Taglio del nastro per “Lo splendore della luce e dei colori: sguardo e memoria”, la mostra dei disegni di Americo Mazzotta al via domenica 2 aprile alle 10 al Palazzo Pretorio di Figline, dove resterà allestita fino al 1° maggio e dove, per l’occasione, oltre ad un’introduzione all’esposizione (a cura dell’Amministrazione comunale, di Andrea Antelli e di Elisa Mazzotta) e alla visita guidata, sarà proposto un video sulla vita dell’artista, girato da un’operatrice radiotelevisiva professionista e sua amica, Silvana Ninivaggi, in occasione di una visita nell’hospice in cui soggiornò prima di venire a mancare.
La mostra, curata dal poeta Davide Rondoni, raccoglie 34 dei disegni realizzati dall’artista durante il suo soggiorno all’hospice di San Felice a Ema, la struttura dove venne ricoverato negli ultimi mesi della sua vita e dove venne a mancare l'11 novembre 2020. Organizzata dal Centro culturale di Arezzo e dal Comune di Figline e Incisa Valdarno, l’esposizione è visitabile gratuitamente ogni martedì, con ingresso libero, dalle ore 9.30 alle 19, e su prenotazione anche il sabato, la domenica e nei giorni festivi, inviando un messaggio Whatsapp al numero 340.6258576 oppure scrivendo a
rotti.silvia@gmail.com, indicando il giorno preferito, nome e cognome di un referente e il numero di visitatori.
L’ARTISTA - Nato a Collecchio, in provincia di Parma, nel 1941, Americo Mazzotta studiò Architettura a Firenze dedicandosi però fin da giovanissimo alla pittura. La sua prima mostra, alla “Piccola galleria” del Palazzo comunale di Pesaro, è del 1962. Negli anni seguenti le sue opere furono al centro di numerose esposizioni e personali in tutta Italia. Ma è nell’arte sacra che Americo Mazzotta esprime i suoi lavori di maggiore impatto. Nell’ ’81 dipinse l’“Odissea”, una grande opera in 14 disegni a sanguigna che, seguendo le tracce di Ulisse, descrive la metafora della sua vita. Nel 1982, invece, dipinge in 120 giorni “La battaglia di Lepanto”, pittura murale in monocromo a sanguigna realizzato nella chiesa della Madonna del Rosario di Redecesio, nei pressi di Milano, su una superficie di 147 metri quadri. Dall’ ’89, per circa 20 anni, progettò e realizzò vetrate (veri e propri quadri su vetro) per oltre 35 chiese palermitane, insieme all’architetto vetratista Calogero Zuppardo, con tecniche all’avanguardia. La sua opera più celebre è, però, la decorazione monumentale della Chiesa di San Giuseppe Lavoratore di Oswiecim-Auschwitz, nei pressi del campo di sterminio nazista. Qui Mazzotta realizzò, tra il 1994 e il 1997, la sua opera più imponente: una pittura murale in sanguigna nell’abside della chiesa, estesa 200 metri quadri, oltre a quattro episodi della storia della Polonia, alle vetrate absidali dedicate a “San Giuseppe e l’Europa” e al “Golgota”, e alle 14 vetrate della “Via Crucis”, un ciclo nel quale Mazzotta unisce la Passione di Cristo a quella del popolo dei deportati. Continuò a lavorare su commissione e ad esporre fino al 2014, realizzando cicli pittorici affrescati, vetrate, sculture e bassorilievi per edifici pubblici e chiese in tutto il mondo. Collaborò con importanti progettisti e architetti e intrattenne profonde amicizie con artisti di assoluto spessore, come il grande regista russo Andrej Tarkovskij, esule a Firenze. Gli furono, inoltre, commissionate opere a Grosseto, Roma e sul territorio fiorentino, come Antella (varie opere, pitture, vetrate, un mosaico e il monumento di bronzo a San Manetto, insieme all’ “Ultima Cena”), Londa (Crocifisso, dipinto su tavola), Dicomano (Crocifisso, scolpito in legno), Fiesole (pala d’altare per l’ospedale Sant’Antonino e dipinti “Risorto” e “Battesimo di Gesù”).