Il fu Mattia Pascal, pubblicato nel 1904, è il romanzo che diede a Luigi Pirandello fama mondiale e che, in continuità con Wilde, Dostoevskij, Stevenson e contemporaneamente a Conrad, Freud, Kafka, farà dilagare nella letteratura del Novecento il tema del Doppio, del Doppelgänger, in modo così invadente da spazientire Nabokov, che lo considerava «di una noia mortale».
In realtà, nel romanzo seminale di Pirandello le vicissitudini di Mattia Pascal e del suo specchio Adriano Meis sono il contrario della noia: tanti sono i colpi di scena, e lo spazio/tempo dove si consumano in continue sovrapposizioni, da suggerire nella riduzione per la scena una chiave non realistica, e indurre la macchina teatrale a mescolarsi con il linguaggio parallelo del cinema, sviluppatosi anch’esso agli inizi del “secolo breve”.
Marco Tullio Giordana
Un uomo creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” s’accorge che non può essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia egli è morto davvero. Quale prova più scintillante del sentimento del contrario? Disonestà e purezza, vita-morte nel grande caleidoscopio della certezza sociale, che bolla come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vive. E dentro una tessitura umoristica, elementi riflessivi e irrazionali sconvolgono quella quarta parete, che nel teatro, come nel romanzo, dovrebbe essere protezione d’impersonalità, come se l’autore stesso e il pubblico non esistessero.
Il significato che Il fu Mattia Pascal assume nello sviluppo dell’opera pirandelliana è ben lontano dall’essere riconosciuto ancor oggi pienamente, pur trattandosi di un’opera che ebbe grande fortuna. E, incredibilmente, pur nascendo come romanzo (e che romanzo!) è uno dei titoli teatrali pirandelliani di maggior successo, se non quello di maggior “chiamata”. È una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. «Il malinconico essere moderno, dall’occhio strabico, l’osservatore della vita, volta a volta cinico, amaro, melanconico, sentimentale» (Antonio Gramsci). Mattia dice di sé «ero inetto a tutto», mirabile esemplare italiano di questa generazione d’inetti, di uomini senza qualità, come Zeno Cosini di Italo Svevo.
Geppy Gleijeses
Teatro della Pergola Via della Pergola 18/32, Firenze Tel 055.0763333
biglietteria@teatrodellapergola.com
Biglietti
Platea € 37 - Palco € 29 - Galleria € 21
Ridotto over 65, convenzioni
Platea € 34 - Palco € 26 - Galleria € 19
Ridotto soci Unicoop Firenze
Platea € 32 - Palco € 24 - Galleria € 19
Ridotto under30, abbonati
Platea € 30 - Palco € 22 - Galleria € 19
I prezzi indicati sono comprensivi dei diritti di prevendita.
Le riduzioni over 65 e under 30 sono valide per le recite dal martedì al sabato.
La riduzione soci Unicoop Firenze è valida per le recite di mercoledì e giovedì.
Gli abbonati al Teatro della Toscana hanno diritto al biglietto ridotto.
Consulta le convenzioni aggiornate sul sito web.
Biglietteria
Aperta dal lunedì al sabato, ore 10 – 20
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IL FU MATTIA PASCAL
dal romanzo di Luigi Pirandello libero adattamento di Marco Tullio Giordana e Geppy Gleijeses con la partecipazione di Marilù Prati e con Nicola Di Pinto, Roberta Lucca, Giada Lorusso, Totò Onnis, Ciro Capano, Salvatore Esposito, Teo Guarini, Davide Montalbano, Francesca Iasi regia Marco Tullio Giordana scenografia e luci Gianni Carluccio costumi Chiara Donato musiche Andrea Rocca aiuto regia Davide Montalbano produzione United Artists, Teatro della Toscana
personaggi interpreti
Mattia Geppy Gleijeses
Don Eligio Totò Onnis
Batta Malagna; Papiano Ciro Capano
Pomino; Croupier Teo Guarini
Romilda; Pepita Pantogada Roberta Lucca
Vedova Pescatore; Silvia Caporale Marilù Prati
Scipione; Svizzero Davide Montalbano
Paleari; Giocatore Nicola Di Pinto
Adriana; Cocotte Giada Lorusso
Oliva Francesca Iasi
Pantogada Salvatore Esposito
Durata: 2h, intervallo compreso.
Una “farsa trascendentale” retta sull’assurdo. Al Teatro della Pergola, dal 25 febbraio al 2 marzo, Geppy Gleijeses, diretto da Marco Tullio Giordana, è il protagonista de Il fu Mattia Pascal, il celebre romanzo di Luigi Pirandello.
Con la partecipazione di Marilù Prati. E con Nicola Di Pinto, Roberta Lucca, Giada Lorusso, Totò Onnis, Ciro Capano, Salvatore Esposito, Teo Guarini, Davide Montalbano, Francesca Iasi.
Mattia Pascal dice di sé «ero inetto a tutto»: è il mirabile esemplare italiano di una generazione di inetti, senza qualità. L'uomo creduto e poi fintosi morto, quando “risuscita” si accorge che non può più essere riammesso nella società, nella famiglia, perché per la società, per la famiglia, egli è morto davvero. È la prova più scintillante del “sentimento del contrario” coniato da Pirandello.
Disonestà e purezza, vita-morte nel grande circo del conformismo sociale, che bolla come sicuro quello che non esiste e come inesistente quello che vive. Mantenendo una drammaturgia di stampo umoristico, ritroviamo nell’opera elementi riflessivi e irrazionali che interrogano il pubblico, abbattendo l’impersonalità della “quarta parete”.