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Arpat Firenze
Un autolavaggio senza scarichi a Fucecchio
ARPAT ha rilevato irregolarità e criticità gestionali in un autolavaggio di Fucecchio
autolavaggio a Fucecchio
Rilevate irregolarità ambientali e criticità gestionali in un autolavaggio posto nel Comune di Fucecchio, vicino al Cimitero di San Pierino, in una zona sprovvista di fognatura e distante circa 500 metri da un tratto del rio Macone.
Più di 40.000 Kg con un volume di oltre 40 m³ i rifiuti depositati sul piazzale, per la maggior parte acque reflue non depurate raccolte in contenitori.

L'azienda effettua lavaggio di veicoli, pulizia e bonifica di cisterne adibite al trasporto di prodotti liquidi e polverulenti (alimentari e non); deposito, trasporto e lavaggio nuove auto.

Nel mese di agosto 2015 i Tecnici del Dipartimento ARPAT del Circondario Empolese hanno ispezionato l'insediamento produttivo, il vicino fosso campestre ed il rio Macone. Sono emerse irregolarità nella gestione rifiuti e criticità nell'approvvigionamento idrico e nella gestione delle acque di lavaggio e dei reflui.
Inoltre è stato rilevato un generale stato di degrado e di precarietà nella conduzione aziendale ed una scarsa manutenzione.
La ditta è risultata priva di autorizzazioni in materia ambientale; era infatti sconosciuta agli archivi di ARPAT.

Dalle verifiche è emerso:

Gestione acque
l'azienda è dotata di un impianto di depurazione ove confluiscono le acque di lavaggio ed i reflui dei servizi igienici; esso non produce scarichi idrici in quanto le acque depurate sono destinate ad essere riutilizzate nel ciclo di lavaggio.

Per i lavaggi viene utilizzata l'acqua del pozzo, dell'acquedotto e quella proveniente dal ricircolo dell'impianto di trattamento reflui con aggiunta di detergenti.
Il sistema di lavaggio non è organizzato per contabilizzare i flussi delle diverse fonti di approvvigionamento, né per distinguere e identificare la tipologia dell’acqua utilizzata durante la fase specifica del lavaggio. In particolare le linee provenienti dall'acqua di pozzo e da quella di ricircolo convergono in un unico serbatoio dal quale vengono attinte per i lavaggi.

A causa di carenze strutturali, manutentive e gestionali l’impianto di depurazione:
di fatto può esercitare la sola funzione di raccolta, sedimentazione e filtrazione ma non quella di disoleazione, decantazione e precipitazione;
non è quindi in grado di garantire il processo depurativo delle acque.
Ingenti quantità di acque reflue, non trattate, erano di fatto stoccate come rifiuti in contenitori sul piazzale.

Gestione rifiuti
sul piazzale erano depositati i numerosi contenitori risultati ricolmi di rifiuti mescolati indipendentemente dalla loro natura (melmoso/oleoso o liquido) e provenienza del residuo (se dalla pulizia di cisterne che trasportano prodotti alimentari o da quelle che trasportano sostanze chimiche) o del refluo, non suddivisi per categorie omogenee ma tutti classificati con un unico codice CER;
i rifiuti depositati in attesa di essere avviati a smaltimento erano stoccati in condizioni precarie ed all'aperto senza riparo dagli agenti atmosferici; alcuni contenitori di rifiuti erano rotti ed altri con segni invecchiati di imbrattature esterne e con strato superficiale essiccato.

Il quantitativo di rifiuti giacente sul piazzale era stimabile in più di 40.000 Kg con un volume di oltre 40 m³, superiore alla soglia massima di 30 m³ ammessa per i rifiuti non pericolosi come deposito temporaneo nel luogo di produzione (Art.183 D.Lgs. 152/06).
L'elevato numero di contenitori rinvenuti e le svariate capienze denunciano uno stoccaggio occasionale ed improvvisato anziché organizzato e gestito.

Acque superficiali
Stante la situazione rilevata, al fine di verificare l'eventuale impatto sulla qualità delle acque superficiali dovuta ai rifiuti stoccati in modo inappropriato sul piazzale, sono state campionate ed analizzate le acque:
- del pozzetto posto al di fuori dell'area di proprietà che riceve le acque di dilavamento del piazzale e quelle di un tratto fognario proveniente da monte dell'insediamento;
- del fosso campestre che recapita nel rio Macone;
- del rio Macone dopo l'immissione del citato fosso campestre.

I risultati delle analisi hanno mostrato:
nell'acqua scura e torbida del pozzetto valori elevati soprattutto per i parametri organici e i solidi sospesi e in misura minore per i metalli;
nell’acqua stagnante del fosso campestre, che riceve le acque provenienti dal pozzetto, valori di concentrazione ancora più elevati per quasi tutti i parametri, ad eccezione degli idrocarburi e dei tensioattivi;
nell’acqua prelevata dal corso superficiale rio di Macone concentrazioni in linea con la qualità di acque superficiali non inquinate.

Pertanto, al momento, le acque del rio Macone non risultano interessate dai contaminanti rinvenuti nel pozzetto né dai reflui del fosso campestre che vi recapita.
Gli esiti degli accertamenti sono stati inviati al Comune di Fucecchio per l'adozione dei provvedimenti finalizzati alla rimozione dei rifiuti giacenti in deposito incontrollato ed all'Azienda USL 11 per gli aspetti igienico-sanitari legati alle modalità di lavaggio delle cisterne per il trasporto alimentare che non garantiscono l’utilizzo di acqua potabile igienicamente idonea.

Per le irregolarità rilevate in materia di rifiuti, oltre ad elevare relative sanzioni amministrative ed informare le competenti autorità, applicando la nuova disciplina introdotta dalla legge sugli ecoreati (art. 318bis del D.Lgs 152/2006) (link) per l'estinzione dei reati i Tecnici di Prevenzione del Dipartimento del Circondario Empolese hanno impartito prescrizioni finalizzate a sanare le irregolarità riscontrate.

27/10/2015 10.46
Arpat Firenze


 
 


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