleggerire il vascello.

“L’ATLETA DELLA CROAZIA” A FIRENZE
La mostra dedicata a “l’Atleta della Croazia” illustra non solo lo straordinario recupero del manufatto, ma anche i risultati delle ricerche storico-archeologiche sul modello originale. L’ospitalità e il supporto della Provincia di Firenze rendono possibile l’iniziativa nel quadro di una convenzione con l’Opificio delle Pietre Dure sottoscritta dal presidente Matteo Renzi, che ha avuto inizio con la mostra dedicata al restauro di un polittico di Gentile da Fabriano l’inverno scorso. In occasione della mostra saranno organizzati molti eventi collaterali mentre per i turisti è possibile utilizzare, nelle strutture ricettive che hanno aderito all’iniziativa, la formula promozionale Firenze4you lanciata dalla Azienda per il Turismo di Firenze in occasione del Genio Fiorentino che permette di stare quattro notti in albergo o in agriturismo al prezzo di tre con i bambini sotto i dodici anni che pernottano gratuitamente in camera. Inoltre negli alberghi della Provincia di Firenze sarà possibile ritirare i voucher validi per la commutazione ( presso la biglietteria di Palazzo Medici Riccardi, via Cavour 3), in biglietti di accesso alla mostra e al percorso museale del palazzo attraverso un canale privilegiato. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle ore 09.00 alle 19.00 escluso il mercoledì. Il prezzo del biglietto è di 5 euro intero e 3,5 euro ridotto.

LA MOSTRA
La statua bronzea dell’Apoxyomenos - Atleta della Croazia è stata esposta per la prima volta a Zagabria dal 18 maggio al 17 settembre 2006, in una mostra organizzata dall’Istituto Croato per il Restauro al termine dei complessi ed articolati lavori di restauro e conservazione condotti presso lo stesso Istituto e delle indagini archeologiche sottomarine che hanno interessato i fondali del rinvenimento.
In esito alla collaborazione intercorsa durante i lavori, e che ha riguardato molti aspetti del progetto “Apoxyomenos”, tra il Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia, l’Istituto Croato per il Restauro di Zagabria e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la mostra è stata trasferita a Firenze, grazie alla generosità di S. E. il Ministro della Cultura delle Repubblica di Croazia ed alla disponibilità del Presidente della Provincia di Firenze, nella prestigiosa sede di Palazzo Medici Riccardi. Nella redazione fiorentina, la mostra è stata arricchita dallo studio e valorizzazione di altre due statue di Apoxyomenoi (non esposti in originale), copie romane in marmo di archetipi risalenti al IV sec. a.C. , una delle quali riferibile addirittura allo stesso originale dell’Atleta della Croazia. Provenienti dalle collezioni medicee e conservate nella galleria degli Uffizi e nella Villa di Castello furono restaurate nel sec XVI e XVII con integrazioni che le hanno trasformate in un atleta con vaso ed in un gladiatore.

CRISTINA ACIDINI E MAURIZIO MICHELUCCI
Direzione scientifica della mostra “Apoxyomenos- l’Atleta della Croazia”
"DOPO I BRONZI DI RIACE, A FIRENZE UN’ALTRA GRANDE ESPOSIZIONE DI UN CAPOLAVORO D’ARTE GRECA RECUPERATO DALLE PROFONDITÀ MARINE"
La statua bronzea di atleta che viene esposta a Firenze, nella prestigiosa sede di Palazzo Medici Riccardi nella mostra organizzata dall’Assessorato alla Cultura e Turismo della Provincia, è stata eccezionalmente concessa in prestito da parte del Ministro della Cultura della Croazia in riconoscimento del contributo offerto dall’Opificio delle Pietre Dure al suo lungo e complesso restauro.
Dopo il suo recupero dal mare di Lussino, la statua è stata restaurata a Zagabria dall’Istituto croato per il restauro, con la partecipazione di scienziati e tecnici dell’Opificio. Le hanno dedicato studi di carattere storico-artistico ed archeologico i professori di archeologia classica Nenad Cambi, dell’Università di Spalato, e Vincenzo Saladino, dell’Università di Firenze.
Il bronzo ha dimensioni leggermente maggiori del vero (è alto m.1,92) e raffigura un atleta nudo che con la mano destra doveva impugnare uno strigile: ovvero, lo strumento in bronzo con una sorta di “lingua” concava ed arcuata usato dagli atleti per detergere l’olio di cui si cospargevano prima delle gare. Il tipo statuario è conosciuto da almeno otto repliche grandi e piccole di età romana, di cui la più significativa era sinora quella bronzea conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna, proveniente da Efeso, e doveva derivare quindi da un originale greco ben noto ed ammirato nell’antichità. A causa della perdita dello strigile, rimane incerto determinare l’azione che l’atleta sta compiendo, se cioè esso si stia raschiando il polso sinistro o se con la mano sinistra stia pulendo la “lingua” dello strigile stesso dopo l’uso. Nel primo caso, il più probabile, si tratterebbe di un “apoxyòmenos”, di un atleta, cioè, che si sta togliendo via l’olio ed il sudore dopo la gara. Il più famoso Apoxyòmenos era opera, anch’essa in bronzo, del grande scultore greco Lisippo e fu creata attorno al 325 a.C. Tanta era l’ammirazione che circondava l’originale, che esso fu portato a Roma da Agrippa per ornamento delle terme da lui costruite presso il Pantheon all’inizio del I sec. d.C.
Per la datazione dell’Atleta della Croazia, alcuni elementi relativi alla tecnica di fusione e di rifinitura della superficie bronzea e l’analisi al Carbonio 14 di un nocciolo di pesca rinvenuto in una gamba della statua, resto del pasto di un piccolo roditore che aveva fatto lì la sua tana, indicano una datazione verso il 50-40 a.C., quando a Roma Cesare era dittatore, o poco dopo. Confronti di carattere stilistico conducono invece a datare l’opera originale, il cosiddetto “archetipo” dalla quale la nostra statua è derivata, agli anni attorno al 360 a.C. Si tratta quindi di un’ottima copia dell’ultima età repubblicana, la migliore fra quelle che ci sono pervenute dall’antichità, eseguita in ambito culturale greco, con molta probabilità in qualche ricca città dell’Asia Minore. L’archetipo sembra di circa un trentennio più antico del capolavoro di Lisippo. Secondo Vincenzo Saladino, l’atleta raffigurato sarebbe un pugile, vincitore nelle gare “juniores” (ragazzi sino a 18 o 19 anni) in questa disciplina: ne sarebbe indizio il contrasto fra il volto ancora da adolescente ed il corpo caratterizzato da possente muscolatura, proprio grazie alla quale era risultato vincitore nei confronti dei coetanei. Per Nenad Cambi, si tratterebbe invece di un lottatore.
Per quanto riguarda lo scultore autore dell’archetipo, si possono solo fare supposizioni: si è fatto il nome di Dedalo di Sicione e di Policleto il Giovane, ricordati entrambi dalle fonti antiche come autori di statue di apoxyòmenoi precedenti a Lisippo. E’ molto improbabile che si tratti del ritratto naturalistico del personaggio di cui si celebrava la vittoria. Ancora in quest’epoca, soprattutto nel caso di privati cittadini, si può pensare ad una raffigurazione di carattere astratto che tiene conto dell’età del soggetto rappresentato e, per quanto riguarda gli atleti, della costruzione del corpo legata alla disciplina praticata.
E per venire al rapporto della nostra statua con i due Bronzi di Riace: nella storia dell’arte greca, l’archetipo va collocato circa cento anni dopo la statua più antica (statua A ), e settanta-ottanta anni dopo quella più recente (statua B). A prescindere dalle differenze oggettive tra i personaggi, il nostro atleta mostra un modellato morbido ed evoluto e una maggiore espansione nello spazio dei movimenti. Inoltre la presenza di un dato negativo, com’è la capigliatura intrisa di sudore, denota il profilarsi una prima crisi dello stile classico e ed è segnale del prossimo ellenismo, incline al naturalismo e disinteressato alla perfezione. E infatti in passato altri studiosi, per questa considerazione, hanno proposto datazioni più tarde, collegando in qualche modo anche questa statua alla scuola del grande Lisippo, attorno al 330 a.C.
La data del naufragio è da porre attorno al 110 d.C. e si basa sulla datazione ottenuta tramite un’altra analisi al C14, su di un frammento di legno carbonizzato. Rinvenuto all’interno della gamba destra, il frammento è da collegare con un restauro della statua in vista della sua destinazione finale: probabilmente si prevedeva di sistemarla in esposizione in una grande villa signorile nell’Adriatico settentrionale.



Palazzo Medici Riccardi, Firenze
30 settembre 2006 – 30 gennaio 2007

Sotto gli auspici del
Ministro della Cultura della Repubblica di Croazia, S. E. Božo Biškupić e del
Presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi

Organizzazione della Mostra:
Assessorato alla Cultura e al Turismo della Provincia di Firenze.

Direzione scientifica:
Cristina Acidini, Maurizio Michelucci.

Comitato tecnico-scientifico:
Cristina Acidini Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.
Alessandro Belisario Dirigente dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Provincia di Firenze.
Miljenko Domijan Capo Conservatore del Ministero della Cultura della Croazia.
Iskra Karniš Capo del Dipartimento Didattica, Formazione Tecnica e rapporti internazionali dell’Istituto Croato per il Restauro.
Ferdinand Meder Direttore dell’Istituto Croato per il Restauro.
Maurizio Michelucci Docente di storia e tecnica del restauro nell’Università di Pisa; già direttore del Settore archeologico dell’Opificio delle Pietre Dure.
Daniela Pinna Direttore del laboratorio scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure.
Piero Pruneti Direttore della rivista “Archeologia Viva”.
Vincenzo Saladino Docente di archeologia greca nella Università di Firenze.

Restauro della statua:
Giuliano Tordi.
Antonio Šerbetić.

Curatori per la partecipazione croata:
Miljenko Domijan, Iskra Karniš.

Ideazione e coordinamento per la partecipazione croata:
Iskra Karniš.

Progettazione dell’allestimento:
Branko Silađin.

Testi dei pannelli:
Iskra Karniš, Mario Jurišić, Marijan Orlić, Dragica Krstić, Renata Šoštarić, Vincenzo Saladino.

Traduzioni:
Graham McMaster.
Ivan Kraljić.

Documentazione fotografica:
Istituto Croato per il restauro; Polo Museale Fiorentino.

Curatore della documentazione fotografica croata:
Vidoslav Barac.

Layout dei pannelli:
Art Design / Tea Rittig Šiško, Nikola Šiško
Contemporanea Progetti / Benedetta Marchi

Controlli ambientali e microclimatici:
Settore climatologia dell’Opificio delle Pietre Dure
Cristina Danti Direttore.
Roberto Boddi Conservatore climatologo.

Segreteria:
Iskra Karniš

Collaborazione alla organizzazione:
Ufficio Studi dell’Opificio delle Pietre Dure
Fabio Bertelli Direttore.
Loriana Campestrelli Segreteria.
Stefania Mariotti Segreteria.
Angela Verdiani Segreteria.

Promozione, Pubblicità e Comunicazione:
Florence Multimedia.

Coordinamento Ufficio Stampa:
Francesco Fondelli (ufficio stampa Provincia di Firenze)
Fabrizio Lucarini

Immagine coordinata:
Lucio Diana.

Realizzazione dell’allestimento:
Contemporanea Progetti.

Interventi illuminotecnici:
Riccardo Risso.

Filmati
Radio Televisione Croata; canale Scienza ed Educazione,
Edda Dubravec e Luka Marotti.

Video Display :
Luigi Angioloni, Project Italia.

Impianti di sicurezza in mostra:
Professional Security

Trasporti:
Kolano Trans e Arteria.

Assicurazioni:
Assitalia.

Catalogo:
Giunti Editore, Firenze.

Si ringraziano la dott. Isabella Lapi Ballerini, la dott. Antonella Romualdi, la dott. Marilena Tamassia, e il dott. Angelo Tartuferi del Polo Museale Fiorentino.

Si ringrazia altresì l’Agenzia per il Turismo di Firenze per il sostegno dato alla buona riuscita della mostra

Immagini per l'uso da parte delle redazioni http://met.provincia.fi.it/ai/
Il sito di Palazzo Medici Riccardi http://www.palazzo-medici.it


28/09/2006 13.40
Provincia di Firenze