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Redazione di Met
Il mondo cattolico è il post Concilio nell'esperienza della Comunità di Vingone
Appuntamento a Firenze martedì 28 maggio, alle ore 17,30, alle Murate
Riparlare del mondo cattolico nella fase post-conciliare attraverso la ricostruzione di un’esperienza parrocchiale particolare, quella della comunità di Vingone (1964-1982)

Negli anni ’60 il mondo cattolico fu coinvolto in una radicale trasformazione conseguente alla svolta ecclesiale determinata dal Concilio Vaticano II, convocato da Giovanni XXIII e portato avanti da Paolo VI. La fase del post-Concilio in Italia fu dunque un momento particolare della storia della Chiesa cattolica, in cui si verificarono esperienze innovative, ma anche scontri tra alcune realtà locali e parte dell’episcopato italiano.
Di questo si parlerà il 28 maggio alle ore 17,30 a Firenze, alle Murate, a partire dalla ricostruzione delle vicende di una comunità parrocchiale, quella di Vingone, quartiere di Scandicci, dal 1964 al 1982, quando era parroco Fabio Masi, in occasione della presentazione del libro di Maurizio Bassetti, Essere Chiesa nel post-Concilio.
La Comunità parrocchiale di Vingone, nata nel 1964, accolse le innovazioni del Concilio Vaticano II con entusiasmo cercando di seguirle e creando una comunità di fede, che iniziò da subito a sperimentare nuove forme di prassi ecclesiale.
Si trovò poi a vivere il suo percorso proprio durante i fermenti della fine degli anni Sessanta, di quel “lungo ‘68” che fu caratterizzato dalle utopie del cosiddetto “dissenso” cattolico; anch’essa partecipò a quel clima, con idee e prese di posizioni, sempre però cercando di rimanere all’interno delle istituzioni.
La Comunità di Vingone accolse anche non credenti, che seguirono insieme ai fedeli le attività sociali che caratterizzarono la vita parrocchiale, tra cui una scuola popolare e un doposcuola.
Fu un’esperienza particolare in cui il dialogo tra credenti e non credenti si trasformò in una condivisione di vita comunitaria, in una comunità che viveva i valori cristiani, dell’amore per gli altri e dell’impegno per il riscatto dei più deboli, senza l’obbligo di manifestare la fede in Dio, in un rispetto reciproco tra credenti praticanti, credenti non praticanti e non credenti.
La vicenda della Comunità di Vingone viene quindi presa in esame come esempio, certo molto particolare, ma anche significativo, di come si cercò di essere Chiesa negli anni ’60-‘70, con tutte le ingenuità, i limiti, le contraddizioni, ma anche l’entusiasmo di una ricerca di modi più autentici di vivere la fede, sotto la spinta delle innovazioni del Concilio e in dialettica con la Contestazione del ’68.
Racconta Fabio Masi, oggi a 93 anni parroco a S. Stefano a Paterno: “In quel periodo io mi vedevo con don Mazzi dell’Isolotto e con don Gomiti, che poi andò parroco a Casella, e con altri come Borghi e Rosadoni, per mettere a punto un nuovo modo di essere preti.
Avevamo come modello la Chiesa francese e olandese, che proprio Rosadoni ci aveva fatto conoscere, e ci vedevamo settimanalmente a rielaborare insieme le linee fondamentali della pastorale, alla luce di quelle nuove esperienze e delle conclusioni del Concilio.
Così si arrivò al 1968 quando il caso Isolotto esplose, con la contestazione, che anche tu racconti nel libro, per l’occupazione del Duomo di Parma. Noi aderimmo in pieno a sostegno dell’Isolotto, pur nelle nostre diversità, e per me è stato determinante questo momento. Io coinvolsi tutta la comunità del Vingone: accogliemmo, quando furono buttati fuori dalla chiesa, i ragazzi della prima comunione, che completarono il loro percorso di fede al Vingone.
Questa esperienza mi ha fatto riflettere che la fedeltà dovesse essere coniugata con la libertà. L’obbedienza a occhi chiusi, cieca e assoluta, come dicevano i gesuiti perinde ac cadaver (come un cadavere), come una mano che si getta sul tavolo e rimane lì senza più alzarsi, è un tradimento del Vangelo”.
La nota studiosa di storia della Chiesa, Bruna Bocchini Camaiani, aggiunge: “Masi riprendeva un’ampia riflessione sul rapporto del sacerdote con il lavoro manuale, che era stato centrale nell’esperienza dei preti operai alla fine degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta.
Inoltre, anche per solidarietà con i sacerdoti dell’Isolotto, rinunciava alla congrua, iniziava lavori manuali per mantenersi autonomamente e andava anche a celebrare messa all’Isolotto, pur continuando a dichiarare la sua obbedienza al vescovo e non allontanandosi dalla Chiesa istituzionale.
Questo è un tratto peculiare del suo atteggiamento che, pur ricevendo censure e punizioni da parte del vescovo, non si ribellava e continuava a seguire le sue scelte e convinzioni senza deflettere in alcun modo dalle sue linee pastorali e politiche”.
Chi vorrà approfondire queste tematiche potrà venire il 28 maggio 2024, ore 17.30, alla sala Ketty La Rocca, Piazza delle Murate, Firenze, alla presentazione del Libro di Maurizio Bassetti, Essere Chiesa nel post-Concilio. La Comunità di Vingone con parroco Fabio Masi (1964-1982), Pacini 2023.
Dopo i saluti di Luigi Tomassini, Direttore della collana “Nuovi Quaderni di Ricerche Storiche” (Università di Bologna) e di Lisa Lorusso, Responsabile rapporti con enti e istituzioni, Pacini Editore, interverranno Bruna Bocchini Camaiani, Storica (Università di Firenze), Anna Scattigno, Storica (Università di Firenze), Fabio Masi, Parroco a S. Stefano a Paterno; introdurrà la serata Severino Saccardi, Direttore di “Testimonianze”.
Ci sarà un intervento musicale all’arpa celtica di Stefano Corsi e sarà presente l’autore Maurizio Bassetti.


25/05/2024 13.59
Redazione di Met


 
 


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