Comune di Pistoia
Pistoia. Anteprima dell’esposizione straordinaria “Marino e Pistoia: Di nuovo insieme” nel piano terra di Palazzo del Tau (evento riservato)
Da sabato 6 luglio visite gratuite aperte a tutti. Gli altri giorni sono 7, 13, 14, 20, 21, 25 luglio (Festa del patrono San Jacopo), 26, 27 e 28 luglio. Gli interessati devono prenotarsi sul sito della Fondazione Marino Marini di Pistoia
Giovedì 4 luglio, alle ore 18 si terrà l’anteprima esclusiva (evento riservato) delle riaperture del piano terra del Palazzo del Tau . In questa occasione speciale, sarà presentata l’esposizione straordinaria Marino e Pistoia: Di nuovo insieme, che riconsegna ai pistoiesi e a tutti i visitatori una selezione di opere di uno dei maggiori artisti del Novecento.
Il progetto, nato da un’idea del Commissario Straordinario dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia e curato dal Comitato Scientifico, ha trovato sin da subito l’approvazione e la collaborazione sia del Comune di Pistoia che della Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, e si è potuto concretizzare anche grazie al decisivo sostegno della Fondazione Caript.
Marino e Mercedes Pedrazzini (chiamata prima dallo scultore, poi da tutti, col nome di Marina) si incontrano e si sposano a Milano nel 1938, dove entrambi lavorano: lei, nata nel 1913 a Locarno, è impegnata nel campo della moda, lui è docente di plastica decorativa presso l’Istituto Superiore delle Arti Applicate di Monza. I due trascorrono insieme il resto delle loro vite tra Toscana, Svizzera e il capoluogo lombardo. Marina, con la ferma volontà di legare la figura del marito a istituzioni preposte allo studio e alla conservazione della sua opera, tra il 1979 e il 1983 inaugura a Pistoia la Fondazione Marino Marini, le cui vicende seguirà personalmente fino al 2008. È infatti questa la città che ha dato i natali a Marino: “Si, sono nato in Toscana, a Pistoia, nel 1901. Pistoia, una città di provincia, sul confine delle terre etrusche, una città che ha molto carattere, con i suoi grandi palazzi silenziosi” (Marino Marini, 1964).
Il giovane Marino frequenta con Egle, la sorella gemella, l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel capoluogo toscano apre il suo primo studio, ma si trasferisce presto a Milano, chiamato da Arturo Martini a succedergli nell’insegnamento dell’istituto monzese. Vi resterà fino al 1941 quando otterrà la nomina di docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Negli anni Trenta e nei primi Quaranta Marino si impone come uno dei maggiori scultori a livello nazionale e ha significativi riconoscimenti fuori Italia: all’Exposition d’Art Italien di Parigi nel 1929, alla II mostra del Novecento italiano di Milano (ove espone la terracotta Popolo, uno dei suoi lavori più rappresentativi); nel 1930 alla Biennale di Venezia; nel 1935 alla II Quadriennale di Roma, dove vince il Primo Premio. Nel 1942 la sua abitazione e il suo studio milanese vengono bombardati: l’artista si trasferisce da rifugiato nel Canton Ticino fino alla fine del 1945. Gli anni trascorsi in Svizzera sono fondamentali per l’allargamento degli orizzonti artistici e culturali di Marino: viene a contatto, tra Basilea e Zurigo, con artisti della modernità (tra gli altri Alberto Giacometti, Fritz Wotruba, Germaine Richier) e collezionisti che gli apriranno la via al futuro successo internazionale. Negli anni della guerra soggetti e modellazione plastica si caricarono di un dolente carattere espressionista, eco evidente dei drammatici eventi coevi.
Alla fine del conflitto mondiale Marino e Marina rientrano a Milano. Lo scultore riprende l’insegnamento a Brera e apre un nuovo atelier in Piazza Mirabello che sarà da lui tenuto fino alla morte nel 1980. Nel 1948 partecipa trionfalmente alla prima Biennale di Venezia dell’Italia liberata e incontra Henri Moore, che diventerà per lui un costante termine di confronto per i linguaggi della scultura moderna.
I primi anni Cinquanta sono caratterizzati per Marino dal grande successo negli Stati Uniti: sostenuto da Curt Valentin e dalla sua galleria, la Buchholz Gallery, ottiene eclatanti riconoscimenti di critica e mercato. Durante la sua prima mostra newyorkese del febbraio 1950 conosce Igor Stravisnkij e ne realizza il celebre ritratto (una seconda versione è del 1951). Non solo New York, ma anche il nord Europa - da Stoccolma, a Copenhagen - scopre l’arte di Marino, allestendone importanti mostre. In Italia il suo successo viene riconosciuto con il conferimento del Gran Premio dell’Accademia dei Lincei (1954). Il legame con il nord europeo viene sancito anche da alcune prestigiose committenze pubbliche (il monumento equestre all’Aja del 1959) e dalla grande mostra monografica alla Kunsthaus di Zurigo del 1962.
Negli anni tra il 1950 e il 1970, reinterpretando il tema del cavaliere alla luce del grande esempio di Guernica di Picasso e poi alla luce della poetica dell’Informale, Marino inaugura le serie dei Miracoli e dei Guerrieri: in queste opere il sottile equilibrio e l’armonia tra il cavallo e l’essere umano lasciano il posto a inquietanti deformazioni e a violente fratture plastiche.
La ricerca artistica di Marino Marini rivela una costante e personale rielaborazione dei linguaggi del Novecento pittorico e scultoreo. Già gli anni Trenta sono segnati dai molti viaggi in Europa, dall’incontro con i grandi protagonisti dell’arte internazionale (Pablo Picasso tra tutti) e da un incessante confronto con Arturo Martini. Proseguendo lungo tutto il decennio successivo l’universo visivo di Marino è costellato dalla presenza di atleti, cavalieri, Pomone, danzatrici, giocolieri che rappresentano una continua occasione di studio della figura umana. Si tratta, in alcuni casi, di soggetti comuni nella scultura italiana tra le due guerre che Marino elabora in chiave arcaica, ancorando la forma a significati archetipici: è proprio la forza dell’archetipo a rendere tali opere universalmente leggibili e riconoscibili. Al di là dei rimandi contestuali alle civiltà passate o ai maestri del XX secolo, nelle opere di Marino è la percepibile coincidenza di soggetto e resa plastica a farle apprezzare dagli specialisti e, insieme, a renderle popolari al grande pubblico.
Le sue opere sono infatti visibili in mostre di gallerie commerciali di grido, nei maggiori musei nazionali e internazionali di arte moderna, nelle piazze di varie città, in numerosissime collezioni private di tutto il mondo. Questa presenza così diffusa ha reso Marino uno degli artisti internazionali più famosi del dopoguerra. Così la sua scultura non è solo riprodotta nei libri e nei cataloghi di storia dell’arte, ma si trova anche, frequentemente, in rotocalchi di attualità e in riviste di moda. Alcune opere di Marino sono state persino oggetto di una fortuna visiva nel cinema, venendo incluse in alcune inquadrature di popolari pellicole hollywoodiane: un Cavaliere è in Sabrina di Billy Wilder (1954), il Ritratto di Igor Stravinskij in Provaci ancora Sam di Herbert Ross (1972) da una pièce di Woody Allen.
A rendere Marino uno tra i più importanti artisti del Novecento non è stato solamente il successo decretato in vita dalla critica e dal pubblico internazionali, ma la lucida visione che ha avuto, insieme a Marina, circa la destinazione futura della sua opera. Nel 1973 lo scultore dona infatti alla municipalità di Milano un nucleo cospicuo di proprie opere, allestite alla Villa Reale come Museo Marino Marini; lo stesso nucleo è oggi in parte ricollocato nelle sale del Museo del Novecento. Nel 1988, nell’antica chiesa di San Pancrazio a Firenze, aprirà il Museo Marino Marini grazie a una generosa donazione di opere da parte di Marina in memoria del marito.
L’esposizione presenta una scelta di opere che fanno parte della collezione della Fondazione Marino Marini. L’ordinamento di questa esposizione, curata dal Comitato Scientifico della Fondazione, non è quello tradizionale delle esposizioni dedicate al maestro, centrate sullo sviluppo cronologico della sua opera oppure sui raggruppamenti tipologici, così caratterizzanti, della sua produzione: i Cavalieri, i Miracoli, le Pomone, i Giocolieri, le Danzatrici, i ritratti scultorei. Ragioni di spazio, e dunque di rapporto tra le opere e il loro contenitore architettonico, hanno fatto optare per una diversa soluzione, motivata da una evidenza documentaria.
Esistono importanti riprese fotografiche degli ateliers di lavoro di Marino Marini: lo studio all’Istituto Superiore delle Arti Applicate di Monza, negli anni Trenta; quello di Tenero, in Svizzera, dal 1943 al 1945; quello di piazza Mirabello a Milano, negli anni Quaranta e Cinquanta. In queste riprese, talvolta opera di fotografi di rilievo, le sculture si affollano a terra, in un dialogo apparentemente casuale tra di loro; in realtà evidenziano inaspettate relazioni iconografiche e formali, e spingono l’osservatore a verificare punti di vista di speciale interesse. Queste fotografie non avevano una destinazione privata: Marino stesso le volle pubblicate nei libri e negli articoli su periodico a lui dedicati.
L’allestimento proposto, con le opere collocate a terra nei gradoni dell’impluvium e distribuite negli spazi attigui, vuole restituire il clima visivo dell’atelier di Marino e invita i visitatori a riscoprire il suo linguaggio plastico, in alcuni casi in relazione col suo linguaggio pittorico, nella sua tensione espressiva e nella sua eleganza formale.
L’esposizione è allestita anche nell’attigua ex chiesa del Tau, di proprietà del Demanio dello Stato, affidata alla Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, che oltre a custodire sulle pareti un significativo ciclo di affreschi, databile agli anni Settanta del Trecento, opera del fiorentino Niccolò di Tommaso, ospita dal 2008 alcuni bronzi di Marino Marini.
A corollario della mostra allestita presso il complesso monumentale del Tau, attraverso un itinerario cittadino opportunamente segnalato, il progetto rende evidenti i luoghi che in città ospitano opere dell’artista: il cortile del Palazzo Comunale con il grande bronzo Miracolo (1953), la selezione esposta nelle Collezioni del Novecento di Palazzo de’ Rossi e l’intera sala dedicata a Marino e alla sorella gemella Egle nel Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni.
Le riaperture straordinarie di luglio sono un segnale tangibile di un cammino che Pistoia vuole riprendere in modo convinto con Marino Marini attraverso la valorizzazione dell’inestimabile patrimonio artistico e documentale che lo stesso Maestro, a partire dalla fine degli anni Settanta, ha voluto lasciare alla città; un patrimonio ulteriormente arricchito con le successive donazioni e lasciti che la consorte “Marina” ha nel tempo elargito a favore sia del Comune che della Fondazione pistoiese, da lei costituita nel 1983 e ufficialmente riconosciuta nel 1985, che ha sempre trovato ospitalità nell’ex Convento del Tau.
ELENCO DELLE OPERE ESPOSTE (per sezione)
Impluvium
Bagnante seduta, 1935, bronzo/bronze
Figura, 1947, bronzo
Studio per piccola Pomona, 1949, bronzo/bronze
Piccolo nudo, 1943, bronzo /bronze
Cavallo, 1942, bronzo/bronze
Piccolo nudo, 1945, bronzo/bronze
Piccolo cavallo, 1943, bronzo/bronze
Piccola danzatrice, 1944, bronzo/bronze
Piccola Giuditta, 1944, bronzo/bronze
Cavaliere, 1948, bronzo/bronze
Piccolo miracolo (variante), 1955-1956, bronzo/bronze
Pomona, 1943-1944, bronzo/bronze
Venere, 1943, bronzo/bronze
Piccolo Cavaliere, 1951-1952, bronzo /bronze
Piccolo cavaliere, 1950, bronzo/bronze
Pomona, 1944, bronzo/bronze
Figura seduta, 1944. bronzo/bronze
Giovinetta, 1943, bronzo/bronze
Cavallo, 1939, bronzo/bronze
Pomona, 1941, gesso /plaster
Pomona, 1941, bronzo/bronze
Altre opere al pianoterra del Palazzo del Tau
Miracolo - Composizione, 1957-58, bronzo
Miracolo (bozzetto), 1956, bronzo
Danzatrice, 1953, bronzo
Piccolo cavaliere (bozzetto), 1942, terracotta policroma
Ritratto di Igor Stravinskij (I versione), 1950, gesso policromo
Ritratto di Miles Van Der Rohe, 1967, gesso policromo
Ritratto di Monique, 1950, gesso policromo
Ritratto di Fausto Melotti, 1937, gesso policromo
Tre figure, 1959, olio su tela
Giocoliere, 1940, bronzo
Piccola danzatrice, 1953, bronzo
Giochi nello spazio, 1966, olio su tela
Il grido (medio), 1962, bronzo
Guerriero, 1960, olio su tela
Ritratto di Marina, 1939, matita, inchiostro e tempera su carta
Ritratto di Marina, 1941, tempera, inchiostro e pastello su carta
Ritratto di Marina, 1939, matita su carta
Ex Chiesa del Tau
Piccolo Grido, 1963, bronzo
Piccola Composizione, 1956, bronzo Guerriero, 1959, bronzo
Composizione di elementi, 1963, bronzo
Figura astratta, 1965, bronzo
Figura astratta, 1965, bronzo
Piccolo guerriero, 1959, bronzo
[opere in esposizione permanente]
Miracolo, 1953-1954, bronzo
Cavaliere, 1956-1957, bronzo
Grande grido, 1962, bronzo
Composizione di elementi, 1964-1965, bronzo
Una forma in un’idea, 1964-1965, bronzo
Orari e date di apertura
Il complesso sarà visitabile con orario continuato delle ore 11 alle 19, ultimo ingresso alle 18, secondo il seguente calendario: sabato 6 luglio e domenica 7 luglio; sabato 13 luglio e domenica 14 luglio; sabato 20 luglio e domenica 21 luglio; giovedì 25 luglio (Festa patronale di San Jacopo), venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 luglio.
MODALITÀ DI VISITA
L’ingresso principale all’esposizione è previsto da Corso Silvano Fedi n. 30. Sarà garantita un’accessibilità per i diversamente abili dalla loggia esterna del giardino (ingresso con cancello ex caffetteria) sempre su Corso Fedi, con assistenza di personale addetto.
L’accesso è gratuito.
Viste le caratteristiche degli spazi ed il tipo di allestimento scelto, si prevedono visite a numero chiuso fino a un massimo di 25 persone ogni 45 minuti.
E’ pertanto obbligatoria la prenotazione da effettuare sul sito della Fondazione Marino Marini di Pistoia all’indirizzo
https://fondazionemarinomarini.it/product/prenotazioni-marino-e-pistoia-di-nuovo-insieme/ .
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