Redazione di Met
Mostra "Gino Nardi tra Prato, Africa e Scozia - Lettere e diari di guerra e prigionia (1940-1946)" presso l'Archivio di Stato di Prato
Fino al 17 maggio
Si è svolto sabato 12 aprile l'evento inaugurale della mostra “Gino Nardi tra Prato, Africa e Scozia - Lettere e diari di guerra e prigionia (1940-1946)” con tre interventi volti a focalizzare i documenti esposti e il contesto che li ha originati.
Al centro dell’attenzione, il pratese Gino Nardi (1920-2015), prima combattente e poi prigioniero nel Regno Unito; tornerà a casa solo il 13 febbraio 1946. Ha lasciato un significativo numero di cartoline e lettere riferite al periodo bellico, scambiate soprattutto con la fidanzata e poi moglie Iva Diddi. Si aggiungono sette diari. Sono stati conservati dai loro figli, Alessandro e Patrizia.
All’iniziativa hanno lavorato Archivio di stato e Istituto di studi storici postali “Aldo Cecchi” odv. È patrocinata dalla Regione Toscana, dal Comune e dalla Fondazione cassa di risparmio di Prato.
La sede, i giorni e gli orari
Archivio di stato, via Ser Lapo Mazzei 41. Resta aperto gratuitamente lunedì e mercoledì dalle 8.30 alle 17.25, martedì, giovedì e venerdì dalle 8.30 alle 13.55. Apertura straordinaria dalle 8.30 alle 14 per sabato 17 maggio, in occasione del “XXIV Colloquio di storia postale” dedicato alla Seconda guerra mondiale.
I contenuti della mostra
I visitatori troveranno i carteggi e i diari databili al periodo in cui il protagonista rimase lontano da Prato. Si aggiungono foto, opuscoli, giornali e oggetti riferiti al periodo, come gli scarponi riportati dalla Scozia e la macchina per scrivere.
Gino Nardi
Gino Nardi nasce a Prato il 5 luglio del 1920. La sua famiglia produceva ghiacciaie e mobili da cucina; era molto conosciuta in città.
È il primo di quattro figli; successivamente alla dichiarazione di guerra a Francia e Regno Unito (10 giugno 1940), viene definito abile e arruolato nel gennaio 1941.
La sua prima destinazione è Firenze, dove resta, salvo brevi periodi ad Apuania e Pistoia, nel “50° Reparto officina mobile pesante” fino al 15 agosto 1942, data che vede la partenza verso il confine francese.
In quel periodo il giovane prova le vere privazioni della vita militare. Lui, che non aveva mai viaggiato, viene trasferito più volte, come scrive alla sua amata Iva: “In questi quindici giorni ho girato Toscana, Emilia, Veneto nel primo viaggio e nel secondo viaggio ho fatto Veneto, Lombardia, Piemonte, come vedi quasi tutta la nostra Italia”.
Alla fine dell’ottobre 1942 finisce a Napoli così da imbarcarsi, il 4 novembre, per l’Africa.
La sua esperienza bellica in tale continente si conclude nel maggio 1943 con la resa agli alleati del suo battaglione e la partenza verso i campi di prigionia della Scozia.
Una volta arrivato alla meta, complici il deperimento, il clima insalubre e forse un contagio dall’acqua, passa trentanove giorni in ospedale a Tolluch Castle per una probabile forma di colera.
Resterà nel Regno Unito fino al febbraio 1946.
La sera del 13 febbraio 1946 la vita ricomincia: riprende il posto nel mobilificio di famiglia e, il 2 settembre successivo, sposa Iva, che non solo l'aveva aspettato, ma l'aveva aiutato a sopportare e superare “la malattia del reticolato”, cioè lo stato di disagio psichico dei soldati costretti alla condizione di prigionieri di guerra.
Muore a Prato il 13 febbraio del 2015, esattamente sessantanove anni dopo il suo ritorno.
17/04/2025 10.46
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