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PROVE INVALSI, FRANCHI (PDL): "SI RIFIUTA DI FARLE CHI NON VUOLE MIGLIORARE LA SCUOLA"
La consigliera della Provincia di Firenze attaca la Cgil e "quelli che si arrogano il diritto di sottrarsi"

I docenti protestano per dover "somministrare" le prove Invalsi. Per la consigliera provinciale del Pdl Erica Franchi, vicepresidente della Commissione Istruzione e cultura, "si arrogano il diritto di sottrarsi ad un compito che deriva da un preciso apparato di norme dello stato italiano e la Cgil annuncia che difenderà i docenti che si sottrarranno alle disposizioni impartite dai dirigenti delle scuole". Il segretario della Cgil Rapezzi ritiene che sia giusto rifiutarsi perché la valutazione Invalsi determinerebbe “premi solo alle scuole migliori”.
La crisi della scuola statale italiana, per Franchi, "è tutta qui". Il sistema di valutazione degli apprendimenti che l’Invalsi avvia "sono un benchmarking che consente alle scuole di verificare l’efficacia didattica del sistema posto in essere da ciascuna". La valutazione dello standard "è fondamentale ed imprescindibile in una scuola che rivendica ad ogni piè sospinto il diritto all’autonomia". A nessuno poi "è chiesto di correggerli, ma solo di trascrivere i risultati su di un foglio prestampato. Somministrare prove fa parte della funzione docente, svolgere le attività connesse alla didattica, come la trascrizione, fa parte della funzione docente". Pur di non avviarlo, invece, "si ricorre a qualunque pretesto arruffato: chi si lamenta perché non è pagato, chi perché i test non sarebbero scientificamente validi (ma chi ha dato ai critici la patente di scienziati?), chi si solleva contro la violazione della privacy, chi perché, semplicemente, è contro". In realtà tutti coloro che si rifiutano di dare il via a questo sistema "hanno paura di una cosa sola: di essere valutati. Nessuno nella scuola vuole essere valutato, in particolare quelli che, invece, ogni giorno decidono del futuro dei loro allievi con un frego di penna rossa su di un compito, con un voto sul registro. Chi si rifiuta in realtà ha paura di non essere 'il migliore', perché migliorare vuol dire impegno, fatica, partecipazione attiva e costante. Forse questo non piace".

10/05/2011 12.07
Ufficio Stampa Consiglio provinciale di Firenze