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Musei Statali
Strage Georgofili, alla Galleria degli Uffizi mostra-monito con i due capolavori “riportati in vita” dalla distruzione della bomba
Tra le più importanti ‘vittime d’arte’ dell’attentato mafioso del ‘93 che devastò parte della Galleria, si tratta delle tele Il Concerto e I giocatori di Carte del pittore caravaggesco Bartolomeo Manfredi, primo e ultimo dipinto a essere ‘curati’, rispettivamente nel 1993 e nel 2018, dai danni della bomba
Il direttore del museo Simone Verde: “Ricordare e far ricordare è dovere del museo e di tutti; da questa mostra arriva un messaggio di forte determinazione civile per il futuro”

Bartolomeo Manfredi
Concerto
1617-18
olio su tela
126 x 185 cm

Bartolomeo Manfredi
Giocatori di carte
1617-18
olio su tela
138 x 195 cm


Due capolavori “riportati in vita” dalla distruzione, causata dalla bomba mafiosa della strage dei Georgofili, diventano adesso i protagonisti di una mostra-monito simbolicamente organizzata dagli Uffizi nella 31esima ricorrenza dell’attentato che strappò la vita a cinque persone, danneggiando gravemente decine di opere e parte della stessa Galleria.
I dipinti al centro dell’esposizione, offerti alla visione del pubblico insieme alle loro copie d’epoca (il cui studio e osservazione sono state fondamentali per consentirne il restauro) portano la firma del pittore caravaggesco del Seicento Bartolomeo Manfredi: si tratta delle grandi tele del Concerto e dei Giocatori di carte. Il Concerto è stata a prima opera ad essere stata sottoposta ad intervento e parzialmente recuperata già pochi mesi dopo la strage, nel 1993. I Giocatori è stata invece l’ultima, con una speciale operazione realizzata proprio in occasione della ricorrenza della strage nel 2018. Entrambi i quadri si trovavano collocati (insieme all’altro grande capolavoro danneggiato dalla bomba, fortunatamente anch’esso restaurato nel corso degli anni Novanta, L’Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti), lungo lo scalone di accesso al Corridoio Vasariano: l’impatto dell’esplosione dei 277 chili di tritolo fu tale da distruggere ampie porzioni del muro esterno e disintegrare quasi del tutto gli stessi dipinti. Ma nelle ore successive all’attentato, con pazienza certosina, migliaia di frammenti delle tele furono raccolti, catalogati e messi da parte con cura: vennero in seguito utilizzati per andare a ristorare e ricomporre, come in un miracoloso puzzle, la parziale integrità dei capolavori distrutti dalla mafia.
La mostra sarà visibile dal 26 maggio al 28 luglio, al piano terreno della Galleria, in un’ampia sala collocata all’inizio del percorso di visita. Ad affiancarla, la proiezione di un videodocumentario con le testimonianze d’epoca dei vigili del fuoco che prestarono i primi soccorsi, e dei lavoratori del museo che intervennero la notte stessa della bomba per cercare di limitare i danni arrecati dall’esplosione.

Il direttore degli Uffizi Simone Verde: “Ricordare il gravissimo attentato mafioso del 1993 è un dovere civico di tutti, a partire dal museo che di quell’attentato fu vittima, insieme a cinque persone innocenti. Per questo appena entrati in Galleria, tutti i visitatori, anche coloro che mai hanno saputo cosa accadde nel 1993, grazie a questa mostra avranno modo di apprenderlo. Non solo. Esporre i due capolavori strappati alla devastazione di quello che fu senza dubbio uno dei capitoli più bui della storia repubblicana, infonde in chi guarda un messaggio di forte determinazione civile per il futuro”.

CENNI SU BARTOLOMEO MANFREDI

Bartolomeo Manfredi (Ostiano, agosto 1582 – Roma, 12 dicembre 1622), pittore lombardo, fu seguace di Caravaggio, suo conterraneo, divenendone il più famoso divulgatore dello stile tra gli artisti del nord Europa. Lo storiografo e collezionista Giulio Mancini, inserì lo inserì pieno titolo nella “schola” del Caravaggio; i Medici, collezionisti lungimiranti, apprezzarono subito il Manfredi, il quale, durante un suo soggiorno a Firenze, fu molto elogiato dall’Accademia delle Arti del Disegno. Le due scene di genere custodite nella collezione degli Uffizi, Concerto e Giocatori di carte, entrambe databili tra il 1617 e il 1618, sono considerate tra i migliori frutti del lavoro dell’artista, nonché ritenute di fondamentale importanza storico artistica anche alla luce del ridotto numero di sue opere giunte fino ad oggi.

24/05/2024 11.49
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