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Regione Toscana
Giovani: ‘Lasciateci esprimere’, ma non lasciateci soli
Al Teatro della Compagnia l’evento organizzato dal Parlamento regionale degli studenti. L’ideatore del progetto Giacomo Grassi: “Abbiamo il diritto di stare male, abbiamo il diritto di essere aiutati”
Un lavoro sulle relazioni, come si guarda e si affronta la realtà esterna per comprendere i motivi per cui alcuni ragazzi si chiudono in loro stessi, rifuggendo ogni tipo di relazione, oppure esplodono e reagiscono aggredendo. Sono temi attualissimi e non di facile approccio, che il Parlamento regionale degli studenti ha affrontato nel corso di un evento organizzato al Teatro della Compagnia di Firenze dal titolo “Lasciateci esprimere. Sviluppiamo relazioni sane”.

Ideatore dell’evento Giacomo Grassi, componente della commissione Politiche sociali del Parlamento degli studenti, che ha “avvertito la necessità” di sensibilizzare sul tema del disagio psicofisico giovanile. “Troppo spesso – spiega – ci viene chiesto perché, alla nostra età, stiamo male. Perché abbiamo problemi, quasi che non fosse concesso provare angoscia e disagio da giovani. Ma noi abbiamo il diritto di stare male, di chiedere aiuto e di essere aiutati”. Ecco allora che il confronto, lo sviluppo di relazioni sane può essere un primo passo. “L’ascolto è il primo ponte” afferma Giacomo.

Un concetto ripreso da Sofia Canovaro, presidente Parlamento regionale studenti: “Ascoltare i giovani è capire il senso delle relazioni e del presente. Il disagio giovanile troppo spesso viene relegato a ruolo secondario ma è tutt’altro, è tema centrale per ragazzi e adulti. Educare ad una cultura dell’empatia e del rispetto reciproco, tanto in ambiente scolastico che familiare, aiuta a combattere l’analfabetismo emotivo, causa scatenante di aggressività”. “Non saper gestire le proprie emozioni accentua rabbia e frustrazione. Dobbiamo invece imparare a condividere e a parlare in maniera sana” spiega la presidente.

Per Ivano Zoppi, segretario generale della Fondazione Carolina (impegnata a prevenire e curare il cyberbullismo e altri disagi online di bambini e ragazzi) e relatore all’evento, tra i problemi che si riscontrano con più frequenza c’è il rifiuto al dialogo: “Se un giovane è vittima di bullismo o cyberbullismo non ne vuole parlare. E questo accade per tre motivi: paura, omertà e mancanza di punti di riferimento. Sulla paura possiamo fare poco se non stare accanto, sull’omertà possiamo fare molto, alzando la voce per dire ‘io non ci sto’ e questo è anche un monito agli adulti per capire dove sono finiti e perché i nostri ragazzi non ci vedono più come un punto di riferimento”. A detta di Zoppi il lockdown “è stato un volano di disagi e fenomeni già in atto. Quando i ragazzi sono stati ‘liberati’ la violenza è aumentata. Avrebbero bisogno di una comunità che davvero si faccia carico di loro e del loro processo di crescita, certamente complicato ma necessario”.

All’evento hanno partecipato molti studenti provenienti da tutta la regione e sono intervenuti anche Pietro Riparbelli, formatore, docente ed autore dei libri, Alessandro Ricciuti e Silvia Campanella della Fondazione Progetto Itaca, impegnata a sensibilizzare la comunità per superare stigma e pregiudizio.

12/05/2025 13.31
Regione Toscana


 
 


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