Login

MET



Controlli voce Chiudi controlli
: Volume:  1 Velocità  1 Tono:  1
Redazione Met Sport
Nannucci, Bonardi e il grande Puskás
Dall’Ungheria a Signa tra sport e amicizia
Una storia che corre lungo il filo rosso dell’amicizia, dello sport e della solidarietà e lega l’Ungheria a Signa, nel nome di due famiglie storiche della cittadina, i Bonardi e i Nannucci.

Lo scorso maggio, la Società Sportiva Signa 1914 ha intitolato a Ferenc Puska´s (1927-2006) il suo nuovo impianto sportivo. Il motivo è semplice: Puskás nel 1958 fu a Signa dove, ospite per 20 giorni a casa della famiglia Bonardi, giocò un’amichevole contro l’Empoli, indossando la maglia numero 10 del Signa 1914; era il 23 gennaio del 1958.

Ma come giunse a Signa il miglior calciatore ungherese di sempre? La storia ha inizio nell’autunno del 1956: allo scoppio della Rivoluzione Ungherese Puska´s, già un mito per gli ungheresi e` in Spagna con la Honve´d (dal 1949 squadra dell’esercito magiaro) per disputare una partita contro l'Athletic Bilbao. Alla luce degli sviluppi in patria, con l’ingresso dei carri armati russi a Budapest, la squadra decise di non tornare in Ungheria.

La Honvéd si sciolse e gli atleti ungheresi si dispersero, tutti alla ricerca di un ingaggio: Puska´s, complice anche il fatto che fosse circolata la falsa notizia della sua morte durante gli scontri, si stabilì sulla riviera ligure e passo` un anno e mezzo a Bordighera (IM) dove frequentò quasi ogni giorno l’Albergo ristorante Centrale, gestito da Remo Nannucci e sua moglie, Emma Toccafondi. Due signesi doc, come ricorda il figlio, l’avvocato fiorentino Roberto Nannucci: «L’albergo gestito dai miei genitori, che a Signa sono stati gestori del bar ristorante Roma, proprietari del ristorante Il Giglio e di un maglificio, era una “piccola Signa” trapiantata a Bordighera, meta di numerose famiglie signesi, tra cui la famiglia Bonardi».

Fu Remo Nannucci, in virtù di un’amicizia che durava dall’infanzia, a presentare a Renato Bonardi, allora dirigente del Signa e padre di Beppe Bonardi (attuale presidente onorario della SS Signa 1914), il campione ungherese con cui la famiglia Nannucci era in rapporti strettissimi. «Ricordo bene i mesi in cui Puskás era a Bordighera – racconta Nannucci – lo vedevamo praticamente tutti i giorni insieme alla moglie Erzsébet e alla loro figlia Anikò, coetanea e compagna di giochi di mia sorella Daniela. Ricordo un uomo segnato dagli avvenimenti che cercava riscatto attraverso l’ingaggio in una squadra».

E fu proprio con questo obiettivo che Remo Nannucci presentò Puskás a Renato Bonardi, che era in stretti legami con la Fiorentina. «Fu così che la nostra famiglia - spiega Beppe Bonardi – ebbe il piacere di ospitare Puska´s qui a Signa per una ventina di giorni. L’accordo con la Fiorentina non si concluse ma Puskás ci regalò quello straordinario momento entrato nella storia di Signa che lo vide vestire la maglia dei canarini e che abbiamo voluto suggellare dedicando a lui l’impianto sportivo di via del Crocifisso».

Dopo la parentesi italiana (in salsa tutta signese) Puska´s venne ingaggiato dal Real Madrid, dove rimase per otto stagioni (1958-1966) e insieme a Di Stefano e Gento, Kopa e Ri´al diede vita al Grande Real. Dopo la carriera da calciatore, quella di allenatore lo portò, a girovagare per il mondo: He´rcules Alicante (Spagna), San Francisco Gales (USA), Vancouver Royal (Canada), Panathinaikos (Grecia), Ungheria. «In ogni posto in cui è stato – ricorda Nannucci – Puskas aveva sempre un pensiero per noi: conservo ancora tutte le cartoline che ci mandava, firmandosi "Öcsi", il soprannome che aveva quando, ancora ragazzino, giocava nel Kispest».

«I nostri genitori – commentano Nannucci e Bonardi – hanno contribuito entrambi a mantenere viva la popolarità calcistica di Puskás: possiamo dire che in un momento in cui il grande campione era prostrato, il calore delle nostre famiglie e il supporto nella ricerca di un ingaggio, l’affetto del pubblico signese durante la partita del ’58 hanno ridato a Puskás la voglia di andare avanti nonostante le avversità. E a quella famosa partita non si è giunti se non attraverso l’amicizia: quella fra Nannucci, Puskás e Bonardi».

14/10/2016 12.03
Redazione Met Sport


 
 


Met -Vai al contenuto