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Comune di Gambassi Terme
Salviamo il Teatro di Gambassi
Sulla vicenda del teatro di Gambassi interviene il prof. Tomaso Montanari sul “Fatto Quotidiano”
Un patrimonio da radere a/suolo. A Gambassi Terme, in Toscana, sorgerà un edificio ‘polifunzionale” al posto del monumento (nato per offrire cultura ai poveri) cittadini sono già in trincea

Cosa significa, in pratica, che “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura” (come afferma solennemente la prima parte del primo comma dell'articolo 9 della nostra Costituzione)? Una risposta viene da un brano dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci (morto prima della Liberazione, ma presente nella Carta come “costituente ombra” grazie alla forza delle sue idee): “Servizi pubblici intellettuali: oltre la scuola, nei suoi vari gradi, quali altri servizi non possono essere lasciati all'iniziativa privata, ma in una società moderna, devono essere assicurati dallo Stato e dagli enti locali (comuni e province)? Il teatro, le biblioteche, i musei di vario genere, le pinacoteche, i giardini zoologici, gli orti botanici, ecc. È da fare una lista di istituzioni che devono essere considerate di utilità per l'istruzione e la cultura pubblica e che tali sono infatti considerate in una serie di Stati, le quali non potrebbero essere accessibili al grande pubblico (e si ritiene, per ragioni nazionali, devono essere accessibili) senza un intervento statale. È da osservare che proprio questi servizi sono da noi trascurati quasi del tutto: tipico esempio le biblioteche e i teatri. I teatri esistono in quanto sono un affare commerciale: non sono considerati servizio pubblico”.
Questo nesso intimo tra i teatri e la costruzione di una identità nazionale basata sulla cultura è rappresentato in modo mirabile nella storia del Teatro di Gambassi Terme, in provincia di Firenze.
Progettato nel 1920 e inaugurato nel 1927, quel teatro fu pensato come un monumento per i caduti della Grande Guerra. Non la solita stele, targa, o statua (in genere assai brutta): ma un teatro! Il geniale presidente della “Filarmonica e Pro Cultura Gioacchino Rossini” convinse il Comune a partecipare alle spese (era il 1926) sottolineando “l'utilità della casa di cultura, la quale ha lo scopo magnifico di emancipare i figli del popolo, che sono poi quelli dei caduti alla cui memoria si dedica la ‘Casa’: a differenza della erezione dei soliti monumenti, i quali non portano alcun contributo materiale ai figli di coloro che si immolarono per la Patria, ma spesso non sono altro che un oltraggio all’arte italica che tanti storici e magnifici monumenti eresse nelle cento città italiane”.
Il Comune si convinse, e il pavimento della sala ha al centro una grande stella, simbolo antichissimo d’Italia: dunque, un teatro che è insieme un monumento ai caduti! Divenuto Casa del Fascio nel Ventennio della nostra vergogna, e poi Casa del Popolo dopo la Liberazione, con la fine della politica l'edificio storico è stato lasciato andare in rovina: e ora rischia ora di diventare una Casa dell'Oblio.
Il 22 luglio scorso, infatti, la giunta comunale ha approvato un progetto esecutivo (per l'importo di 1.162.000 euro) che prevede non il recupero del teatro-monumento dei caduti della Prima guerra mondiale, bensì la sua demolizione e la costruzione al suo posto di un nuovo edificio (brutto, se non orribile, ma ovviamente “polifunzionale”).
Come spesso succede in questo nostro strano Paese, a una politica senza cultura e senza memoria si oppone una parte attiva e consapevole della cittadinanza: così il primo settembre scorso si è costituito un comitato “Salviamo il Teatro di Gambassi” che sta cercando da una parte di ricondurre l’amministrazione comunale alla ragione, dall’altra di indurre la Soprintendenza a fare il suo dovere, vincolando un monumento storico che ha un secolo di vita e un nesso genetico innegabile con la memoria della Grande Guerra (e in quanto tale è esplicitamente difeso dal comma 2 dell’articolo 50 del Codice dei Beni Culturali).
Sarebbe un errore madornale pensare di tutelare quel monumento salvando solo i segni leggibili della sua funzione memoriale (per esempio staccando e conservando la stella sul pavimento):
perché l'idea meravigliosa e carica di futuro, l’idea che oggi va tutelata, è che fosse il teatro — cioè la cultura, il “servizio pubblico intellettuale” — il vero monumento a quella generazione massacrata dall’inutile strage della guerra. Un monumento vivo e animato, capace di far crescere una generazione convinta di quel ripudio della guerra cui si arriverà, finalmente, con la Costituzione repubblicana.
I teatri, lo sappiamo, hanno un rapporto intimo con i parlamenti: per la loro funzione, per la loro stessa forma. Come dimostra l’allarmante dato dell’affluenza alle urne nelle ultime elezioni amministrative, oggi non sappiamo più cosa farcene dei parlamenti: tanto ci sono i Migliori calati dall’alto a decidere per tutti noi poveri minori. Noi che dobbiamo (non “possiamo”: dobbiamo) fidarci, in una drammatica regressione all'antico regime dei sovrani che pensavano per tutti — cioè per loro stessi. Salvare almeno i teatri — la loro funzione politica, la loro dimensione comunitaria - è un atto di speranza nella possibilità di tornare a credere anche nei parlamenti.

12/10/2021 8.34
Comune di Gambassi Terme


 
 


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