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VARATO IL PIANO FAUNISTICO DELLA PROVINCIA
Divieto di caccia sul 20 per cento del territorio. L’obiettivo: conservazione e incremento di tutte le specie presenti nell’area fiorentina. La biodiversità qualifica il patrimonio naturale provinciale

“Con l’approvazione del Piano Faunistico-Venatorio puntiamo decisi nel prossimo quinquennio alla conservazione e alll’incremento di tutte le specie autoctone di mammiferi ed uccelli, sia stanziali che migratori, in modo ovviamente compatibile con le produzioni agricole - spiega Pietro Roselli, assessore provinciale all’Agricoltura, Caccia e Pesca - mentre, nello specifico delle specie cacciabili, dove entra in gioco una gestione faunistico-venatoria, la finalità del Piano è quella di garantire un prelievo sostenibile, commisurato cioè all’entità delle popolazioni animali presenti, e rispondenti nel contempo alle aspettative dei cacciatori”. Sono state tracciate, per questo, linee gestionali per tutte le specie di interesse venatorio, dal cinghiale, alla lepre ed al fagiano, ma anche per il tordo, la tortora o gli anatidi, con decisi elementi di novità nel monitoraggio di determinate specie (grazie anche alla collaborazione diretta con i cacciatori), come ad esempio i due progetti di studio appena iniziati sul colombaccio e la beccaccia. É stata inoltre introdotta una particolare attenzione anche verso specie non cacciabili o particolarmente protette come le cicogne, gli ardeidi o il lupo (per quest’ultimo è tra l’altro in corso un importante progetto di studio delle popolazioni presenti), tutte specie fino ad oggi scarsamente conosciute a livello locale, ma che necessitano invece di una scrupolosa indagine e gestione, in quanto anelli insostituibili del patrimonio di biodiversità che la nostra provincia può vantare. “Il Piano - aggiunge Roselli - tende sempre più a consolidare un tipo di gestione del territorio, a fini faunistico-venatori, di tipo integrato tra agricoltori, ambientalisti e cacciatori, a cominciare dalla gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia, gli ATC, punto di snodo di buona parte delle iniziative che saranno messe in campo”. Il Piano ad esempio tende a sancire da una parte una maggiore valorizzazione del ruolo che gli agricoltori possano avere nella riqualificazione ambientale, con evidenti effetti sull’intera fauna selvatica, e dall’altra tutte le garanzie di tutela e di salvaguardia rispetto ai danni alle produzioni agricole da parte della fauna selvatica (in particolare gli ungulati). Ma il Piano intende fare proprie le istanze manifestate dal associazionismo ambientalista, prevedendo specifiche azioni di tutela della fauna: attraverso la scelta delle aree da chiudere alla attività venatoria, con la creazione di un vero e proprio “corridoio biologico” a divieto di caccia, di oltre 1000 ettari nella parte ad est della Piana fiorentina; oppure il passaggio, nelle zone umide, dall’utilizzo di munizioni in piombo a quelle in acciaio, per una maggiore tutela sanitaria della avifauna acquatica. “La provincia di Firenze - conclude Roselli - si conferma ‘laboratorio di eccellenza’ per il miglioramento della qualità ambientale, e ci sono segnali incoraggianti che testimoniano la giusta direzione intrapresa in questi anni: dal ritorno della cicogna e del lupo a quello, più recente, del falco pellegrino o dei fenicotteri, tutti indicatori biologici della qualità complessiva degli habitat del nostro territorio”.
Mancavano 2380 ettari per completare la quota di territorio provinciale da sottoporre a divieto di caccia e poter arrivare così complessivamente al 20,15 per cento. Ma con il nuovo Piano faunistico-venatorio della Provincia di Firenze, per il periodo 2006-2010 viene centrato l’obiettivo. Nella fase propedeutica alla redazione del Piano, infatti, si era accertato che la quota di territorio a protezione della fauna, (compreso in Zone ed oasi di protezione, Zone di ripopolamento e cattura nonché in zone demaniali ed aree protette) non raggiungeva la quota minima del 20%, prevista dalle norme vigenti, mancando a questo traguardo appunto poco meno di 2.400 ettari. Per questo si è reso necessario un intenso lavoro di consultazione, operata con i rappresentanti delle associazioni venatorie, ambientaliste ed agricole, e con le varie amministrazioni locali, in modo da portare all’approvazione un Piano in linea con le indicazioni normative. Al 12,22 per cento invece il territorio a gestione venatoria privata, costituito dalle Aziende faunistico venatorie, Aziende agrituristico venatorie, Centri privati di riproduzione di fauna selvatica), in linea quindi con il limite massimo del 15% stabilito dalla legge. Con il Piano si prevede inoltre di non superare tale quota e di subordinare le nuove eventuali autorizzazioni alla liberazione di aree attualmente vincolate. La restante quota di superficie agricolo-forestale, circa il 67% del totale, è invece libera per la caccia. Confermata, inoltre, anche per il prossimo quinquennio, la suddivisione del territorio a caccia programmata negli attuali due comprensori, identificati dalla porzione rispettivamente a nord ed a sud dell’Arno, cui corrispondono appunto l’Ambito territoriale di caccia ATC Firenze-4 e l’ATC Firenze-5. Il piano può essere consultato dettagliatamente sul web all’indirizzo www.provincia.fi.it/acp1/caccia/piano2006.htm.

29/11/2006 11.39
Provincia di Firenze