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Regione Toscana
Giorno del Ricordo: Rossi, necessari nuovo umanesimo e nuova Europa per parlare al mondo
Per il presidente della Giunta regionale la vicenda resta “un’ombra per chi viene da una tradizione comunista per l’incapacità di percepire l’umanità e la tragedia di quell’esodo”
“L’istituzione del Giorno del Ricordo è stata un atto di giustizia dopo i prolungati silenzi su questa vicenda, un atto dovuto alle vittime ed i loro familiari, privati per troppo tempo del riconoscimento pubblico e dell’attenzione dovuta alla tragedia del proprio passato”.
Lo ha dichiarato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in apertura del suo intervento alla seduta solenne del Consiglio regionale.

“E’ un riconoscimento al dolore ed alle sofferenza di chi perse la vita o vide tagliate le proprie radici, sradicati dalle proprie case e dal proprio mondo – ha aggiunto il presidente - Guardati con sospetto e diffidenza, conobbero spesso un paese ingrato ed un’opinione pubblica distante a volte ostile. Oggi siamo chiamati al risarcimento”.

Oltre il ricordo e la conservazione della memoria, a suo parere, quei fatti impongono una riflessione, utile anche per il presente. “Leggiamo in questa tragedia la dissoluzione della tradizione civile dell’Europa – ha osservato – di quella cultura universale e del progresso della scienza e della tecnica, che potevano fare del continente un laboratorio di diritti. Tutto questo non avvenne. Ci fu invece regresso, morte”.

In questa prospettiva, Rossi ha rilevato che al fondo del dramma c’è “l’onda lunga della grande semplificazione, che in breve volgere di tempo distrusse il patrimonio europeo, costruito sul pluralismo, sulla diversità di lingue, su culture e tradizioni diverse, immolando sulla ideologia del nazionalismo esclusivo ed aggressivo le grandi potenzialità positive che potevano esprimersi”.

Non solo. “La parte giusta per leggere la storia è sempre quella delle vittime – ha aggiunto - La tragedia delle foibe vide un intreccio tra giustizialismo sommario, di cieca violenza, estremismo, oltre al disegno politico di Tito ed i comunisti titini di sradicare la presenza italiana da quel territorio, portando a termine il disegno annessionistico, che poi prevalse nei trattati di pace del 1946”.

Una riflessione, quella del presidente, dal significato anche politico. “Sia chiaro: ricordare le foibe non significa rinnegare i valori della Resistenza e della lotta al nazifascismo – ha precisato - Le foibe restano però un’ombra per chi viene da una storia comunista, per l’incapacità di percepire l’umanità e la tragedia di quell’esodo”.

Con una punta di orgoglio, Rossi ha rilevato che in queste vicende “non mancò una differenza toscana” ed ha ricordato che nella “rossa Toscana”, a Livorno mille profughi furono accolti in tende a Calambrone e poi si inserirono nel tessuto sociale della città e trovarono alloggio nelle case popolari.

“Queste vicende parlano del nostro tempo. E’ necessario un nuovo umanesimo ed una nuova Europa che parlino al mondo – ha affermato il presidente - Per i giovani dobbiamo portare al centro la speranza e la costruzione di un’Europa con obbiettivi credibili, basata sul rispetto degli individui, in grado di garantire lavoro e diritti sociali. Un’Europa che sappia ripristinare i suoi valori fondativi”. Quelle terre, infatti, vedono oggi i profughi che vengono dal Medio Oriente e seguono la ‘rotta dei balcani’”. “Trovano i muri alzati, l’indifferenza e persino l’odio – ha concluso - Sembra che la storia non abbia insegnato nulla”. (dp)

10/02/2017 13.56
Regione Toscana


 
 


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