Redazione di Met
Libri. Verso un “bipolarismo della radicalità”. Sorani e la comunicazione politica
Presentazione con Carlo Sorrentino e Alessandro Sorani alla Libreria L’Ora Blu
La radicalità, cifra del nostro tempo. Si è svolto lunedì 17 aprile alla Libreria L’Ora Blu di Firenze l’evento “Verso un bipolarismo della radicalità: le traiettorie di Italia e USA a confronto” con Alessandro Sorani, esperto di mass media e autore de “La comunicazione politica americana da Kennedy a Trump” (Pagliai, 2020), e Carlo Sorrentino, presidente della Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, introdotto da Lorenzo Somigli (Il Tazebao).
“Noi viviamo in una democrazia matura e diamo per scontata la democrazia”, ha esordito Sorrentino. “La radicalità – ha proseguito – è un modo per semplificare le posizioni, per renderle plasticamente differenti. Il pensiero radicale è un pensiero chiarificatore ma, in un mondo complesso come quello di oggi, diventa anche distorcente”. Sorrentino ha indicato i media come “vettori primari della polarizzazione” per la naturale propensione “a semplificare e contrapporre, in una logica binaria”.
Per Sorani, “la politica è impegnata in una corsa forsennata a rincorrere le promesse fatte per un consenso immediato, ma si rivela una scelta di corto respiro”. E infatti la leadership è di breve durata: “3 anni e 8 mesi di media e poi la credibilità si esaurisce”. Promesse sempre al rialzo nonostante i mezzi della politica si riducano, tra vincoli esterni e tecnici, come ha ricordato Somigli.
“Sia nell’informazione, sia nella politica elevare i toni – ha aggiunto Sorrentino – non può che portare alla delusione e ciò mette in crisi l’oggetto che si vorrebbe rappresentare, la politica o l’informazione: è come i mutui subprime. Sono bolle destinate a scoppiare”.
Un passaggio poi sugli USA, all'inizio della pax americana. “Nel 1992 – ha illustrato Sorani – il candidato dei Repubblicani è George Bush padre, il presidente della vittoria sull’URSS. I democratici erano sicuri di perdere e candidano Bill Clinton, l’ultimo della lista, lasciando Mario Cuomo come riserva. Eppure, Bush paga il fio per le sue promesse: nel 1988 aveva promesso ‘no more taxes’ ma alla fine aumenta le tasse ed è il colpo finale”. Secondo Sorani, la radicalità negli Stati Uniti “è introdotta da Trump ed è lo specchio di un paese che è cresciuto in due modi e velocità differenti, mondo delle coste e America. Ha saputo intercettare quella parte di paese radicalizzando il linguaggio”.
Con una punta di provocazione, Sorrentino, ha sostenuto che Trump sia un sottoprodotto della trasformazione dei media, passati dal rigore dei fatti alla partigianeria politica: “Trump è il precipitato di una ‘italianizzazione del giornalismo americano’, che ha perso la sua virtù di oggettività soprattutto dopo il 2001. Non è figlio della CNN, è figlio della Fox News, che è il massimo esempio di radicalizzazione, è figlio del giornalismo di parte, tipicamente italiano, e ha saputo portare a suo vantaggio questa trasformazione”.
Insomma, i sistemi politici sono in transizione: è doveroso continuare a seguirli e studiarli.
18/04/2023 18.27
Redazione di Met