Unione Comuni Val di Bisenzio
Unione Comuni Val di Bisenzio. Alluvione, salta l’audizione in Prefettura: i sindaci della Val di Bisenzio amareggiati
Bongiorno, Vivarelli e Lucarini: “Siamo delusi. Si parla di noi senza ascoltarci, ma servono norme nuove e risposte concrete ai territori”
È stata annullata all’ultimo momento l’audizione dei sindaci della Val di Bisenzio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico, prevista alle 18.30 in Prefettura a Prato. Un incontro atteso, durante il quale i primi cittadini di Cantagallo, Vaiano e Vernio avrebbero voluto raccontare la propria esperienza diretta nella gestione dell’emergenza e le difficoltà quotidiane dei comuni montani, ma che invece non si è tenuto.
“Siamo molto amareggiati – dichiarano congiuntamente Guglielmo Bongiorno, sindaco di Cantagallo, Francesca Vivarelli, sindaca di Vaiano, e Maria Lucarini, sindaca di Vernio –.
Già da due giorni la Commissione formula conclusioni senza aver ascoltato chi amministra questi territori. Le situazioni di Firenze, Campi Bisenzio o Montemurlo sono completamente diverse da quelle di ciascun comune della Val di Bisenzio. Avremmo voluto spiegarlo e far capire che, in questa vicenda, ciò che è davvero mancato è stato lo Stato”.
“La Protezione civile si fonda su tre principi: sussidiarietà, cioè l’aiuto da parte dell’ente più grande verso quello più piccolo, differenziazione, perché ogni territorio ha caratteristiche e bisogni diversi, e adeguatezza, perché servono strutture proporzionate a fronteggiare eventi eccezionali. Vorremmo che chi ci ascolta capisse cosa significa affrontare un’alluvione con dodici dipendenti comunali, dover aprire più di trenta procedure di somma urgenza e gestire tutto con strumenti amministrativi e normativi ormai superati. Il 65% dei comuni toscani ha meno di 30 dipendenti, percentuale che a livello nazionale sale al 70%. Con organici così ridotti - sottolineano - è difficile rendere realmente operativi i piani di protezione civile e applicare in modo efficace le norme di legge. Servono risorse umane, tecniche ed economiche adeguate. Quando si parla di azioni di prevenzione, bisognerebbe partire proprio dai territori di montagna. Garantire la sicurezza idrogeologica e idrica delle aree montane significa tutelare non solo chi vive in quota, ma anche chi vive a valle. Servono risorse ad hoc e una strategia nazionale che riconosca il ruolo dei comuni montani come primo presidio di sicurezza del territorio”.
“L’attuale normativa idraulica – proseguono – è ancora basata sulla legge 523 del 1904, che evidentemente non è più adeguata a gestire un contesto di cambiamenti climatici sempre più estremi. È necessario un intervento legislativo profondo, non bastano piani di protezione civile o protocolli sulla carta. In territori come i nostri, può anche scadere un piano, ma non scadono mai il bisogno di avere più personale, le risorse necessarie e un quadro normativo più semplice ed efficace".
“Sul corso di un fiume si sovrappongono troppi enti: Regione, Autorità di bacino, Consorzio di bonifica, Polizia idraulica, Provincia, Comuni. Tutti hanno competenze, ma alla fine nessuno decide davvero. Abbiamo letto con favore la proposta di un Testo unico in ambito idraulico, ma chiediamo che si passi finalmente dalle parole ai fatti. Ogni ritardo si traduce in vulnerabilità per i cittadini. Anche il sistema delle somme urgenze è inefficace – vanno avanti i tre sindaci –. Le aziende ricevono solo un anticipo del 50% e il saldo alla fine dei lavori. Ma chi deve acquistare materiali e pagare i propri dipendenti non può aspettare mesi. Così diventa difficile trovare imprese disposte a intervenire”.
“Ci sorprende – concludono Bongiorno, Vivarelli e Lucarini – leggere sulla stampa valutazioni di una Commissione che non ha ancora ascoltato tutti i rappresentanti del territorio. Siamo disponibili a collaborare, ma solo se l’obiettivo è quello di costruire soluzioni concrete. Se la Commissione diventa l’ennesimo luogo di rimpallo, questo Paese dimostra ancora una volta di non saper fare squadra. Ricordiamo infine che i contributi regionali ai privati sono già stati distribuiti, ma quelli statali si fanno ancora attendere. Speriamo che arrivino presto, perché ogni giorno perso in burocrazia significa un territorio più fragile.”
17/10/2025 9.51
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