LA PROVINCIA SULLA RIFORMA DELL'UNIVERSITÀ
Approvate due mozioni dei Vedi e del PD
Il Consiglio provinciale ha approvato con 23 sì e 3 no due mozioni sull’Università. La prima di Ragazzo (Verdi) dove si esprime la non condivisione dei contenuti della legge dello stato italiano 133 del 6 agosto 2008 e chiede il ritiro e l’annullamento dei dispositivi di legge nazionali approvato in agosto che riformano la Scuola e l’Università italiana. L’altra, di Testi e Gori (PD) conferma, dal Consiglio provinciale, gli impegni, in termini di partecipazioni, di contributi e di risorse della Provincia di Firenze a sostegno del decentramento dell’Università nelle sedi distaccate di Empoli, Sesto Fiorentino, Scandicci, Calenzano, Figline Valdarno, Vinci e Borgo San Lorenzo. Respinto, con 3 sì e 23 no, un maxiemendamento alla mozione di Testi e Gori, presentato da AN e FI che impegnava l’amministrazione provinciale a rivedere la propria politica indiscriminata di sostegno economico e di risorse al decentramento, a procedere ad una valutazione sull’effettiva utilità delle sedi distaccate, a sospendere il proprio sostegno a quelle attività che risultino prive di effettiva ricaduta scientifica e didattica, ad intervenire perché l’Università di Firenze inizi veramente un percorso di ascolto delle esigenze del territorio ed a caldeggiare la trasformazione in Fondazione dell’Università di Firenze. Ragazzo ha criticato il documento dei gruppi di centrodestra: “L’Università italiana versa in condizione non felici, loro pensano che tagliando i fondi si aggiunga migliore qualità, per noi non è così”. Per Targetti (PRC) ha ricordato che: “Il movimento degli studenti continua a esprimersi con lezioni autogestite nelle piazze e con un forte rapporto con la società civile e con i lavoratori. Condividiamo il fatto che occorra tutelare le presenze e i corsi decentrati sul territorio e che sono presenti nella nostra Provincia perché questa scelta corrisponde alla giusta aspirazione che non solo il capoluogo di Regione o di Provincia può avere dei corsi universitari, ma anche altri territori sulla base di una relazione con attività sociali, produttive e di storia può avere corsi universitari”. Per Sensi (AN): “Chiunque dovrà governare dovrà superare questo problema dell’Università italiana, che é una specie di stazione per alloggiamento di studenti e di professori più o meno capaci, più o meno anziani e più o meno giovani. Nei sistemi di valutazione europei i nostri studenti si collocano agli ultimi posti come capacità di preparazione e anche la cattiva gestione economica delle Università, è un problema che ci portiamo dietro da anni. Un giorno dovremo affrontare questo problema, superando questa retorica un po’ banale, che affida a pochi studenti l’iniziativa di contestare e dopo poco si scordano quello che contestano”.
Per Bevilacqua (FI) “La manovra che porterà alla riforma dell’Università farà un distinguo fra il fatto che l’istruzione sia uguale per tutti, dal fatto che non tutti siano ugualmente istruiti. Sono due concetti che non possono andare d’accordo insieme. Quindi se l’intento è quello di avere giovani, tutti ugualmente istruiti, ecco questo non ci può trovare d’accordo. Riteniamo, inoltre, che affrontare la questione dell’Università, soltanto in termini di decentramento sia un po’ riduttivo. Non è certo con il decentramento che aiutiamo l’Università a essere migliore e nemmeno a contenere le sue spese. Mi pare che tutto sommato il lavoro che il Ministero sta portando avanti sia un lavoro condiviso anche dai Rettori e che vada nella direzione giusta”. Infine Gori (PD): “Occorre mettere sotto il riflettore le politiche di decentramento universitario che sono state attuate, dagli Enti Locali, nel nostro territorio e che hanno manifestato una loro vitalità, una loro positività, e sono stata una esperienza arricchente sia per l’Università sia per i territori dove essi si sono collocati. Non voglio rivendicare nessun tipo di primazia, ma il Partito Democratico ha discusso tempestivamente, tra l’altro anche proponendo un Consiglio straordinario tematico aperto sul mondo della scuola e dell’Università. La mobilitazione degli studenti è servita, seppure parzialmente, a rimettere delle risorse in circolazione e a riaprire, almeno per certi aspetti, una logica di turn over, che invece il primo provvedimento della finanziaria sembrava precludere. Senza questa mobilitazione non ci sarebbe stato neanche questo decreto, che ha alcuni aspetti positivi in attesa di leggere la vera riforma dell’Università”.