Redazione di Met
Tour de France. Promessa e supplizio. I campioni italiani della Grande Boucle
Al Museo Sant’Orsola in Via Panicale 8c a Firenze fino al 21 luglio
Un omaggio affascinante ai sette ciclisti italiani che hanno vinto il Tour de France attraverso una selezione di fotografie storiche, di filmati d’archivio e di oggetti d’epoca. Con il patrocinio della Città Metropolitana di Firenze, la mostra si inserisce nell’ambito delle iniziative fiorentine legate al Grand Départ del Tour de France che, per la prima volta nella sua storia, parte dalla capitale toscana.
La mostra, prodotta da Storia, filiale culturale del gruppo francese Artea, ha beneficiato di prestiti di fotografie da parte di Amaury Sport Organisation (A.S.O), organizzatori del Tour de France, e ha ricevuto un contributo da parte dell’Istituto francese di Firenze e dell’Ambasciata francese in Italia, partner culturali della mostra. Altro partner della mostra è l’associazione France Odeon, legata all’Istituto francese Italia, che organizza Aspettando il Tour (25-29 giugno), una rassegna cinematografica en plein air con ospiti sul tema del ciclismo, in piazza Ognissanti, nell’ambito dell’Estate Fiorentina 2024. “Il tour è anche un supplizio. Porta subito via tutto quello che promette.” - Alfonso Gatto, Il Giornale del Mattino di Firenze, 2 luglio 1958 Tra gli anni ‘40 e ‘50 del Novecento, la migliore letteratura italiana segue le corse a tappe più importanti di allora, il Giro d’Italia e il Tour de France: Dino Buzzati, Achille Campanile, Anna Maria Ortese, Vasco Pratolini, Alfonso Gatto. Insieme ai giornalisti sportivi, i quotidiani italiani dell’epoca ingaggiavano i cosiddetti “uomini e donne di colore”, scrittori e scrittrici di grande rilievo che avevano come obiettivo quello di risollevare il popolo dalla tragedia della guerra appena conclusa e di educarlo alla lettura, attraverso il racconto di ciò che accadeva attorno alle corse. Storie, leggende, versi poetici, soprannomi epici, paesi e paesaggi, persone di passaggio e fan indiavolati, pensieri e sentimenti, aspirazioni e delusioni, tutto contribuiva all’opera di educazione collettiva. A cura di Valeria D’Ambrosio, la mostra TOUR DE FRANCE | promessa e supplizio tenta nella stessa impresa di raccontare quel contesto socio-culturale e la sua evoluzione lungo il secolo breve che ha contribuito a creare l’immaginario collettivo intorno alla celebre corsa. E lo fa dalla prospettiva della presenza vittoriosa dell’Italia in terra di Francia. Attraverso una selezione di 37 foto provenienti dall’archivio del giornale L’Équipe (dal 1946 ad oggi) e dai fondi fotografici di Excelsior (1910-1940) e Le Miroir des Sports (1920-1945), la mostra si dipana lungo un percorso che immortala i sette campioni italiani della Grande Boucle dal 1924 al 2014. Un percorso fondato dall’autoritario e visionario Henri Desgrange che disegna un grande boccolo, “la grande boucle”, lungo le strade francesi, dall’oceano al mare, passando per le pianure, le colline, i borghi e le città, le cattedrali e i fiumi, fino ai Vosgi, le Alpi e i Pirenei, temuti testimoni di fughe miracolose e fatiche epiche.
Le fotografie in mostra raccontano i vincitori attraverso il filtro di cinque categorie: il ritratto, rivela gli uomini dietro i campioni; il paesaggio, li immerge nella ricchezza di mondi apparentemente distanti; lo sforzo, li trasforma nei “forzati della strada”, come li definì il giornalista francese Albert Londres; la socialità, svela momenti inediti di vita condivisa nelle sue gioie e nei suoi dolori; infine la vittoria, li consacra a rimanere nella storia.
Accanto agli scatti che descrivono quasi un secolo di fotografia sportiva nella sua evoluzione tecnica e stilistica, la mostra si completa di tre oggetti provenienti dal Museo Ottavio Bottecchia che celebrano il primo italiano nella storia del Tour ad aver vinto la corsa esattamente un secolo fa indossando la Maglia Gialla dalla prima all’ultima tappa: la maglietta, gli occhialini e l’orologio della squadra Automoto introducono al percorso espositivo. Un altro focus è invece dedicato al secondo dei vincitori italiani, nonché il primo toscano a trionfare al Tour de France. Grazie a un prestito del Museo del Ciclismo Gino Bartali, la coppa del traguardo del 1948 e la bicicletta dell’ultima vittoria nel 1954, aggiungono un ulteriore tassello all’immaginario del ciclismo.
Infine, una selezione di filmati storici provenienti dagli Archives Gaumont-Pathé e dall’Archivio Luce, restituiscono i primi tre campioni “in movimento” durante le loro rispettive vittorie: Ottavio Bottecchia (1924, 1925), Gino Bartali (1938, 1948) e il Campionissimo Fausto Coppi (1949, 1952), primo ciclista a vincere Giro e Tour nello stesso anno per ben due volte. Tuttavia, la mostra non si limita alla valorizzazione delle collezioni museali e degli archivi audiovisivi che conservano le testimonianze della prima metà del Novecento, ma percorre anche la seconda metà del secolo, con il passaggio alla fotografia a colori e poi digitale, attraverso le imprese di Gastone Nencini (1960), già vincitore del Giro nel 1957 e Felice Gimondi (1965) che vinse il Tour da esordiente, fino a giungere ai nostri giorni, aspettando un trentennio per ritrovare il pirata Marco Pantani (1998) e lo squalo Vincenzo Nibali (2014).
Apertura al pubblico: 28.06 - 21.07.2024 ?
Giorni e orari: Lunedi – venerdì: 17- 21 e Sabato-domenica: 10 – 21. (Martedì chiuso)
Ingresso Libero.
Info@museosantorsola.it
Nell'occasione è possibile visitare anche la mostra "Rivelazioni" di Juliette Minchin e Marta Roberti
RIVELAZIONI
Aperta al pubblico dal 28 giugno al 27 ottobre.
Lunedì - Venerdì: 17:00 - 21:00
Sabato - Domenica: 10:00 – 21:00
Chiuso il martedì
Biglietto: 5€
Ingresso da Via Guelfa, 21
In attesa dell’apertura ufficiale prevista per il 2026, Museo Sant’Orsola organizza una serie di mostre che invadono gli spazi del cantiere, invitando artisti contemporanei a portare il loro sguardo sul monumento e sulla sua storia. Di mostra in mostra, i visitatori potranno partecipare alla rinascita del luogo e riappropriarsi progressivamente di spazi per troppo tempo sottratti alla vita della città.
Rivelazioni : Juliette Minchin e Marta Roberti incantono l’antico convento di Sant’Orsola
La seconda edizione di “mostre in fase di cantiere”, vedrà come protagoniste la scultrice francese e la disegnatrice italiana, entrambe chiamate a Sant’Orsola per creare delle opere d’arte site-specific. Le installazioni in cera di Juliette Minchin e i delicati disegni di Marta Roberti riveleranno aspetti inediti del passato dell’ex monastero. Le due artiste propongono un comune approccio immaginifico che apre l’antico convento ad un’altra dimensione, quella del sogno.
La mostra, dunque, è concepita come rievocazione onirica del passato di Sant’Orsola e vuol essere un omaggio non solo alla Memoria del luogo ma all’immaginazione e alla capacità incantatrice dell’arte.
01/07/2024 11.55
Redazione di Met