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Comune di Empoli
Empoli. “24 gennaio 1975, una storia nera”, il sindaco Mantellassi: “È giusto mantenere viva la memoria di uno dei momenti più bui della nostra storia”
L’iniziativa è stata organizzata dalla biblioteca comunale Renato Fucini, alla Casa della Memoria, venerdì 24 gennaio 2025, nell’ambito della giornata commemorativa
Da cinquant’anni la città di Empoli si ferma, ricorda e commemora le vittime del terrorismo nero, decorate con la Medaglia d’oro al merito civile il 12 maggio 2004: il brigadiere di P.S. Leonardo Falco e l'appuntato di P.S Giovanni Ceravolo, che furono uccisi e l'appuntato di P.S. Arturo Rocca che rimase ferito gravemente. Una storia nera che porta il nome di Mario Tuti, allora geometra del Comune di Empoli ma che in realtà era militante del gruppo neofascista Fronte nazionale rivoluzionario.

Una giornata cominciata nelle prime ore della mattinata di venerdì 24 gennaio 2025, con la deposizione di una corona d’alloro alla lapide dei caduti, alla sede del Commissariato di Empoli in piazza Gramsci e sono proseguite con la santa Messa officiata nella chiesa della Madonna del Pozzo, in piazza della Vittoria. Poi la cerimonia si è spostata al civico 25 di via Boccaccio, luogo dell’attentato, dove è stato posato un mazzo di fiori davanti al cippo in memoria.

Nel pomeriggio, alle 18, in una sala gremita della Casa della Memoria in via Livornese, 42, si è tenuto un evento, a ingresso libero, organizzato dalla biblioteca comunale Renato Fucini, intitolato “24 gennaio 1975, una storia nera”.

Mentre sulla parete scorrevano le immagini della tragedia, dei funerali di Stato, di una città di provincia che fu colpita a morte, di articoli di giornali che riportavano la cronaca dell’eccidio, relatori di alto profilo hanno raccontato quei fatti, riportandoli a una dimensione reale e sociale, spiegando dettagli anche ‘scomodi’. Un pubblico numeroso, non scontato, attento e commosso ha ascoltato e abbracciato nel silenzio, sordo, il dolore di quel tragico passato dei familiari delle vittime che erano lì a raccontarlo.

Camilla, nipote del brigadiere Leonardo Falco, ha ringraziato l’amministrazione comunale con parole di riconoscenza perché ogni anno ravviva la memoria di quella tragedia.

"È giusto mantenere la memoria di un fatto grave come quello del 24 gennaio 1975 - commenta il sindaco Alessio Mantellassi - perché certifica come la piaga del terrorismo nero negli anni di piombo si sia infiltrato anche in una città storicamente aperta e legata ai valori della Resistenza come Empoli. Fu un colpo veramente duro per tutta la nostra comunità. La Casa della Memoria è il luogo adatto per ripercorrere con il giusto spirito critico quei fatti, ricostruendo un percorso doloroso ma indispensabile. Da parte nostra, l'amministrazione comunale lavorerà ancora sulla storia contemporanea con il festival /contè.sto/ che debutterà a settembre, dal 12 al 14. Perché la conoscenza e la riflessione sui momenti più bui della nostra storia continuino a fare da monito per il nostro futuro. Per questo è necessario che questo omaggio diventi una iniziativa strutturale, pubblica, aperta alla comunità che ha partecipato numerosa e in questo anno in cui ricorre il cinquantesimo anno, sarebbe importante organizzare un Consiglio comunale aperto come accadde cinquant’anni fa, perché questo omaggio che facciamo diventi un impegno pubblico".

Dopo i saluti del sindaco, sono seguiti gli interventi dei relatori. La forza delle parole scritte, gli approfondimenti su una storia nera che rimarrà scolpita nella Memoria del paese Italia. E non per ultimo, l’impegno delle Istituzioni Alte, tutte presenti, che ogni giorno nel loro lavoro quotidiano, garantiscono a cittadine e cittadini la sicurezza e la legalità e che mai potranno oscurare quel sacrificio di tre uomini che stavano svolgendo il proprio lavoro. Presenti anche rappresentanti della Giunta e del Consiglio comunale di Empoli.

DICHIARAZIONI

Alessio Ceccherini, storico del terrorismo anni '70, ha ricostruito quei fatti e sottolineato: “Ben vengano iniziative come quella del Comune di Empoli, da storico dico che una memoria che voglia proteggersi dal rischio della retorica deve promuovere lo studio del passato, anche delle sue pagine più buie. Sta ad una nuova generazione di storici il compito di approfondire la ricerca sugli anni Settanta e allineare i temi della violenza politica alla storia più ampia dell'Italia repubblicana".

Pietro Suchan, ex procuratore di Lucca e della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, ha rivolto parole di vicinanza perpetua: “Sono stato presente a questa giornata per rendere omaggio a loro, al valore di tre uomini vittime di una violenza inaudita, scatenata da colui che si è rivelato una forza antagonista di tipo terroristico. Ma il loro sacrificio Alto non è stato vano perché il popolo di questa città come quello italiano ha saputo reagire e ha sconfitto il terrorismo. Per ora, grazie alla vigilanza democratica che deve continuare perché necessaria”.

Anna Falco, figlia del brigadiere ucciso Leonardo Falco, visibilmente commossa ed emozionata ha aggiunto: “La storia degli anni di piombo del nostro paese si intreccia con la storia privata delle persone che l'hanno vissuta. È giusto ricordare l'evento che ha segnato il nostro paese e la nostra città, per chi ha vissuto quegli anni e anche per chi non era ancora nato e ne ha soltanto sentito parlare, ed è anche giusto dare voce a chi quella storia l'ha vissuta in prima persona. Grazie di cuore a tutti quelli che hanno permesso che questo accadesse”.

Emilio Chiorazzo, giornalista e scrittore, ha illustrato il lungo percorso che va dall’uccisione dei due agenti alla cattura dell’ex geometra del Comune di Empoli, attraverso le cronache dei giornali dell’epoca: “Il racconto dei sei mesi di latitanza di Mario Tuti, dalla tragica sera del 24 gennaio in via Boccaccio al suo arresto in Costa Azzurra del 27 luglio del 1975, è il racconto di un Paese stretto nella morsa del terrorismo, della cosiddetta strategia della tensione. Ma è soprattutto il racconto di una città, Empoli, che all’improvviso scopre la tragedia, ma che altrettanto rapidamente sa reagire: si scopre solidale e compatta nei confronti delle famiglie degli agenti uccisi, organizzando raccolte di denaro, stanziando fondi per il loro sostegno, organizzando momenti di riflessione politica e sociale per sensibilizzare la cittadinanza sui temi del terrorismo”.

Infine, Vito Bollettino, scrittore, ha svolto lo stesso mestiere dei brigadieri Falco e Ceravolo e dell’appuntato Rocca per oltre quarant’anni e proprio nel loro stesso Commissariato. Nel suo intervento ha inteso sfatare un pensiero che nel tempo è circolato sottotraccia fra coloro che conoscono la vicenda. Una specie di alone che sporca in modo ingiusto la memoria delle vittime. Un’idea che li vede, in qualche misura, quasi corresponsabili della loro sorte tragica: troppo superficiali e blandi nel trattare con Tuti prima che egli scatenasse la sua furia omicida: “Oggi, dopo aver studiato, insieme a Emilio Chiorazzo, oltre mille e cento pagine di atti processuali e altre centinaia tratte da articoli e libri, posso dire che non erano colpevoli nemmeno di quello. Io stesso al posto loro, senza il senno di poi avrei fatto la stessa fine. La frase corretta da scrivere in quella sentenza – ha concluso il professore - era “di nulla colpevoli” e, forse, tale l’avrebbero scritta se avessero approfondito, nel corso del processo, ciò che loro stessi scrivono, sempre nella sentenza: “Essi erano all'oscuro delle risultanze dell'istruttoria, in corso presso la Procura della Repubblica di Arezzo”.

Durante la serata Maria Teresa Delogu della Compagnia teatrale Giallo Mare Minimal Teatro di Empoli ha letto la deposizione dell’appuntato Arturo Rocca e un estratto di un articolo dell’intellettuale Luigi Testaferrata.

25/01/2025 11.16
Comune di Empoli


 
 


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