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Diocesi di Firenze
Chiesa di Firenze. Omelia mons. Gambelli per ordinazione diaconi
Nel pomeriggio nella cattedrale di Santa Maria del Fiore
"Il verbo di movimento con cui si apre il testo del Vangelo di questa domenica (“Mentre Gesù andava per strada”) ci ricorda quel cammino che è iniziato da Cesarea di Filippo, dove Gesù ha cominciato a insegnare ai suoi discepoli che il Figlio dell’uomo deve soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Il discepolo è colui che si mette in ascolto di questa parola, accogliendola nel cuore, lasciando che essa trasformi il suo modo di pensare, di agire, di camminare (“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” Sal 119,105). Possiamo riflettere sulle letture della Messa di oggi, a partire da tre immagini che ci vengono offerte: la spada, il cammello, il tesoro.
La prima immagine è quella della spada di cui ci parla la lettera agli Ebrei: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”. La spada è un’arma che ci ricorda un aspetto importante della vita cristiana, vale a dire quello del combattimento spirituale. Si tratta in particolare di riconoscere in noi le false immagini di Dio e di convertirci dai nostri idoli alla verità del Vangelo per vivere nella libertà dei figli di Dio. L’uomo ricco del Vangelo di oggi, davanti alle parole di Gesù diventa scuro in volto e se ne va triste perché possedeva molti beni. Ha un’immagine di Dio come quella di un padrone da servire e percepisce la sua ricchezza come il salario ricevuto per le sue buone opere. Gesù vuole aiutarlo a capire che la vita eterna non è un premio di produzione, ma un dono da accogliere dalla mano di un Dio che ci ama e che per primo ha lasciato tutto, per manifestarci la sua simpatia e la sua amicizia. La Parola di Dio come una spada ci aiuta soprattutto a credere che quello sguardo di amore di Gesù sull’uomo ricco è uno sguardo fedele perché la misura del suo amore è quella di amare senza misura. Mi vengono in mente le parole di un canto, ispirato alla storia di Abramo, che nel passato accompagnava spesso le nostre celebrazioni: “E mi stupisce sapere che tu ami vincendo la voglia che ho di inventarvi un futuro da me”.
La seconda immagine è quella del cammello che Gesù utilizza per parlare della difficoltà di entrare nel regno di Dio: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. L’immagine è molto forte, tanto più che il cammello a differenza del dromedario ha due gobbe e serve dunque a scuotere gli uditori da un certo modo di pensare e di comportarsi ben radicato in loro. Davanti a queste parole, i discepoli infatti in un primo momento manifestano sconcerto e poi sono estremamente stupiti chiedendosi: “E chi può essere salvato?”. Cari Jean Claude, Pietro e Giovanni Luigi, nella preghiera di ordinazione che tra poco reciterò invocheremo su di voi il dono dello Spirito Santo perché possiate essere sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel vostro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito. Come per Gesù il nostro manto regale è il grembiule del servizio. Il significato delle due gobbe del cammello che devono attraversare la cruna dell’ago, mi sembra possa essere interpretato nel senso che non basta fare il bene, ma occorre fare bene il bene. La carità deve essere sincera, l’attenzione ai deboli e ai poveri premurosa, il servizio umile. Ce lo ricorda papa Francesco in un bel testo di Evangelii Gaudium: “Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri. Tuttavia, se uno divide da una parte il suo dovere e dall’altra la propria vita privata, tutto diventa grigio e andrà continuamente cercando riconoscimenti o difendendo le proprie esigenze. Smetterà di essere popolo”. Potremmo aggiungere: lì si rivela il diacono nell’animo.
La terza immagine è quella del tesoro, che Gesù utilizza dapprima nel colloquio con l’uomo ricco e poi precisa nel dialogo finale con Pietro: “Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. “In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”. Per custodire il tesoro bisogna seguire Gesù perché quel centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi è minacciato dalle persecuzioni che si manifestano spesso in forma subdola come preoccupazioni del mondo o seduzione delle ricchezze. Il miglior combattimento contro il male è il progresso nel bene. Si tratta di crescere in quella carità che si fa creativa, davanti alle difficoltà e proprio così permette alla Chiesa di essere missionaria.
Madeleine Delbrêl racconta che un giorno il suo parroco l'aveva mandata in un quartiere della periferia di Parigi per portare una borsa con dei vestiti per una famiglia molto povera di non credenti. Madeleine prese la borsa e andò all'indirizzo indicato. La famiglia viveva all’ultimo piano di un edificio dove faceva molto freddo. Una donna con il viso sbiadito e suo figlio accanto, gli aprirono la porta. La donna ringraziò e Madeleine riprese le scale per scendere e tornare a casa. Era arrivata al piano terra quando udì la donna di sopra che gridava: «Vieni a prendere la tua borsa. Sono stracci per spolverare. Siamo poveri, ma non viviamo di rifiuti». Madeleine risalì. Vide che la donna aveva ragione: il sacco conteneva della biancheria sporca. «C'è stato un errore», si scusò e scese giù afflitta. Non sapeva cosa fare. Passò vicino a un negozio dove vide un cesto con bellissimi fiori. Lo acquistò e, tornando sui suoi passi, incontrò il figlio della donna. Le diede i fiori dicendo: «Portali alla mamma». Quel bambino fu il primo battezzato del quartiere.
Maria, madre di Gesù e madre nostra intercedi per noi, perché possiamo diventare quel mazzo di fiori offerto, che susciti in chi lo riceve la speranza che non illude, né delude".

15/10/2024 10.44
Diocesi di Firenze


 
 


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