IL CONSIGLIO PROVINCIALE HA APPROVATO LA MOZIONE DELLA VII COMMISSIONE SU: “CINA–TIBET: OLIMPIADI 2008. DIRITTI UMANI”
All’unanimità
Il Consiglio provinciale ha approvato, all’unanimità, una mozione della VII Commissione consiliare su “Cina–Tibet: Olimpiadi 2008. Diritti Umani”. Respinto un Ordine del giorno d’accompagnamento della consigliera di Forza Italia Francesca Avezzano Comes che rinnovava la richiesta al Consiglio Provinciale di Firenze di adoperarsi per ricevere il Dalai Lama in Palazzo Medici Riccardi così come richiesto dalla mozione approvata dal Consiglio Provinciale il 27 novembre 2007. “Abbiamo fatto 10 commissioni all’interno delle quali sono state invitate tutta una serie di personalità esterne, tra cui il Console generale cinese a Firenze per avere delle risposte ed auspicando che il problema dell’autonomia del Tibet e dei diritti umani in Cina, partendo proprio da questa grande manifestazione che sono le Olimpiadi, possa riprendere da un punto di vista di relazioni e di dialogo fra il governo di Pechino e il governo in esilio del Dalai Lama. Le Olimpiadi – ha spiegato il Presidente della Commissione Pace, gemellaggi, rapporti e cooperazione internazionale Piero Giunti – incarnano quell’ideale supremo di convivenza pacifica tra i popoli, nel pieno rispetto dei diritti umani e vissuti attraverso il valore della competizione sportiva ma questo va a cozzare con la realtà che la Cina sta vivendo. In questi ultimi anni c’è stata una forte colonizzazione nell’altopiano tibetano, quasi come per annullare e annacquare la cultura tibetana. Con questa mozione il Consiglio provinciale di Firenze, apprezzando la disponibilità del Console della Repubblica popolare di Cina in Firenze, a partecipare ai lavori della Settima commissione, ritiene importanti le sue parole, come segno di apertura e disponibilità ad un confronto ed un dialogo che possono portare in futuro, con l’aiuto della comunità, a una ripresa delle trattative e del dialogo con il Dalai Lama, allo scopo di garantire i diritti, e una effettiva autonomia del territorio del Tibet”. Per Lensi (FI): “Per parlare di Tibet si deve, innanzitutto, parlare di Cina; parlare della difesa dei diritti dei tibetani e della loro volontà di vivere nel tetto del mondo, in un regime amministrativo di autonomia, riguarda innanzitutto i cinesi. Parlare di Tibet e parlare di Cina è parlare del rispetto dei diritti dell’uomo e, più generalmente, parlare di democrazia. Il Tibet fino al 1930 era uno stato teocratico, uno stato dove alla figura del leader spirituale si assommavano anche i poteri temporali di guida del popolo. Nel 1985 il Dalai Lama si presentò a Strasburgo proponendo un piano per l’autonomia per il tetto del mondo. Il Dalai Lama chiese, semplicemente, che sul tetto del mondo venisse riconosciuto a quella popolazione, il diritto di avere un’identità non politica ma religiosa, linguistica, culturale, e amministrativa, all’interno dei confini della Repubblica Popolare di Cina. Il virus della democrazia occidentale che vogliamo esportare in Cina può avviare nuovi dialoghi più veritieri ma oggi dobbiamo anche usare le Olimpiadi per poter dire serenamente quello che si pensa anche su altre vicende: sul rispetto dei diritti fondamentali, quelli dei lavoratori, quelli religiosi, quelli sindacali e che sono assolutamente negati in quel paese. In Cina è stato avviato un processo che è innovativo ma che mostra ancora la mancanza di democrazia”. Per Targetti (PRC): “Le Olimpiadi sono un momento di fratellanza tra i popoli dove il segno fratellanza non vuole dire semplicemente vogliamoci bene, ignorando i problemi che ci sono su questo pianeta, ma anche di conflitto, in cui i più deboli hanno il diritto di esprimere, di lanciare la loro voce, per denunciare i problemi non risolti. Riteniamo che ogni popolo, ogni storia, ogni cultura, ha diritto ad esprimersi e che una convivenza tra popoli diversi, tra storie diverse, anche tra contraddizioni sociali stridenti possono convivere solo se si riconoscono i diritti di tutti, sia quelli culturali, sia quelli religiosi, sia quelli sociali. E’ evidentemente il problema della lotta di classe che c’è stata anche in Tibet, perché c’era un forte retaggio di strutture antiche e anche medioevali in quel paese. Questo non vuole dire che bisogna sradicare una cultura, una storia anche religiosa, attaccare i Monasteri, occupare militarmente un territorio, impedire i diritti basilari. Io credo che si debba costruire una nuova convivenza nel riconoscimento dei diritti di ciascuno”. Per Sottani (PD): “Occorre cogliere l’occasione delle Olimpiadi per porre all’attenzione di tutti il problema del rispetto dei diritti del popolo tibetano. Ma come si aiuta il popolo tibetano? Perché si può aiutare il popolo tibetano anche con azioni incredibili, con titoli sui giornali, con retorica grondante oppure, tante volte queste enunciazioni nascondono tutto un altro obiettivo, quello di ottenere un vantaggio politico interno, un vantaggio politico per le nostre pubbliche opinioni, piuttosto quello di ottenere un vero vantaggio per il popolo tibetano? Agli occhi dei cinesi noi occidentali siamo davvero credibili? Abbiamo l’autorevolezza per andare a dire ai cinesi le cose che diciamo oppure il Console cinese quando ci faceva rilevare alcune questioni diceva anche un po’ di verità? Dobbiamo chiedercelo questo, perché nessuna nazione, né gli Stati Uniti né l’Europa ha mai contestato la sovranità cinese, nessuno di noi ha parlato di chiedere per il Tibet l’indipendenza. Tutti sono d’accordo per l’autonomia ed anche il Dalai Lama lavora per questo. Non è una questione banale perché questa idea per il Tibet è anche l’accettazione del riconoscimento, dal punto di vista internazionale, della democrazia cinese sul Tibet”. Per Massai (AN): “Le violazioni dei diritti umani in Cina avranno un riflesso non indifferente con le Olimpiadi. Oltre un miliardo e 300 milioni di cinesi vivono come detenuti nel proprio paese. In condizioni disastrose, da fame, sottopagati e trattati come schiavi. Occorre però che le denuncie si trasformino in occasioni concrete di cambiamento. Perché se tutti siamo allineati sul fatto che la Cina non può avere sanzioni perché si riversano sul popolo, non possiamo dire che la Cina deve continuare così perché la Cina è una grande occasione. Si continua a rivendicare ed a denunciare la mancanza di diritti umani in Cina però, di fatto, non si fa assolutamente niente. Il Tibet è un simbolo; è il simbolo di una Nazione con una propria storia, una propria cultura e che vuole continuare ad esistere e dobbiamo lavorare perché arrivi ad una sua autonomia perché non è possibile eliminare cultura, storia e tradizione di un popolo”. Avezzano Comes (FI), infine, ha ricordato che: “Il Consiglio della Provincia di Firenze ha votato all’unanimità una mozione presentata dalla sottoscritta, a nome del proprio gruppo, il 27 novembre dello scorso anno, in cui si chiedeva al Presidente Renzi di invitare il Dalai Lama a Firenze visto che questa città, con il proprio territorio, ha sempre rivendicato un ruolo importante nei rapporti di pace sia medio orientali che, doverosamente, anche in quello che vede il tetto del mondo al centro dell’interesse dell’opinione mondiale”.