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"FLASHFLOOD", RISCHIO BOMBE D'ACQUA IN MUGELLO E VALDARNO
L'assessore provinciale all'Ambiente Renzo Crescioli risponde ai quesiti sollevati da Piero Giunti e Stefano Prosperi (Pd)

In caso di “flashflood”, vere e proprie bombe d'acqua, i territori del Mugello e del Valdarno fiorentino sarebbero esposti a grave rischio di esondazione secondo Gaia Checchucci, presidente dell'Autorità di bacino. I lavori fin qui eseguiti al piano di casse di espansione dell'Arno "non ci tutelano in caso di bombe d'acqua che sempre più frequentemente colpiscono la nostra Regione: basti pensare ai recenti fatti di Massa e all'esondazione del Serchio del Natale 2009". Lo rilevano i consiglieri provinciali del Pd Stefano Prosperi, Piero Giunti e Franco Pestelli che, considerato come la prevenzione di questi eventi passi "essenzialmente dalla pianificazione urbanistica e territoriale", avevano chiesto di sapere, con una domanda d'attualità alla Giunta provinciale, quali azioni intende intraprendere la Provincia di Firenze, titolare tra l'altro del Ptcp (Piano territoriale di coordinamento provinciale) di concerto con le Amministrazioni comunali interessate, "per la messa in sicurezza del Mugello e del Valdarno nella malaugurata ipotesi di eventi di flashflood". Sulla questione ha risposto l'assessore provinciale all'Ambiente Renzo Crescioli.
Con il termine “flashflood” ci si riferisce solitamente ad eventi idrologici dotati di notevole intensità e concentrati in brevi lassi di tempo. In letteratura scientifica non esiste peraltro una definizione esatta in termini fisici di questo vocabolo che, di conseguenza, viene spesso usato in modo generico per identificare molti fenomeni idrologici estremi. Riportati in effetti al suolo, gli eventi del tipo flashflood presentano due tipi di criticità: innesco di frane superficiali a cinematica veloce del tipo scivolamenti di terra evolventi in colate detritiche; crisi di tipo idraulico lungo il reticolo idrografico minore.
Effettivamente nell’ultimo decennio, anche nel territorio provinciale fiorentino, si è tendenzialmente assistito ad un'intensificazione di eventi idrologici dotati di notevole intensità e per brevi lassi di tempo, che potrebbe far presupporre ad un aumento di frequenza di eventi del tipo "flashflood" ed esiste anche un diffuso ed ancora aperto dibattito sul fatto che tendenza sia da riferirsi a processi che interessano l’intero pianeta Terra come il “Global Warming”.
Tuttavia la mitigazione del rischio idrogeologico può essere perseguita secondo due tipi di strategie: con l'adozione di misure strutturali, innanzi tutto. Le misure strutturali consistono nel realizzare opere ingegneristiche in grado di mitigare pericolosità, vulnerabilità ed esposizione degli elementi sottoposti al rischio. Fra queste si possono citare le opere di sostegno per le frane le casse di espansione per gli eventi di tipo idraulico. D'altra parte si possono adottare anche misure non strutturali. Sono quelle che essenzialmente agiscono sugli elementi a rischio e ne diminuiscono la loro esposizione e vulnerabilità tramite informazione (cartellonistica, predisposizione di sistemi di allarme), in generale azioni di protezione civile e decisioni in materia di pianificazione territoriale.
Andando nello specifico dei "flashflood" che possono interessare la provincia di Firenze ci troviamo in una situazione molto delicata perché il territorio è estesamente urbanizzato anche nelle parti apicali del reticolo fluviale che sono quelle che tipicamente vanno in crisi.
Con riferimento alle azioni portate avanti in materia di idraulica, la Provincia oltre a svolgere un cruciale ruolo di manutenzione fluviale e capillare presidio del territorio, ha in corso la progettazione lungo il reticolo degli affluenti dell’Arno di tutte le casse d’espansione previste dal 'Piano stralcio rischio idraulico' dell’Autorità di Bacino dell’Arno. In particolare, il 7 aprile 2010, la Giunta provinciale ha approvato il progetto preliminare relativo alle casse di espansione per il Mugello (Lotto 1), redatto dagli uffici dell'Ente e attualmente all'esame dell'Autorità di Bacino. Alcuni di questi progetti, posti nelle parti apicali più alte dei bacini, potrebbero fornire buone risultanze anche dal punto di vista della mitigazione a livello locale di fenomeni del tipo "flashflood". Passando dalle parti di fondovalle a quelle più montane dei bacini si verifica un progressivo aumento della concentrazione in termini di trasporto solido dei flussi che si originano su versanti ed aste torrentizie e da eventi di tipo idraulico si passa a fenomeni del tipo trasporto di mass,a maggiormente ascrivibili alla pericolosità da frana.
Le frane imputabili ad eventi idrologici del tipo "flashflood" sono in particolare inquadrabili in frane superficiali (che interesano due tre metri di suolo – soil slip) e dotate di velocità rapida. Grazie alle tecnologie di tipo 'Gis' è possibile ricavare il rischio a cui è esposto il territorio.
A breve termine si possono ottenere risultati non risolutivi, ma importanti, operando con la pianificazione territoriale e la gestione del territorio.
Il ruolo della pianificazione e della gestione del “territorio aperto” può risultare importante secondo due specifiche funzioni. La prima è quella tipica della pianificazione tradizionale che corrisponde a porre vincoli allo sviluppo edificatorio in zone sottoposte a pericolosità. Questa funzione ha il suo percorso tecnico normativo negli strumenti di pianificazione di Comuni e Autorità di Bacino, con cui gli Uffici della Provincia sono in continuo contatto, fornendo una fattiva collaborazione in termini di predisposizione di conoscenze e dati tecnici.
L’altra importante funzione è quella invece di gestione e manutenzione del territorio in senso lato. Ciò può essere perseguito incentivando la buona organizzazione dello smaltimento delle acque di pioggia nelle parti apicali dei bacini (i cosiddetti “zero order basin”), pratiche solitamente riferite ad una gestione dei fondi boschivi ed agricoli. Molta attenzione deve essere inoltre posta nella corretta organizzazione dello smaltimento delle acque nelle strade di montagna, evitando la dispersione di quest’ultime lungo i versanti. I sopraccitati modelli di stabilità hanno infatti evidenziato che utilizzando nella stima della pericolosità da frana anche elementi riferiti alla presenza, lungo i versanti, di tagli realizzati in conseguenza della costruzione di strade di montagna (tipicamente strade vicinali o comunali) è possibile migliorare notevolmente la rispondenza di quanto predetto dal modello di stabilità con quanto effettivamente osservato in campagna, come censimento frane. Un esempio di letteratura è quello del disastro di Sarno dove una significativa parte delle colate detritiche si innescarono in corrispondenza di tagli stradali. Il Piano territoriale di coordinamento vigente della Provincia di Firenze contiene già sia elementi in materia di gestione del territorio aperto sia di protezione idrogeologica che saranno ripresi dal nuovo Piano attualmente in fase di elaborazione.
Sempre con riferimento ai "flashflood" che innescano frane superficiali, un'importante funzione in termini di mitigazione del rischio è quella della Protezione civile. Nota la funzione che lega intensità di pioggia ed innesco di frane, possono essere sviluppati modelli di “early warning” imperniati sul concetto di salvaguardare la vita umana, per cui una volta superate o previste determinate soglie di pericolosità, scatta il sistema di allerta della popolazione che può giungere alla evacuazione di interi centri abitati. Dal punto di vista tecnico scientifico il posizionamento delle richiamate soglie pluviometriche non è operazione semplice, in quanto molto spesso il numero di osservazioni disponibili non ha valenza statistica ed i modelli sono spesso affetti da un certa indeterminatezza in alcuni dati di base. È tuttavia l’unica strada da perseguire e su cui stanno lavorando gli enti preposti alle funzioni di monitoraggio idrogeologico e di pianificazione del rischio: segnatamente Regione e Autorità di Bacino. Ogni elemento conoscitivo che deriverà da tali attività costituirà elemento del Piano di Protezione Civile della Provincia di Firenze.
Nella replica, il consigliere Piero Giunti ha rilevato "l’importanza della legislazione da imporre per la tutela delle aree fragili e della manutenzione della viabilità. Noi ci stiamo sempre di più orientando verso un clima tropicale. Ma c'è un aspetto in più da cogliere: quando la montagna era vissuta, quando la campagna era vissuta da una serie di realtà - penso alle aziende agricole, penso a chi viveva in quei posti - c’era una cura nel regimare certe zone e questo faceva sì che anche in caso di evento accidentale, tutta l’acqua arrivava da monte a valle con molta più lentezza a valle". Dunque sarebbe importante attuare politiche per rendere vivibili le zone montane, le zone agricole e quelle fragili. Una sottolineatura sulla Protesione civile della Provincia che "sta lavorando bene e facendo un buon lavoro di coordinamento e di acquisizione di informazioni che possono portare a limitare i danni".

19/11/2010 11.23
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze