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JAMILA RACCONTA L’UCCISONE DEL FRATELLO. TESTIMONIANZA D’INGIUSTIZIA DAL POPOLO SAHARAWI
Ospite nella settima commissione consiliare della Provincia di Firenze, la giovane donna saharawi aspetta da due mesi l’autopsia sul corpo del parente

Settima Commissione

E' intervenuta durante la Commissione consiliare della Settima Commissione per i Rapporti internazionali , pace e gemellaggi, martedì 3 maggio Jamila giovane donna Saharawi proveniente dal Sahara Occidentale occupato, sorella di un ragazzo ucciso dalle forze armate marocchine durante la dura repressione seguita allo sgombero di Gdeim Izik del novembre scorso, che ha causato un alto numero di vittime, peraltro non ancora precisato.

Said Dambar aveva 26 anni, viveva con la famiglia a El Aaiun (capitale del Sahara Occidentale occupato) era laureato in economia.

Nella notte del 21 Dicembre 2010 Said esce da un bar dove aveva appena visto una partita di calcio alla televisione ed è intercettato da due persone marocchine in borghese (come raccontano vari testimoni) con le quali si scatena subito una accesa discussione.

All’improvviso una delle due persone estrae una pistola e spara a Said Dambar colpendolo al capo, la pallottola in testa gli causa gravi lesioni cerebrali e la morte.??Pochi minuti dopo la casa dei suoi genitori è perquisita da un gruppo di poliziotti (qualificatisi come tali) in borghese che portano via con loro il fratello maggiore di Said, Mohamed ed al Commissariato gli comunicano il decesso del fratello.

Il giovane non aveva mai nascosto le sue simpatie ed il suo sostegno alla causa della autodeterminazione saharawi e recentemente al campo della protesta saharawi di Gdeim Izik che contava 8000 tende e 20mila persone al suo interno (messo in piedi il 10 Ottobre 2010 da gruppi di saharawi che richiedevano il rispetto dei propri diritti civili da parte dello stato marocchino). Protesta di massa, unica nel suo genere nei 35 anni in cui il Sahara Occidentale è occupato, stroncata con l’intervento dell’esercito e decine di morti e desaparecidos.??
Dal giorno della uccisione di Said la sua famiglia denuncia tentativi di corruzione da parte della polizia marocchina con offerte di denaro in cambio del silenzio e chiede invece con forza alle autorità di occupazione marocchina piena verità sui terribili eventi.

Il corpo di Said Dambar da allora (4 mesi fa) è conservato all’Ospedale di "Ben El Mehdi" a El Aaiun e la famiglia si rifiuta di dare la autorizzazione alla sepoltura finchè non verrà eseguita la autopsia e saranno chiarite le cause della morte del giovane.

Le autorità marocchine hanno sempre rifiutato detta autopsia e continuano a non fornire una spiegazione esauriente delle circostanze e dei fatti che circondano l'omicidio.?

La Provincia di Firenze partecipa alla CAMPAGNA INTERNAZIONALE DI VERITA' a sostegno della famiglia di Said Dambar. Con questo appello si chiede al Re del Marocco ed al Governo marocchino di autorizzare la autopsia sul corpo di Said Dambar e fare giustizia su questo terribile accadimento, non degno di un paese civile, per la famiglia del giovane saharawi e per il mondo intero.

Presenti all’incontro a Palazzo Medici Riccardi i membri della Settima Commissione insieme al Presidente della Provincia di Firenze. I rappresentanti dell’ente provinciale hanno accolto con affetto e rispetto la giovane ragazza che con commozione ha chiesto sostegno e appoggio in questa drammatica circostanza.

03/05/2011 18.36
Provincia di Firenze