Login

MET



Controlli voce Chiudi controlli
: Volume:  1 Velocità  1 Tono:  1
Diocesi di Firenze
Chiesa. Gambelli a Sant'Egidio: "Ci aiutate ad accorgerci che non è la legge del più forte che cambia in meglio la storia"
"Diventare espressione visibile della custodia per ciascun essere umano". L'arcivescovo di Firenze ha concelebrato una liturgia in occasione del 57 esimo anniversario della Comunità. "Ascoltando le parole di Gesù proclamate nel Vangelo è difficile non pensare immediatamente alla situazione di sofferenza atroce e ingiusta che le guerre oggi impongono a migliaia di bambini"
Giovedì 2 ottobre 2025, l’Arcivescovo di Firenze Mons. Gherardo Gambelli ha presieduto una liturgia per il 57 esimo anniversario della Comunità di Sant’Egidio, nella Basilica di San Lorenzo, nella giornata di memoria dei santi angeli custodi. Tra gli amici presenti alla liturgia, che è stata concelebrata da molti preti della diocesi, anche l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Firenze.
Di seguito l'omelia dell’arcivescovo (Es 23, 20-23 – Sal 90 (91) – Mt 18,1-5.10)


"Ascoltando le parole di Gesù proclamate nel Vangelo è difficile non pensare immediatamente alla situazione di sofferenza atroce e ingiusta che le guerre oggi impongono a migliaia di bambini. Il monito di Gesù a "non disprezzare uno solo di questi piccoli" assume oggi un peso e una forza che forse non avremmo immaginato. La storia presente ci mostra, infatti, che veramente si può "disprezzare" i più piccoli, perfino i bambini. Le immagini che ci raggiungono da Gaza ci ricordano, infatti, i tantissimi innocenti in ogni parte del mondo che soffrono ingiustamente, trattati come fossero l’inevitabile “scarto” delle grandi lotte per il potere di coloro che si ritengono i grandi della terra. Ma occorre chiederci – cari fratelli e sorelle – è realmente vera grandezza quella che non è in grado di piegarsi e aver cura della piccolezza? È vera potenza quella che non è in grado di farsi anche tenerezza?
Proprio nell’immagine ritratta nel vangelo, di Gesù che «chiama a sé» i bambini ci viene rivelato cosa veramente significhi essere grandi. L’intera esistenza di Gesù ci mostra, infatti, che ciò che rende grandi è il sapersi fare piccoli. Gli angeli stessi, che forse tendiamo a concepire in termini idealizzati e distanti, sono piuttosto il modo con cui fin dall’Antica Alleanza Dio manifesta il suo desiderio di volersi fare prossimo del cammino dell’uomo.
Gli antichi padri, con il nome di angeli si riferivano così a quelle puntuali e reali esperienze in cui si rendeva loro manifesta questa custodia di Dio sul loro cammino: la singolare esperienza del Popolo Eletto è proprio quella di sperimentare Dio vicino. E’ Dio che si piega sulle vicende umane per farsi compagno di strada all’uomo. Ma proprio le parole ascoltate di Gesù ci dicono anche che questa vicinanza di Dio non è solo per il Popolo Eletto.
In Gesù stesso si rende manifesta la vera apertura del cuore di Dio all’uomo, la sua vera vicinanza: Dio ha fatto sua la nostra vita coi suoi bisogni, le nostre sofferenze e angosce. Ecco allora che con l’immagine degli angeli il cui volto è sempre rivolto "al Padre che è nei cieli", Gesù ci parla di questa custodia che Dio ha per ogni uomo e, allo stesso tempo, della nostra vicendevole corresponsabilità. Le parole di Gesù, infatti, non hanno il sapore di una consolazione a fronte dei mali della storia, delle ingiustizie, del disprezzo che sempre nuovamente lacera la convivenza umana: quanto Gesù ci dice qui ci impegna profondamente, ricordando a ciascuno di noi che quando siamo davanti a un altro uomo o donna siamo innanzi, in definitiva, a un’esistenza cui Dio è vicino. Questo impegna ciascuno di noi in rapporto all’altro, in ogni relazione.
Ogni incontro che viviamo, infatti, sarà veramente umano se avremo occhi disposti a riconoscere questa profondità che è l’altro: ogni donna e uomo sono innanzitutto questo rapporto con Dio; lo sono sempre, qualsiasi cosa essi credano o possano aver fatto.
Proprio nei bambini, come ci mostra Gesù nel vangelo di oggi, è come più facile riconoscere questa profondità: ancora piccoli ci chiediamo "cosa sarà di loro?", ci auguriamo che possano crescere in modo bello e libero, siamo portati a guardarli con tenerezza e averne cura. Allora la memoria dei Santi Angeli custodi (espressioni puntuali della vicinanza di Dio a ciascuno) ci ricorda che siamo chiamati a partecipare anche noi a questo sguardo di tenerezza che Gesù rivolgeva ai bambini, così da scoprire che è questo l’unico sguardo all’altezza dei nostri fratelli e sorelle uomini. Solamente chi guarda così "si fa piccolo", perché riconosce all’origine della vita dell’altro la grandezza stessa di Dio, l’unica vera grandezza.
Cari amici e amiche della Comunità di sant’Egidio, le parole che riassumono il vostro prezioso 3 operato nel mondo – preghiera, poveri, pace – nascono da questo sguardo di Gesù. Nella nostra società “appagata” e “abituata”, voi ci aiutate ad accorgerci, con i vostri gesti di carità, che non è la legge del più forte quella che realmente può cambiare in meglio la storia quanto, piuttosto, il perdono e la tenerezza di Dio che si fanno ascolto e vicinanza gratuita. Solo cuori capaci di perdono e tenerezza non si lasciano vincere dal cinismo e dallo scoraggiamento: è quello che la vostra storia di comunità testimonia, così come le tante persone che in questi anni avete sostenuto divenendo voi stessi espressione visibile della custodia di Dio per ognuno.
Rendendo così grazie insieme in questa Eucaristia per il vostro 57° anniversario, chiediamo la grazia di poter continuare sempre più a corrispondere con generosità a questo invito all’accoglienza senza misura che Gesù ci rivolge: l’accoglienza di chi riconosce l’altro come un bene prezioso perché custodito alla radice del suo essere da Dio stesso".

06/10/2025 15.59
Diocesi di Firenze


 
 


Met -Vai al contenuto